Chef Roberto Galati: “Io, sopravvissuto al Covid, vi racconto il mio incubo”

0

“Ciao a tutti. Vorrei raccontare la mia esperienza sul covid 19”

Che parla è lo chef Roberto Galati. Titolare coi fratelli della pizzeria “Al fornello “ a Parma, del “Timeout” a Lemignano e di “PizzaMi” di via Cerati.

“Il 10 marzo mi sono svegliato con decimi di febbre, mal di gola, tosse secca e debolezza
Erano tutti i sintomi che si sentivano dalle varie trasmissioni tv. Così decido di non andare a lavorare e curarmi da subito a casa con Tachipirina.

Il 12 ero notevolmente peggiorato e la saturazione era scesa a 88. Decidiamo di chiamare il 118. Arriva in 20 min un medico in ambulanza, mi fa subito l’elettrocardiogramma, la saturazione, la pressione, la glicemia e la febbre che era arrivata quasi a 39. Il suo consiglio era di andare subito in pronto soccorso. Chiama una seconda ambulanza con autista e infermiera (lui era da solo) che arrivano dopo 15 minuti. Mi caricano e si parte. Arrivato al ps ero svenuto, mi sono svegliato che mi stavano visitando.

Mi hanno dato l’ossigeno e catapultato in una specie di “lazzaretto”. Erano le giornate con il massimo di ricoveri giornalieri. C’erano tanti pazienti, le barelle erano finite e vedevo persone che stavano male sedute o stese sulle sedie e panche. Sembrava di essere in guerra. Uomini, donne, anziani. Ricordo le urla di alcuni che chiedevano aiuto
Mancava l’aria.

La stessa notte faccio la tac e la triste risposta, il polmone era intaccato.

Complessivamente resto nel “lazzaretto” 48 ore con solo l’ossigeno come terapia. Finalmente viene il mio turno e vengo portato in reparto. Subito medici e infermieri si adoperano a farmi tutti i controlli.

Io cerco di capire la gravità guardandoli nei loro occhi stanchi. Intuisco che c’erano problemi. La saturazione scendeva, il cuore fibrillava, la glicemia 415 e la pressione 180-100. Mi chiedono quali farmaci prendessi, non riesco a rispondere ma con la mano gli indico la carpetta dove avevo i documenti con i farmaci. Mi dicono che non andavano bene perché avevano principi attivi che aiutavano la crescita del mostro. Quindi cambio di terapia immediata con nuovi farmaci.

Intanto la febbre non scendeva viaggiava sempre tra i 39-40. La flebo di Tachipirina non funzionava e bisognava aspettare 6 ore per rifarla in più la glicemia era sempre altissima. Nel frattempo incubi, sete di aria
Continuavo a bere.

Finalmente si libera un casco, lo igienizzano e mi sottopongono al trattamento Niv con C-pac (il casco con ventilatore)z Mi stringe al collo mi da l’impressione che mi strangola ma i medici mi tranquillizzano.
Avrei respirato meglio.
Faccio fatica ad abituarmi ma devo.

Dopo 7 gg ho avuto un ulteriore crollo.
La febbre era sempre alta e la saturazione scendeva.
Ho saputo dopo che una dottoressa aveva chiamato mia moglie per dirgli che ero peggiorato e che il tampone era positivo.

Sabato 14 percepisco dai medici che parlavano tra loro che stavano aspettando che si liberasse un posto in terapia intensiva.

Alcune infermiere ma anche dottoresse mi spronano a non mollare, mi stringono la mano, mi fanno qualche carezza.

Sono vere medicine per lo spirito e li devo ringraziare tutti.
Peccato non poterli riconoscere ho solo i loro occhi nella mia mente. Il posto non si libera ed è stata la mia salvezza.

La notte tra sabato 14 marzo e domenica 15 la febbre a 40 mi aveva veramente distrutto, avevo continui incubi in dormi veglia.

Poi riconosco benissimo mio papà che lo vedo seduto sulla mia sx in fondo la letto, il suo braccio sx sulla mia gamba sx che l’accarezzava ma era triste, arrabbiato e non mi guardava in faccia.
Invece sulla mia dx mia zia Assunta
Mi stringeva la mano ed era solare come sempre nella sua vita.

La mattina dopo non avevo più la febbre
La Niv aveva funzionato e saturavo benino tanto che convinco i medici a staccarmi quel casco così fastidioso.

Dal lunedì 16 si comincia un lento recupero x

Nel frattempo nella mia stanza da 4 letti in 30 gg passano 11 persone me compreso e 5 non ci sono più.

Anche Paolo un ragazzo un anno più giovane di me, arrivato 2 settimane dopo e avevamo già instaurato una certa complicità, non c’è l’aveva fatta e questa notizia mi fece sprofondare in un grande sconforto.

Si sentivano da altre stanze i lamenti, urla e invocazioni di aiuto. Voci che ti restano bene in mente.

Intanto io comincio a respirare meglio e cominciano ad abbassarmi l’ossigeno che era partito da 58 L min fino a 1 L min.

Dopo 30 gg al Maggiore di Parma mi trasferiscono in clinica a Langhirano per trascorrere 2 settimane di isolamento.
Dopo solo 2 gg mi stacco dall’ossigeno e ricomincio respirare da solo.
Ricomincio anche a mangiare e piano piano mi mettono in piedi.

Mi fanno 2 tamponi e tutti e 2 sono negativi
Non so descrivere la felicità mista a tristezza (sensazioni strane) ma mi libero in un copioso pianto. Oggi sono tornato dalla mia famiglia.

Mi sento fortunato, miracolato
Un miracolo fatto da medici, infermieri, oss, e permettetemi di pensare anche da mio papà e mia zia.

Ringrazio tutti compreso la mia famiglia che da casa ha sofferto in un doloroso silenzio. Mi dispiace. Da oggi vivo un nuovo percorso.

Ciao a tutti e stiamo a casa per il bene di tutti”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here