Omicidio di Kelly e Gabriela, Turco scagiona il figlio: “Al casolare per parlare, non per uccidere”

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E’ durato molte ore, dalla mattina a tarda sera di venerdì, l’interrogatorio di Samuele Turco, l’uomo accusato in concorso con il figlio di aver ucciso, la notte tra Natale e Santo Stefano, al casolare di San Prospero trasformato in club a luci rosse, l’Angelica Vip Club, in carcere.

E’ stato lui stesso a chiedere di essere sentito dal PM Emanuela Podda e dagli agenti della Squadra Mobile per fornire, dopo lunghi silenzi e giorni trascorsi a dichiararsi estraneo, per confessare il duplice omicidio, ma, al tempo stesso, negare la premeditazione e discolpare il figlio Alessio, arrestato con lui dopo aver condotto gli inquirenti sul luogo dove aveva nascosto l’arma del delitto.

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E’ il legale difensore di Turco, Laura Ferraboschi, la stesse che difese Mario Alessi per uno dei crimini più efferati che Parma ricordi, il rapimento e omicidio del piccolo Tommy, che al termine del lungo interrogatorio fa sapere come il suo cliente abbia ammesso di aver commesso il duplice omicidio.

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Ma – si evince dalle parole del legale –  Turco avrebbe fornito una ricostruzione diversa agli inquirenti. Una ricostruzione già al vaglio e sotto la verifica degli investigatori, che la scorsa settimana sono tornati sia sul luogo dell’omicidio sia nel ristorante gestito da Turco a Cassio Parmense (RILEGGI) adiacente la sua abitazione.

Soprattutto Turco ha spiegato di essere andato al casale per un chiarimento con il trans Kelly, al secolo Luca Manici, ritenuto probabilmente dall’uomo responsabile dell’allontanamento di Gabriela Altamirano, escludendo così la  premeditazione: questa versione stride con la convinzione degli inquirenti che l’uomo avesse volontà di uccidere Gabriela Altamirano, la propria ex, per gelosia e perchè non intendeva pi prostituirsi per mantenerlo. 

Come prevedibile l’uomo ha anche scagionato il figlio Alessio, relegando il ruolo del ragazzo a marginale: un semplice accompagnatore per un viaggio chiarificatore che ha poi nascosto l’arma del delitto, un coltello da 18 cm di lama, oltre i tablet e cellulari trafugati all’Angelica Vip Club, caduto nel panico appena interrogato dagli inquirenti.

Dunque, niente premeditazione, niente coltello preso su da casa per la volontà di uccidere, niente complicità del figlio, secondo Samuele Turco, uomo con un passato alle spalle di relazioni (con prole) finite male e un ristorante – affittacamere avviato al fallimento. Nuovi elementi, nuovi quesiti per gli inquirenti, che da quella mattina del 28 dicembre scavano senza sosta per trovare un perchè a un duplice delitto che ha sconvolto la quieta e moralista Parma.

 

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