Corcagnano, delude il rifacimento di piazza Indipendenza – FOTOVIAGGIO NELLA NUOVA PIAZZA

Quando la composizione architettonica, di dubbio gusto, prevale sulla funzione suscitando alienazione ed estraneità

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Dopo diversi ritardi nell’esecuzione lavori, durati ben due anni e mezzo, che hanno visto l’avvicendarsi di più imprese e la richiesta di rifacimenti per realizzazioni mal eseguite, è stata finalmente inaugurata a Corcagnano, dal sindaco Pizzarotti, la nuova piazza Indipendenza. Finalmente? Siamo sicuri che sia il termine esatto? A sentire il parere di diversi abitanti della frazione, ed anche leggendo i loro commenti in rete, non si direbbe. Visto che qualcuno si è addirittura spinto a definirla “un vero aborto”.

Foto viaggio in 52 immagini.

A motivare i malumori sono sostanzialmente gli stessi argomenti segnalati anche per i recenti rifacimenti eseguiti dall’amministrazione Pizzarotti in piazza Terramare a Vicofertile e piazzale Pablo a Parma. In entrambi i casi l’indice viene puntato, uno, contro l’incomprensibile, non necessaria e a volte letale riduzione di parcheggi presistenti, fondamentali per la sopravvivenza delle attività commerciali di vicinato, due, sul posizionamento di panchine poste al sole e spesso senza schienale, quasi un invito a non utilizzarle, tre, sulla illuminazione particolarmente insufficiente, con zone in forte penombra a scapito addirittura della sicurezza, quattro, sulla eccessiva compartimentazione delle zone, con riduzione della funzione polivalente delle piazze e conseguente limitazione delle possibilità di utilizzo precedenti e, cinque, sulle scelte dell’arredo, in particolare per il verde ma non solo. Ad esempio, per il colore delicato di taluni arredi o per le aiuole senza cordolo. Particolari, questi, che lasciano intravedere, e in alcuni casi già vedere, deterioramenti precoci e necessità di cure manutentive ben superiori a quelle mediamente praticate.

Nel caso di Corcagnano ci sono poi due chicche architettoniche, qualcuno dice da “guinness del nonsense”, che hanno destato da subito forte ilarità. La prima chicca è rappresentata da tre pali alti diversi metri, conficcati nel marciapiede parallelo alla Massese. Pali che a prima vista potrebbero sembrare i porta bandiera che si vedono nelle entrate dei campeggi. Di sera si illuminano sulla punta, palesando la loro funzione. Ma con luci talmente piccole e fioche che sembrano lumini da cimitero. Non fanno chiaramente luce apprezzabile e non hanno alcun piacevole effetto estetico. Visto che di sera non si notano e di giorno spiccano per il loro aspetto particolarmente disarmonico e stonato. Sembrano i tubi di un ponteggio. Un esperimento mal riuscito? Si direbbe.

Ma il clou è stato raggiunto con la realizzazione di un muretto la cui funzione è rimasta totalmente incompresa, si dice costato addirittura trenta mila euro. Muretto interposto tra una seduta e un porta biciclette che non avevano certo bisogno di appoggiarsi al muretto per esistere. La funzione presumibilmente voluta di “simil pensilina stilizzata, modello fermata dell’autobus” non ce l’ha. In quanto la striminzita tettoia, appena accennata sulla sommità del muro, non copre nè la seduta nè le biciclette. L’auspicato gradevole effetto architettonico, finalizzato forse a determinare l’elemento rappresentativo della piazza è difficilmente percepibile, in quanto anche in questo caso, come in quello dei tre pali, la considerazione più frequente dell’osservatore che lo vede per la prima volta non è: “ma come è bello” ma, al contrario: “cosa diavolo è e a cosa diavolo serve?”. E qualcuno che conosce il dialetto parmigiano potrebbe aggiungere, “…col baghaii li”. Senza trovare chiaramente risposta alla domanda. Osservato dal di fronte potrebbe sembrare a prima vista un vespasiano, ma dalle dimensioni eccessive si comprende subito che un vespasiano non è. Oltretutto, elemento rappresentativo di una piazza un vespasiano? Mah, forse in questo caso ci potrebbe stare, a giudicare dai commenti. Un altra somiglianza ce l’ha con la portineria di una fabbrica o di una pesa pubblica, ma in quella posizione che senso ha? Per la fessura orizzontale ricorda vagamente i bunker del vallo atlantico. La grazia sembra la stessa.

Il punto di domanda irrisolto sulla sua funzione, ed eventuale necessità, lo fa sembrare simile agli oggetti enigmatici di presunta opera aliena, come il parallelepipedo di metallo cromato recentemente ritrovato nel deserto dello Utah o i famosi cerchi di grano. E, in effetti, questa sembra l’unica funzione che gli abitanti potrebbero attribuirgli per attirare turisti curiosi ed incrementare, forse, l’economia del luogo. Per il momento, invece, si limitano ad affibbiargli soprannomi sminuenti. Paragonandolo divertiti ad un confessionale, a causa dell’incomprensibile fessura orizzontale di cui è provvisto, resasi necessaria, probabilmente, soltanto per alleggerire esteticamente l’effetto massiccio e sgradevole del muretto. Oppure, più spesso, lo paragonano, disgustati, al muro del pianto. Al quale avvicinarsi e piangere per sconforto dopo aver preso visione della nuova piazza.

In realtà, l’unico risultato concreto che sembra avere sortito l’inserimento di questo muro è quello di aver completamente nascosto alla vista la vetrina dell’unico negozio che ha avuto il coraggio di inserirsi di recente nella piazza. Il cui proprietario, sconsolato, ha già rivolto le proprie sentite rimostranze all’assessore al commercio Cristiano Casa.

È stata anche criticata, a ragione, la siepe collocata a ridosso delle panchine che le divide dal parcheggio. L’aiuola che la contiene ha una larghezza particolarmente ridotta, solo una quarantina di centimetri, mentre la siepe, alta un metro e mezzo, sporge già abbondantemente in modo disarmonico su tutti i lati, arrivando a sovrastare l’unico cestino dei rifiuti. Il tutto generando una forte sensazione di trascuratezza e arrivando a lambire le panchine all’altezza delle teste di chi ci si siede. E visto che la siepe è del tipo che punge, non è certo il massimo. Sembra uno scherzo. L’aiuola, inoltre, è senza cordolo e per una buona parte è posizionata a filo con il parcheggio riservato ai motorini. Figuriamoci quanto durerà. Già adesso, a pochi giorni dalla inaugurazione, la terra sborda ovunque ai lati dei marciapiedi.

Per quanto riguarda l’illuminazione poi, i parcheggi laterali e i confinanti marciapiedi che danno accesso alle abitazioni sono praticamente al buio. E’ già stata fatta richiesta di integrazione, ma il tecnico preposto pare abbia riferito di non aspettarsi un granché. In quanto il risultato sarà comunque deludente, in relazione alla tipologia di illuminazione adottata nel progetto. Tipologia a led che, a parere del tecnico, non è particolarmente adatta ad illuminare una piazza. Al massimo un piccolo giardino privato. Ilarità hanno poi destato i tre faretti collocati a livello del pavimento nella zona panchine, a causa della loro limitata funzione estetica e della loro prevedibile scarsa durata. “Pensavano di fare luce con quelli?” il commento di un abitante del luogo. Per tristezza ed inutilità fanno il paio con i faretti inseriti sui tre pali posizionati a filo strada.

Vengono indicati, inoltre, problemi di deflusso delle acque meteoriche. È stato segnalato che sul marciapiede tra l’entrata del negozio e il “muretto architettonico” quando piove si forma un simil acquitrigno.

In sostanza in molti avrebbero gradito, come anche nel caso di Vicofertile, che l’intervento si limitasse a regolamentare il parcheggio con il semplice tracciamento delle strisce a terra e con un semplice posizionamento di panchine all’ombra o il rinnovo di quelle esistenti, nelle posizioni esistenti. Senza determinare, invece, aree così separate e così marcate per le diverse funzioni. Cosa che, nel caso di Corcagnano, non consentirà più l’utilizzo polivalente della piazza particolarmente gradito agli abitanti. Con la sistemazione attuale, infatti, non sarà più possibile promuovere occasioni di ritrovo collettivo come, ad esempio, la sagra con le giostre che avveniva nel mese di luglio.

Anche gli ambulanti, che sono stati spostati temporaneamente sotto l’ex municipio e sperano di potere tornare presto nella piazza, l’avrebbero preferita più aperta e visibile dalla strada massese come era prima. Quindi senza la siepe e la zona panchine a nascondere il parcheggio e l’area mercatale. Cosa che non invoglierà più le auto di passaggio a fermarsi e a far spesa dagli ambulanti. Perchè non li vedranno più. Quindi con una prevedibile forte riduzione di lavoro come a Vicofertile. E il tutto per realizzare una zona panchine al sole con siepe che, come detto, sarà prevedibilmente poco utilizzata, se non per niente.

Tra l’altro, la piazza è stata terminata ed inaugurata nei giorni scorsi, ma il parcheggio è stato completato per primo ed è utilizzabile già da un anno e mezzo. Pertanto gli ambulanti non comprendono come mai il loro ricollocamento nella piazza continui ad essere rimandato dall’amministrazione per problemi non meglio precisati e sperano che la cosa non si trasformi in un sine die. E che, di fatto, il collocamento nella piazza gli venga negato come a Vicofertile.

Quello che poi stupisce è che nei comunicati ufficiali dell’amministrazione, tanto per Corcagnano che per Vicofertile, viene precisato che i rispettivi interventi sono stati concertati con la popolazione recependo le indicazioni fornite dai cittadini in occasione delle numerose riunioni appositamente tenute al riguardo. Non si direbbe a giudicare dalle due mila firme di opposizione raccolte a Vicofertile e dai commenti inseriti nel gruppo facebook “Non sei di Corcagnano se…” , ed anche ascoltando la gente del luogo. In diversi, infatti, palesano il loro dissapore e precisano di avere chiesto, durante le riunioni di Corcagnano, soltanto il tracciamento dei parcheggi con strisce a terra e il rinnovo delle panchine nelle posizioni precedenti. Cioè all’ombra delle piante e non al sole come sono adesso. Interventi richiesti che avrebbero comportato un costo ben inferiore. Chi dice addirittura di cinque volte. Non quindi i 290 milioni di euro spesi per Corcagnano e i 350 milioni di euro spesi per Vicofertile. Tra l’altro senza accontentare. Ma forse sui social si fa più sentire chi ha lamentele da sporgere che chi no. Forse.

Sicuramente non sono stati interpellati e coinvolti in modo diretto i principali portatori di interessi della piazza, cioè i gestori delle due attività storiche presenti, il bar e il ristorante. Che non sono affatto contenti della nuova disposizione per gli stessi motivi indicati dagli ambulanti. E che prima della realizzazione avrebbero gradito poter dire la loro. Barista e ristoratore che, però, sono venuti a conoscenza dell’intervento soltanto il giorno in cui hanno visto le ruspe iniziare i lavori. Ed indicano che nelle loro attività nessuno ha mai portato volantini di avviso delle riunioni pubbliche indette sull’argomento, in modo da potervi partecipare. Come invece adesso si afferma. Se non una volta sola, ma dopo l’inizio dei lavori della piazza. E quindi soltanto per riunioni successive ed argomenti successivi. E comunque anche quelli senza consegnarli direttamente al titolare.

Quindi, nel complesso, un intervento che se valutato unicamente dal punto di vista estetico complessivo sembra avere, a prima vista, una sua compostezza e presentabilità. Tutti gli elementi sembrano organicamente interdipendenti con la precisione tipica dei plastici dove i trenini attraversano le stazioncine di montagna delle alpi svizzere. Un insieme compositivo che probabilmente funziona esteticamente nei disegni di progetto necessari a presentare l’opera per farla piacere ed adottare. Scelte che, però, da un punto di vista pratico si rivelano poco funzionali e fortemente limitanti, in quanto impongono un utilizzo rigido della piazza totalmente preordinato dal progettista, che va stretto e non soddisfa in quanto riduce, anzichè ampliarle, le occasioni di utilizzo precedenti. E se la funzione della piazza è quella di aggregare le persone, qui il risultato sembra piuttosto quello di essere riusciti a disperderle. Qui prodest?

Lettera firmata

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