Nuova tappa del processo – “Federico Pesci è stato condannato dalla Città di Parma”

Lunghissima arringa dell'Avvocato Anselmo, che in aula propone le intercettazione e le risate della presunta vittima. E affonda il colpo: "Mentre lei rideva, Pesci era in una cella d'isolamento per una cosa che non ha fatto"

0

Risuonano nella maxi aula del primo piano del Tribunale risatine e strilli, una voce femminile squillante: “Pensavo di rifarlo, tutto bello, tutto bellissimo”.

Sono quasi le diciotto quando viene “stoppata” l’arringa dell’Avvocato Fabio Anselmo, un monologo quasi ininterrotto dalle 9,30 del mattino. Si continuerà tra una settimana. E Anselmo chiude con la contrapposizione tra la presunta vittima che ride e il presunto colpevole in cella.

E’ una nuova udienza del processo contro Federico Pesci, imprenditore accusato del presunto stupro di una 21enne, nel suo attico. Ormai quasi tre anni fa. Due anni e mezzo di un processo infinito, di vite riempite di inchiostro paura e violenza verbale, cruenza di analisi e perizia.

Aveva aperto l’udienza laconico, Anselmo: “Si decide il destino di una persona incensurata con una perizia fatta dalla città di Parma. Perchè per Parma Pesci è colpevole, per il suo stile di vita criticabile, perché era ricco, arrogante, antipatico. La città vuole che venga condannato ma è innocente.  La città vuole che venga condannato per ciò che si ritiene faccia fare alle donne”

L’aula prende appunti. Nel silenzio risuona lo sbattere delle finestre. Lui, l’imputato, è in aula. Come sempre. Stretto in un completo blu, dolcevita a tono e il volto di chi ha paura malcelato dalla mascherina.

Anselmo ritorna a parlare della perizia sulla presunta vittima. “La ragazza è stata peritata in base ad alcuni test, poi chi li ha “letti” ci ha detto di non essere “esperto di test”.

La perizia racconta di una ragazza che ha visioni di una figura umana e di un lupo che la inseguono e le fanno paura.  Nella perizia si dice che è ampiamente suggestionabile, poi che non lo è“. Il legale è un fiume in piena.

Alza il tono. “La perizia implica che Pesci dovesse accorgersi dei comportamenti infantili della ragazza e la sua vera personalità. Ma in base a cosa, non la conosceva, gli era stata solo suggerita da un amico”.

E ancora: “La perizia sembra un supermarket. Si parla di manifestazioni psicotiche, di disturbo borderline della personalità. Di bugie patologiche”.

E la questione del QI, risultato nettamente inferiore alla normalità della presunta vittima. “Pesci ha la vita rovinata, ha fatto due anni di custodia cautelare, un innocente è in carcere (Wilson Ndu Anyem, terzo elemento della nottata, che ha scelto il rito abbreviato perchè appesantito dall’aggravante dello spaccio).

Poi i legali di Pesci si concentrano sulle incongruenze del processo. “Non è stato fatto l’ incidente probatorio sulle lesioni. Non è mai stato sequestrato il telefono della vittima. La mamma della ragazza ha ammesso di aver saputo dalla Polizia che la figlia era intercettata, e da quel giorno le chiamate calano del 70%.

E ancora, il pomeriggio dopo il presunto stupro, il 19 luglio, dopo aver dormito, la ragazza va a Tizzano. Quaranta chilometri di curve, con chi? E come fa a stare seduta, se davvero devastata dalla notte nella casa degli orrori? La sera torna ancora a Tizzano. A fare che?”.

Il giorno dopo va in ospedale. I “famosi” 45 giorni di prognosi, comunque contestati dal perito di parte.  Poi cinque volte in altrettanti giorni la ragazza va ancora a Tizzano. Il 21 luglio a Tizzano,  22 e 24 di nuovo Tizzano. Il 23 a Noceto”.

E ancora, la sera incriminata, quella del 19 luglio. I messaggi che la ragazza si scambia con il presunto stupratore, mentre la cella del suo telefonino risulta in zona deposito dei bus-Villetta. Lei chiede a lui come sta.

E le intercettazioni. Che risuonano in aula. “Questa è bassa macelleria giudiziaria” – incalza Anselmo.  

La ragazza che parla con un amico fidanzato, dicendogli di voler fare sesso violento, lo rassicura di non aver avuto rapporti vaginali con Pesci e Anyem. Ma scrive a Pesci di essere incinta. E’ il 28 luglio.

Poi l’interrogatorio davanti al PM. Il 14 agosto, dopo che 4 giorni prima la ragazza non si è presentata a deporre, per andare a “pulire una barca” per 500 euro. Nell’interrogatorio “non ricorda di aver chiesto all’imprenditore di poter dormire da lui, e del diniego dello stesso, intento nell’andare a lavorare”.

Ride, quando non sa cosa dire. Racconta “li ho stoppati”, ma poi di aver ricominciato a fare bondage con i due. Di non essersi mai sentita minacciata o costretta. Ride, perché non riesce a riempire il proprio silenzio. Slegata poi riappesa, perchè non è scappata o non ha gridato? Domanda senza risposta.

All’incidente probatorio dimentica di aver fatto sesso sul divano con Anyem, con lui sotto. Poi dice “Ah si”.

“È una persona incappata una cosa più grande di lei” – dice Anselmo. Non la notte, ma  quello che è successo dopo, le pressioni delle assistenti sociali, delle forze dell’ordine. 

“Pensavo di rifarlo” – dice all’amico. Ride. “Figa…è bello tutto… io resto così a vita”. Ride ancora, mentre parla delle ultime esperienze. Notte da Pesci compresa.

La risata risuona in aula, gracchia dal registratore. Anselmo incalza il capo della Squadra Mobile, che non può rispondere: “Come ha fatto a non avere dubbi, alla luce di queste telefonate?”. 

Lei rideva, l’imputato era in cella. E’ finito il tempo, l’aula si vuota ma resta piena di quelle risate. Di quella voce. Di quella frase: “Pensavo di rifarlo”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here