Dall’Olio: “Uscire da Iren. I Comuni si riapproprino dei servizi pubblici locali a cominciare dall’acqua”

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Insieme a Europa Verde, da tempo denuncio l’opacità e la perdita di legame con il territorio di IREN e penso che non abbia più senso per i Comuni emiliani rimanere dentro ad una società quotata in borsa che non controllano, che non risponde agli utenti e i cui centri decisionali si sono spostati a Genova e Torino.

L’arresto dell’amministratore delegato Signorini con accuse di corruzione non fa che rafforzare la nostra convinzione. Sebbene i reati contestati, ancora al vaglio della magistratura, riguardino attività precedenti all’incarico in IREN, i comportamenti e lo stile di vita che emergono ci appaiono incompatibili con chi dovrebbe gestire i servizi pubblici locali e mettono in luce la mancanza di capacità di verifica e controllo da parte dei Comuni.

Abbiamo visto con la vicenda del teleriscaldamento di Parma e Piacenza quanto i Comuni non siano più in grado di intervenire sulle politiche aziendali e tutelare gli interessi dei cittadini. Nonostante le ripetute richieste degli utenti e un’indagine aperta dall’Autorità Antitrust per abuso di posizione dominante, IREN ha continuato ad applicare il prezzo del gas al calore prodotto dai termovalorizzatori facendo di fatto pagare due volte gli utenti, prima con la Tari e poi con le bollette. 

Come sottolineato dall’Antitrust questo ha “condotto all’applicazione di prezzi eccessivi, generando extraprofitti per la società” in violazione alle norme per la tutela della concorrenza e del mercato. Ma a nulla sono valse le mozioni e le interrogazioni che abbiamo fatto nel Consiglio comunale di Parma.

A questo si deve aggiungere la totale mancanza di trasparenza della multiutility. Con il pretesto di proteggere dati sensibili per una società quotata in borsa, IREN non fornisce informazioni nemmeno ai consiglieri dei Comuni soci che dovrebbero avere invece pieno accesso. Di fatto, IREN si comporta come una multinazionale del settore slegata da qualsiasi vincolo pubblico e territoriale.

L’unico vero ritorno per il Comune ad essere azionista sono i dividendi e le sponsorizzazioni, in un rapporto malato dove chi dovrebbe essere controllato droga il controllore con soldi presi dalle tasche dei cittadini attraverso i servizi che gli sono stati affidati. Ed è qua che sta il nodo della questione, che vale per IREN come per HERA e tutte le altre multiutility a partecipazione pubblica quotate in borsa. 

Queste società che dovrebbero gestire i servizi pubblici locali per conto dei Comuni presentano un connaturato ed insanabile conflitto di interessi. L’interesse dei soci pubblici di erogare i propri servizi al giusto costo per le famiglie si scontra infatti con quello dei soci privati e degli azionisti di borsa che pretendono di massimizzare i profitti e le quotazioni delle azioni.  

Il solo modo per sciogliere questo nodo è tagliarlo. Non è mestiere di un Comune essere socio di un’azienda quotata in borsa che commercia in energia, gestisce fatturati di miliardi di euro e ha sedi operative sparse per l’Italia.

Se i Comuni non hanno modo di controllare i vertici e di condizionare le politiche aziendali, dovrebbero prenderne atto e uscire dall’azionariato per riappropriarsi della gestione e del controllo dei propri servizi pubblici, a cominciare dal servizio idrico integrato. Per questo sostengo e sosterremo convintamente ogni iniziativa politica volta ad avviare il processo di ripubblicizzazione dell’acqua.

Nicola Dall’Olio – Candidato alle elezioni europee per la lista Alleanza Verdi e Sinistra

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