Dossier Legambiente su consumo di suolo. Nel parmense 4 minacce: dall’Aeroporto alla Ti-Bre

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Troppe le aree verdi nella nostra regione che corrono il rischio di essere coperte dal cemento, nonostante la crisi. Questa la fotografia del Dossier pubblicato oggi da Legambiente Emilia Romagna. Un documento che raccoglie molti casi emblematici, che vedono terreni vergini in procinto di essere urbanizzati o sotto minaccia di esserlo in breve tempo.

Infrastrutture per la mobilità, insediamenti terziari, ampliamento di imprese esistenti e, soprattutto, molti centri commerciali: sono queste le tipologie tipiche del consumo di suolo di questi anni.

Casistiche che in buona parte non rientrerebbero nei limiti posti alle nuove urbanizzazioni dalla proposta di legge urbanistica “Bonaccini”: una carenza normativa che il Dossier intende espressamente sottolineare.

Si va dal polo logistico di Piacenza che occuperebbe 1 milione di mq di suolo agricolo, ai progetti autostradali e al potenziamento dell’Aeroporto di Parma, passando per i grandi centri commerciali – presenti praticamente ovunque – per finire con le strutture turistiche che si vorrebbe realizzare in pieno Parco del Delta del Po.

A questi interventi tematici si sommano le tante aree residenziali pianificate dai Comuni in aree agricole di pregio che potrebbero essere realizzate nei prossimi 5-6 anni.

Non mancano poi interventi che scambiano cemento per nuovo cemento: allo scopo di realizzare complessi di utilità pubblica (è il caso di Fiorano Modenese) o interventi privata (è il caso della ristrutturazione dello Stadio Dall’Ara di Bologna, che si sosterrebbe con la “valorizzazione” di aree vicine). Oppure con le numerose opere di “compensazione” alle nuovr autostrade, costituite quasi sempre da altre strade di servizio.

Dopo l’ubriacatura immobiliare dei decenni pre-crisi, quindi, i tassi di consumo di suolo sono sì calati, ma non sono cambiate le logiche di fondo: lo dimostra il fatto che i Comuni continuano a facilitare qualsiasi nuovo progetto e a variare le destinazioni d’uso di aree, a seconda dei progetti che arrivano sul tavolo.

“Purtroppo – sottolinea Legambiente – la proposta di legge non sembra tener conto di questo fatto, non ponendo limiti a buona parte degli interventi edilizi che oggi risultano essere attuali. Inoltre la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra 5 e 6 anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni. Una possibilità che, si vede bene nel Dossier, buona parte dei Comuni e dei gruppi economici interessati dalla rendita fondiaria intendono sfruttare ampiamente”.

Tra il 1975 ad oggi il territorio urbanizzato della regione è più che raddoppiato, con oltre 100.000 ettari di campagna “consumata” e una perdita di produzione agroalimentare sufficiente a sfamare oltre 2 milioni di persone. Il territorio vergine è un bene ormai in via di esaurimento e ogni ulteriore consumo di suolo costituisce quindi una sottrazione al benessere delle generazioni che verranno, indipendentemente dalla velocità con cui avviene.

Legambiente sollecita quindi la consapevolezza e l’impegno di tutti i cittadini per chiedere alle amministrazioni, dal livello comunale a quello europeo, di fermare l’emorragia di consumo di suolo.

In questa direzione è d’esempio l’importante lavoro fatto dai cittadini di Reggio Emilia che lo scorso gennaio hanno presentato la “Mozione di iniziativa popolare per l’area di trasformazione ANS2-2b San Pellegrino Ti2-19-via Luxemburg (1° variante al POC 2013-2018), che mette in evidenza come l’area, attualmente inedificata ricada all’interno dei cosiddetti cunei verdi, ovvero aree di  protezione ecologica con funzione biologica che erano previsti nel Progetto preliminare di riordino urbanistico-ecologico. Lo studio preliminare al Piano regolatore comunale (PRG) indicava infatti come critica la situazione di saturazione edilizia nella parte sud della città. Tale studio è evidentemente rimasto sulla carta, alla luce di questo progetto edificatorio.

“Proprio in quest’ottica – conclude Legambiente – stiamo lavorando per la mobilitazione tutti i cittadini della nostra regione, sia attraverso azioni di contrasto alla bozza di nuova legge urbanistica regionale, sia attraverso la firma della petizione “Salva il suolo”, per chiedere una direttiva europea che ponga un freno allo sfruttamento del territorio.”

Per quanto riguarda Parma, Legambiente ha preso in considerazione tre minacce al suolo.

L’ampliamento dell’aeroporto: “Nel Comune di Parma è stato avanzato il progetto di ampliamento e potenziamento dell’aeroporto cittadino, da tempo ai margini del fallimento a causa del poco traffico, prevedendone il potenziamento dei servizi per trasporto merci.

Il progetto prevede non solo l’ampliamento della pista, ma anche nuovi parcheggi e numerose strutture coperte di servizio e stoccaggio (foto sotto) con perdita di campagna e ulteriore impermeabilizzazione.
Il consumo di suolo del progetto aeroportuale-logistico non verrebbe contabilizzato dalla nuova legge urbanistica, per come è scritta ora.
Autostrada Tibre: Un progetto il cui fine teorico sarebbe quello di collegare l’autostrada A15 Parma-La Spezia, con l’A22 del Brennero, divenendo un asse tra il porto Ligure ed il centro Europa. Il primo lotto, tuttavia si interromperà in piena campagna senza particolari collegamenti e probabilmente non avrà continuità, anche a seguito di una mancata disponibilità di fondi necessari.
Pista da moto cross a Sissa Trecasali: Nel Comune di Sissa-Trecasali è stata avanzata da un privato la proposta di una pista da motocross che, tra pista e annessi, interesserebbe un’area di circa 40 ettari di zone coltivate per un totale di 256.000 mq occupati effettivamente dall’area di progetto.
L’area sarebbe corredata da edifici di servizio, parcheggi ed impianti.
Urbanizzazione agrivillaggio Fornovo Taro: Il progetto prevede la realizzazione di un intervento urbanistico residenziale di circa 150.000 mq in un territorio agricolo nell’altopiano delle Caselle nel comune di Fornovo Taro. L’area già classificata come edificabile negli anni ‘90 è rimasta intatta finora per le difficoltà di realizzazione delle opere di urbanizzazione necessarie. Il suolo agricolo individuato è inserito in un paesaggio rurale di notevole bellezza che andrebbe conservato intatto e fa parte del percorso storico della via Francigena.

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