Under 16, riflessione sulla rissa sugli spalti a Napoli

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(di Gabriele Majo, direttore responsabile di StadioTardini.it) – C’è una espressione in vernacolo partenopeo, “chiagne e fotte”, che confesso di aver pensato mentre domenica sera, 21 aprile 2024, dopo cena, stavo confezionando l’articolo sulla partita Napoli-Parma Under 16, ascoltando il reportage dei colleghi di I am Naples, sito campano specializzato sul settore giovanile e nostra preziosa fonte, in questa ed in altre occasioni, soprattutto in assenza di una tempestiva comunicazione degli organismi ufficiali interessati. Non vorrei esser tacciato di razzismo (anch’io), ma la tipica teatralità napoletana (alla Crozza-De Luca, per capirci, non ce ne voglia…) traspariva parecchio dalla voce di Ciro Troise (che ha confezionato gli highlights del match con Francesco Russo) mentre raccontava, scandendo ben bene le parole, e condannava i fattacci sugli spalti…

In questa sede non reputo opportuno – ci penserà l’autorità giudiziaria sulla scorta dei verbali e delle indagini dei Carabinieri presenti e prontamente intervenuti, e poi ne prenderemo atto – dirimere la dinamica dei fatti, anche perché, quando c’è una rissa è sempre difficile stabilire chi sia vittima e chi carnefice, dal momento che si tratta di evoluzioni incontrollate in cui le parti, assieme, concorrono ad alimentare la tensione fino al punto che “l’ultima pagliuzza spezza la schiena del cammello”, modo di dire alternativo al più classico ultima goccia che fa traboccare il vaso, ossia il cosiddetto effetto soglia, la cui importanza era spiegata dal grande divulgatore Piero Angela in un celebre cartone per Mamma Rai realizzato assieme a Bruno Bozzetto.

Certo, si potrebbe sommariamente chiosare che, se a farne le spese, tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari per la frattura del setto nasale, è stato il papà di un nostro calciatore (che, ironia della sorte, pochi istanti dopo avrebbe vendicato il genitore, segnando la terza rete), probabilmente la violenza sarebbe più da ricercarsi dalla parte opposta, ma come dicevo prima ci penserà chi di dovere a sancirlo e poco conta con queste riflessioni. Altresì, e così motivo il “chiagne e fotte” nell’incipit, è prassi abbastanza diffusa quella di appellarsi – come puntualmente avvenuto anche in questo caso che avremmo volentieri evitato di commentare – a presunte offese di stampo razzista ricevute per motivare reazioni inconsulte, anche se non siamo così ingenui da pensare, considerato il contesto, che non possa, in un qualche modo, esser effettivamente avvenuto.

Convengo con tutti i perbenisti e non solo che hanno stigmatizzato la deprecabile faccenda, anche se, di questi tempi, dubito che molti si siano presi la briga di approfondirla, fermandosi alle prime ricostruzioni (appunto dei colleghi di I am Naples, testimoni sul posto) poi via via copia incollate, fino ad arrivare al prestigioso Corrierone, (nella sua versione on line, del resto ne ha scritto lo stesso Ciro Troise) da taluni inteso e citato come fonte primaria.

Va da sé ne abbia parlato anche la Gazzetta dello Sport (on line), però in un modo errato e superficiale: intanto perché nella titolazione si presta fede ai non verificati insulti razzisti, mentre nel corpo del pezzo si racconta che il putiferio sia stato a seguito del gol di Djibril Diallo (autore dello 0-1 al 17′), quando, invece, sono avvenuti dopo il raddoppio di Andrea Muto al 40′ (cioè a fine primo tempo, giacché in questa categoria vengono risparmiati 5′ ai classici 45′, ponendo fine alle ostilità, appunto al 40′). Non è per pedanteria che lo sottolineo: mi chiedo però, se scrivi sul più diffuso giornale italiano imprecisioni di questo tipo, che verità si può attribuire alla tua narrazione?

“Pu la smesda e pu la spusa”, questo, invece, è un modo di dire tutto emiliano, per la verità non molto diffuso, dal momento che è invenzione della Professoressa Leide Chiari (yes, mia mamma), che, immodestamente qualche volta ho cercato di diffondere, anche in passato, attraverso queste colonne, ed è con un certo orgoglio che, se uno fa una googolata in proposito riceve dal motore di ricerca risposte che riconducono tutte al ben indicizzato StadioTardini.it. Ebbene, pu la smesda e pu la spusa”, è invece quanto ho  pensato nel ricevere, quale membro iscritto alla chat dell’ufficio stampa del Parma Calcio riservata ai giornalisti, il dispaccio del club, che ha trovato parziale pubblicazione, ad esempio, sul Mattino (il quotidiano di Napoli, cartaceo ed on line).

La notula, però, ha favorito anche la pubblicazione, oggi, di un servizio sull’accaduto nelle pagine (di cronaca) della Gazzetta di Parma, a firma dell’emergente Anna Pinazzi: chissà se è stato il giornale a chiedere prima agli addetti del Parma Calcio un proprio commento sull’accaduto, o se il foglio locale ha preso ispirazione dal comunicato diffuso sui telefonini alle 17.21 (sul proprio sito, non più considerato non so quanto giustamente una Gazzetta Ufficiale, non ce n’è traccia), ma è esercizio inutile come dimandarsi se sia nato prima l’uovo o la gallina…

Certo è che sarebbe stato più bello assurgere agli onori delle cronache (sportive) per l’obiettivo aritmeticamente centrato (proprio anche col fattivo concorso di quella pesante vittoria esterna 0-3) della qualificazione agli Ottavi di Finale della competizione: i Crociatini, infatti, dopo la penultima giornata, sono già certi di proseguire oltre la regular season essendo terzi in classifica, ex aequo col Genoa a 38 punti, davanti al Torino, 35, al momento ultima del club, visto che passano oltre in cinque. Più staccati, ma possono ancora sperare, Cremonese (34), Bologna (33) e Napoli (32: forse un tot di nervosismo al Kennedy poteva anche scaturire da una certa frustrazione per l’obiettivo che stava scemando…). In attesa di ospitare la Reggiana, all’ultima giornata, la squadra di Mister Simone Fusaro e del vice Giorgio Nughedu, sa già di essere promossa, bisognerà, poi, vedere se come terzi (sono prime con 49 punti Juventus e Sampdoria), quarti o quinti. In caso di vittoria nel derby il Parma sarebbe terzo, dal momento che è in vantaggio negli scontri diretti col Genoa (2-0 e o-1), pari con il Torino (2-1 e 1-2), ma davanti come differenza reti.

Ma torniamo alla “nera”: come asserivo pocanzi, una certa qual frustrazione poteva già nascer spontanea sugli spalti del Kennedy, per via della piega che aveva preso la gara: se gli azzurri avessero vinto, infatti, in classifica ci avrebbero affiancato a 35, appunto con ottime possibilità di farcela a proseguire il percorso, mentre lo 0-2 di Andrea Muto allo scadere di fatto tagliava le gambe ai partenopei. Quella esultanza, indubbiamente esagerata e per la quale poi si sarebbe scusato, avrebbe fatto, stando alle ricostruzioni, da detonatore al malcontento, che, sia chiaro, non intendiamo, qui, in alcun modo giustificare, poiché, come noto, siamo (anche nei fatti, non solo coi blablabla) contro ogni forma di violenza.

Se non ci arrivano da soli, i calciatori, dovrebbero essere gli educatori (intesi come responsabile settore giovanile, segretario, allenatore e staff, oltre alle molteplici figure di contorno che pullulano in una società particolarmente strutturata come il Parma Calcio) a far capire che l’esultanza è gioia, ma sempre senza irridere o in un qualche modo (come potrebbe essere nel caso in questione) turbare gli animi degli avversari o dei tifosi, che in questo caso sappiamo essere anche genitori e quindi, se possibile, ancor più suscettibili perché si va attorno ai loro figli…

Su questo punto, durante la mia militanza al Parma Calcio, specie negli anni di servizio per settore giovanile e femminile, ho spesso avuto propositivi scambi di idee con il responsabile delle giovanili femminili Federico Pangrazi, affinché veicolasse il concetto de quo alle ragazze, evitando lavagnette irridenti col risultato (arrabbiandomi non poco quando le vedevo sui social personali) o peggio ancora urla e grida negli spogliatoi rivolte alle avversarie. Ricordo un increscioso caso persino a livello di Under 13 con di mezzo il Sassuolo

Nella nota stampa diffusa ieri dal Parma si legge: “nessun tesserato del Parma Calcio è stato coinvolto nell’episodio e nessun nostro calciatore ha rivolto insulti di qualsiasi tipo all’indirizzo delle persone presenti, ma, anzi, è stato mantenuto un comportamento disciplinarmente corretto e inappuntabile, nel rispetto dei protocolli formativi ed educativi che il nostro Club adotta”. Ecco, al di là della doverosa difesa d’ufficio, dopo le diffamanti calunnie ricevute (ossia l’accusa di frasi di stampo razzista, così come scritto sui giornali, che il club bolla, duramente, così: “l’errata e falsa ricostruzione dei fatti riportati dai media e dalla stampa”), sarebbe bello un approfondimento su quali siano i protocolli formativi ed educativi che il club adotta e chiedersi, con onestà, se questi abbiano funzionato nel caso specifico.

Anche a livello giovanile ci sono alte tensioni che non risparmiano nessuno, – come testimoniato dal poco lodevole vis a vis tra responsabile (fresco premiato al Selis) ed allenatore nei minuti finali della partita Parma-Albinoleffe 2-3, valida per il Campionato Primavera 2 ma bisognerebbe saper essere frigidi al punto tale da controllare le proprie emozioni, perché più in alto si sta nella piramide apicale, e più si diventa modello da imitare per i più giovani. E se uno vede (o sente raccontarne) pazziare il proprio capo, poi si sente giustificato a fare altrettanto. Qui la natura è diversa, beninteso, dal momento che stiamo parlando di una esultanza forse un po’ esagerata e sicuramente troppo insistita: come si vede nelle immagini, infatti, sono gli stessi compagni, ad un certo punto, a richiamare a sé Andrea Muto, rimasto da solo a mostrare (questo è senso di appartenenza?) lo scudetto Crociato della sua maglia, verso la tribuna (con gli avversari imbufaliti).

Forse, come “cattivo modello”, potremmo pescare, a proposito di esultanze non consone al galateo, quella di Adrian Bernabé in Parma-Brescia (Serie B), come rimarcato, illo tempore, su Sport Parma da Lorenzo Fava:  Adrian Bernabé, dopo un paio di falli ricevuti e qualche parolina di troppo non sfuggita alla sua più che buona comprensione della lingua italiana non ci ha più visto: e al gol di Delprato del 2-1 è andato a esultare in faccia a Rolando Maran e alla panchina del Brescia tutta. Che, poi, puntualmente, ha fatto partire la caccia all’uomo. Una caduta (anzi, una “scivolata”) di stile, quella del catalano, che ha fatto prevalere l’esuberanza dei suoi 23 anni al raziocinio che lo contraddistingue nelle sue giocate in campo: poteva e doveva evitare di provocare in nome di una più soddisfacente esultanza insieme ai propri compagni, capaci di ribaltare una situazione di svantaggio contro le Rondinelle, segnando il 9° gol stagionale dall’89’ di gioco in poi”.

Nell’occasione, in sede di titolazione, Sport Parma aveva azzardato: “Bernabé e D’Aversa, tra scivolate (di stile) e “colpi di testa””, accostando, immagino con un certo scorno ad Alcatraz, la testata (o tentativo) di Roberto D’Aversa all’attaccante dell’Hellas Verona Thomas Henry, poi costatagli la panchina e quattro turni di squalifica, alla “provocazione” di Bernabè. In effetti, vedendo quelle immagini, e sicuramente Andrea Muto le ha viste – così come le tante esultanze smodate nel massimo campionato o in quello cadetto (che, come ogni corbelleria, diventa virale ed attecchisce), altrettanto censurabili –  istintivamente lo ha scimmiottato, senza rendersi conto di quel che stava facendo, salvo ravvedersi poi, ma se uno lo ammazzi e poi gli chiedi scusa, questi non è che resuscita…

Scusarsi, comunque, è sempre esercizio che rende merito a chi lo fa, anche se sottintende un certo senso di colpa ed è postumo: occorre, invece, lavorare non poco in sede di prevenzione. Ben venga, dunque, all’esterno il comunicato WhatsApp assolutorio del club (significativamente accompagnato dal pdf col dispositivo del Giudice Sportivo che ha omologato lo 0-3 sul campo, senza adottare alcun tipo di provvedimento disciplinare ai danni del Parma, come del resto era normale che fosse, dal momento che il direttore dell’incontro, il mi dicono ottimo Sig. Antimo Compagnone della Sezione A.I.A. di Frattamaggiore, non aveva sanzionato alcuno sul campo, facendo regolarmente ripartire, dopo l’intervallo, il match), ma internamente si rifletta su come si possa in futuro evitare di incappare in simili situazioni. Gabriele Majo (direttore responsabile di StadioTardini.it)

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