Daspo Urbano, Freddi: “E’ impietoso espellere poveri, psichiatrici, stranieri, barboni, prostitute, persone che chiedono l’elemosina, ubriachi e senzatetto”

Il sindaco che ho votato per due mandati perché l’ho sentito come rappresentante e speranza di quella società aperta che sogno, accetta l’idea di far finire in galera malati e poveri al prossimo avviso della polizia urbana?

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Marco Maria Freddi dopo 18 giorni di digiuno per cercare un dialogo con le istituzioni su temi di diritti civili e condizioni carcerarie, getta la spugna.

Lo fa sapere con una nota stampa dal tono amaro ma mai rassegnato in cui rilancia i temi di civiltà tanto cari alla causa radicale che in questo caso toccano direttamente l’amministrazione cittadina e l’applicazione della tanto contestata legge sul Daspo urbano imposto a ‘chi disturba il decoro urbano’ in tutta Italia e anche a Parma.

“Dopo 18 giorni di lotta no nviolenta di digiuno che non ha neppure scalfito istituzioni e partiti, mi arrendo. Ho fallito nel mio intento, spero il mio scritto serva per entrare nell’argomento in ciò che fa di un paese un paese civile da uno cui l’indifferenza è la cifra del suo convivere

“L’adozione di questo provvedimento contribuisce a riqualificare il tessuto locale con l’eliminazione dei fattori di marginalità ed esclusione”.

Così recita il post della Questura di Parma, la quale rivendica l’applicazione della legge vergogna dei daspo urbani che criminalizza alcune categorie di persone per il solo fatto di essere particolarmente svantaggiate.

Sono ormai migliaia i provvedimenti in tutta Italia di espulsione di poveri, psichiatrici, stranieri, barboni, prostitute, persone che chiedono l’elemosina, ubriachi e senzatetto in cerca di un giaciglio.

Tutti fattori di marginalità ed esclusione che dal 2017, prima con il decreto di sicurezza urbana di Minniti-Orlando e poi con Matteo Salvini, queste “categorie” di persone – sì, perché di persone stiamo parlando – si sono trasformate agli occhi dello Stato, da esseri umani in difficoltà da sostenere cui costruire attorno a loro progetti socio-sanitari, in nemici giurati dell’ordine pubblico e del decoro, da far sparire il più possibile dai centri urbani dagli sguardi di chi passeggia davanti le vetrine delle nostre città o di chi va in chiesa.

Moltissime amministrazioni, da quelle di centrosinistra a quelle di centrodestra, hanno accettato e fatto vivere l’idea di eliminare i fattori di marginalità, spacciandoli per attività di prevenzione della criminalità, “perseguendo l’affermazione di più elevati livelli di coesione sociale”, coesione sociale che puzza più dei poveri, puzza perché la coesione sociale è vissuta come chiave di consenso elettorale.

Non sono stati sufficienti diciotto giorni di digiuno, di lotta nonviolenta per avere risposte dalle istituzioni locali, l’indifferenza la cifra della cultura politica dei rappresentati cittadini.

La convinta e paga rivendicazione dei daspo urbani ai quattro poveri della nostra città della questura cittadina, dell’assessore Cristiano Casa e del consigliere comunale/regionale Emiliano Occhi non stupiscono, la legge, per quanto disumana è stata applicata, mi chiedo invece, quale sia la posizione politica, il pensiero del mio Sindaco, silente nei giorni di azione nonviolenta.

Il Sindaco che ho votato per due passaggi elettorali, il Sindaco dell’antiproibizionismo sulle droghe, dei matrimoni di persone dello stesso sesso, della cittadinanza ai bambini immigrati, del testamento biologico e dei tanti, tantissimi altri temi di diritti cui la prima amministrazione Pizzarotti ha segnato e fatto vivere diventando corpo e speranza, il mio corpo e la mia speranza, nel triste panorama partitocratico della politica nazionale.

È stato informato il sindaco, ultimo responsabile della sanità in città, che tre dei quattro daspo urbani sono stati comminati a malati psichiatrici?

È stato informato che la città di Mario Tommasini, la città della cultura 2020 non è in grado di attivare progetti socio-sanitari per persone povere e malate se non immaginare un percorso in carcere, carcere dove li vedrà imbottiti di psicofarmaci per tutto l’anno che rimarranno in cella, per poi tornare i città, tra un anno, esattamente nei luoghi a loro congeniali perché psichiatrici?

È stato informato che la città che è stata catalizzatore della legge 180, la legge che ha abolito i manicomi, ha una psichiatria di territorio che non esiste se non sulla carta e che non è in grado di costruire alcun progetto con i servizi sociali del comune?

Il sindaco che ho votato per due mandati perché l’ho sentito come rappresentante e speranza di quella società aperta che sogno, accetta l’idea di far finire in galera malati e poveri al prossimo avviso della polizia urbana?

E, vostra grazia, qual è la posizione sui daspo urbani dei candidati del Sindaco per il prossimo passaggio elettorale?

Quella di Cristiano Casa è chiara ma Michele Alinovi, Marco Bosi e Alessandro Tassi Carboni cosa pensano della legge disumana dei daspo urbani?

Se eletti, cosa intendono fare?

Permetteranno ai poveri, figli dei poveri, di finire inevitabilmente in galera o si attiveranno perché i servizi sanitari e sociali possano costruire progetti per tutto il tempo che sarà necessario a protezione degli ultimi, dei poveri figli di poveri?

Risponderanno laconicamente e asetticamente che la legge è stata applicata o al netto dell’inumana legge esprimeranno la loro posizione politica?

La domanda andrebbe posta anche a tutto quel mondo di “sinistra” che si appassiona ai bastioni della Cittadella, al San Paolo, a Piazzale della Pace, all’albero di Natale in piazza e ai presepi all’Annunziata ma che ignorano o meglio, sono indifferenti ai principi fondativi la nostra civiltà, il nostro convivere che si basa sul senso di umanità e inclusione, anche da loro… Nessuna presa di posizione, nessun comunicato durante diciotto giorni di digiuno.

“L’adozione di questo provvedimento contribuisce a riqualificare il tessuto locale con l’eliminazione dei fattori di marginalità ed esclusione”, frase cui sembra tutti si riconoscano e sembra piacere a tutti, ma proprio a tutti.

Ancora buon Natale, Parma.

 

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