Area Portieri Attività di Base: incontro con Simone Colombi (VIDEO E FOTO)

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(www.parmacalcio1913.com) – Bella sorpresa ieri, Martedì 22 Ottobre 2019, per tutti i portieri dell’attività di base del Settore Giovanile del Parma che sul campo in sintetico “Quirino Zanichelli” del complesso polisportivo Stuard “Ferruccio Bellè” a San Pancrazio (PR), hanno ricevuto la gradita visita del portiere della prima squadra del Parma Calcio 1913 Simone Colombi, che ha accolto con piacere l’invito formulatogli dal Responsabile Area Portieri Michele De Bernardin, assieme al Responsabile dell’Attività di Base Roberto Valmori. Tutti i giovani guardiani dei pali, assieme ai loro preparatori, hanno potuto ascoltare con interesse l’esperienza di vita e sul campo del graditissimo ospite, il quale con simpatia ed estrema disponibilità si è aperto raccontandosi, rispondendo a tutte le curiosità dei piccoli colleghi, dei quali ha seguito anche gli allenamenti sul campo.

“Io ho iniziato da piccolo con gli amici del mio paese, vicino a Bergamo, immagino un po’ come sia successo a tutti voi. Poi, pian piano c’è stata questa crescita: sono venuti a vedermi degli osservatori dell’Atalanta, la squadra della mia città, e sono stato selezionato. Ho sostenuto alcuni provini: non è stato facile entrare all’Atalanta, però ce l’ho fatta, sono entrato a 9 anni e ho fatto lì tutto il Settore Giovanile, come state facendo voi qui a Parma. Ho giocato anche nella varie Nazionali Giovanili fino all’Under 21, tra l’altro assieme Luigi Sepe ora mio compagno al Parma, a Perin, a Pinsoglio. Il mio idolo, da piccolo, è sempre stato Buffon, perché credo che per tutti noi ragazzi italiani Buffon è stato ed è tuttora l’esempio migliore, oltre al fatto che a 41 anni sta giocando come un ragazzino, quindi tanto di cappello. Nel mio piccolo io sono cresciuto all’Atalanta con Consigli, ora portiere del Sassuolo, che ha 4 anni più di me, quindi ci siamo allenati insieme come vi state allenando insieme voi: vederlo da vicino per me è stato uno stimolo e lo è tuttora perché un portiere che gioca in Serie A da tanti anni, e la mia idea è sempre stata quella di prendere spunto da lui. Se sono più forte io o Sepe? Lui è un ottimo portiere: abbiamo la stessa età, ci siamo incrociati per un anno in Nazionale quando avevamo 15-16 anni, cioè più o meno la vostra età. E’ un portiere che è cresciuto tanto, ha già avuto modo di giocare in Serie A e quindi, giustamente, lui adesso è davanti a me, perché è un portiere che ha più esperienza in questo campionato, ha più qualità perché ha giocato in squadre importanti come Fiorentina e Napoli, prima di arrivare al Parma, e quindi, giustamente, sta giocando lui. Quando mi hanno chiamato qui al Parma sapevo quello che sarebbe stato il mio ruolo, quindi so che ad oggi sono il secondo portiere, però col lavoro quotidiano uno deve cercare di mettere in difficoltà l’allenatore e trovare dentro di sé gli stimoli per poter migliorarsi e per poter giocare. E’ normale, quando per tanto tempo non giochi, che l’obiettivo è quello di farsi trovare pronti nel caso in cui ci dovesse essere bisogno. Però il trovarsi pronto dipende da quello che fai tutti i giorni: quindi se vi allenate bene state pure certi che pure chi gioca meno, quando ci sarà occasione, si farà trovare pronto. I tre portieri più forti in Serie A e nel mondo? In Serie A a me piace molto Sirigu, che secondo me sta facendo bene in questi anni a Torino, c’è Donnarumma che è il portiere della Nazionale, che ad una giovanissima età già giocava nel Milan, e Handanovic perché giocare sei o sette anni nell’Inter a quei livelli lì, migliorando sempre di anno in anno non è per niente facile, e ora che fa anche il Capitano e quindi ha delle responsabilità in più, sta dimostrando di essere all’altezza. Di altri sport ne ho provati diversi, ma soprattutto a scuola con gli insegnanti di educazione fisica che ti fanno fare tutti gli sport possibili e immaginabili, però a me è sempre piaciuto il calcio: ho iniziato col calcio e spero di finire col calcio. Quando avevo iniziato a giocare a calcio con i miei amici all’Oratorio non facevo il portiere, ma il difensore, ruolo che in realtà non mi piaceva. Vi voglio raccontare questa storia: io giocavo a 7, e credo che anche voi abbiate iniziato col giocare a 7 con gli amici, ma da difensore non mi divertivo moltissimo. Poi un giorno mi mettono portiere perché prendevamo valanghe di gol e a un certo punto l’allenatore, che era un amico perché era lì del paese, mi fa: mi sembra che tieni in mano la palle per bene, prova ad andare in porta… E io provo ad andare in porta: le cose vanno meglio e lì ho iniziato a fare i provini. Non sapevo ancora niente quando un giorno facciamo la partita tra di noi con gli amici, io gioco attaccante, vinciamo 6-0 e io faccio sei gol: allora torno a casa tutto contento da papà e mamma ho fatto sei gol, sono pronto a fare l’attaccante! E lì mi trovo al tavolo il nostro allenatore con mio padre che mi dicono che mi ha preso l’Atalanta come portiere. Ero contento ugualmente, eh… Quindi non ho fatto solo il portiere, ma anche qualche altro ruolo… L’emozione a parare un rigore è tanta: il rigore, per un portiere, lo sapete anche voi, è una situazione un po’ particolare, perché se prendi gol è comunque bravo l’attaccante e non ci si può far nulla, però se lo pari è veramente bello. E’ una sensazione che non ho provato molto spesso perché non ne ho parati tanti, però quelle poche volte è stato bello. Se mi han mai dato del ‘gattaro’? Da noi non si dice così, però può capitare: è il rischio che ha un portiere che se sbaglia prende gol, per gli altri giocatori non è così, però forse è proprio questo il bello del portiere.Il nostro ruolo sta anche un po’ cambiando da questo punto di vista: ci viene richiesto di rischiare qualcosa in più, di provare a essere sempre propositivi, sia in allenamento che in partita, proprio nel modo di parare, che magari ti può portare a sbagliare un po’ di più, però bisogna essere forti e superare l’errore e pensare che comunque inizia sempre un’altra partita, un’altra azione e un’altra parata e quindi non bisogna mai fermarsi sull’errore perché sarebbe la fine per noi portieri. Bisogna reagire, anche se non è facile perché quando uno di noi fa un errore sembra che ci casa il mondo addosso, perché magari prendi gol quando la tua squadra stava vincendo e con quel gol pareggia o peggio ancora va in svantaggio, però bisogna essere bravi a cancellarlo subito e a ripartire, consapevoli che comunque il lavoro che si fa in settimana ti porta a migliorarti e quindi se si riesce a superare l’errore subito – cosa che bisogna fare – e con la fiducia nei propri mezzi, si va oltre… Che guanti uso? Dall’anno scorso Puma, ho fatto parecchi anni Nike, e mi sto trovando molto bene. Anche per le scarpe…. Noi ci alleniamo tre ore al giorno circa, qualcosa in più se sommiamo anche la palestra, in campo i stiamo due ore o due ore e mezza, poi la palestra prima e dopo ti porta anche a fare tre ore e mezza o quattro… La parata più bella che ho fatto? Questa è una bella domanda… Una in particolare non me la ricordo, sono sincero… Potrei risponderti come fan tutti dicendo la prossima… Una in particolare non me la ricordo: più che di parate ci sono delle partite che ti rimangono impresse. Le parate più belle sono quelle che portano punti alla squadra… Ho in mente qualche partita, ma se mi chiedi una parata singola non la solo indicare. Ho scelto di venire a Parma perché per me è una società importante: al giorno d’oggi, a livello di Serie A – io ho avuto anche altre esperienze perché sono stato al Cagliari, al Palermo e al Carpi – il Parma non ha niente da invidiare alle grandi squadre come Inter, Milan, Juve, anche se là è normale che ci giochino i campioni, perché fanno la Champions League e quindi il livello è più alto, però come strutture, come organizzazione e come qualità del Parma me ne avevano sempre parlato tutti molto bene. appena ho avuto la possibilità di venire l’ho presa al volo e quindi questa estate, ai primi di Luglio, ero qua… Quando mi ha chiamato il Parma sono stato molto felice: è stata una cosa un po’ inaspettata in quel momento, vi dico la verità, io ero a casa in piscina con mia moglie e mia figlia, stavo pranzando, ero in costume, come credo molti di voi questa estate, quando mi è arrivata la chiamata del Parma. Quando mi han chiesto se volevo venire qui a giocare ho risposto subito di sì, è stata una cosa un po’ inaspettata, anche se c’era già stata qualche voce nei giorni precedenti, però poco di concreto e quindi quando ho avuto questa opportunità ho tolto il costume al volo, mi sono vestito e sono arrivato qui per le visite… I segreti per essere determinante in campo? Domanda complicata, complimenti… Il segreto fondamentale, secondo me, è il lavoro in settimana: se voi lavorate bene qui, tutti i giorni, quello che fate poi ve lo ritrovate in partita. Altri segreti, sinceramente, non ce ne sono: quello del portiere è un lavoro molto pratico, quindi ci vuole concentrazione nella preparazione della partita e ci vuole allenamento. Io non ho mai visto portieri che sono nati fenomeni e sono rimasti fenomeni: anche Buffon io credo che se non si allenasse tutti i giorni a 41 anni non sarebbe il portiere della Juventus in questo momento. Il lavoro settimanale, quindi, deve essere la prima cosa e poi diciamo che l’esperienza ti aiuta anche tanto: adesso voi siete tutti alle prime armi e magari vi possono sembrare anche difficili delle cose che poi vedrete che con il tempo saranno più facili. C’era un vecchio portiere, che forse voi non avete conosciuto, quando giocavo, Antonioli, che io ho avuto modo di incontrare quando giocava al Cesena: un giorno in hotel mi dice vedrai che quando crescerai sarai un portiere diverso da quello che eri da ragazzino, perché poi l’esperienza ti porta a gestire le situazioni in modo anche diverso. E lui è stato portiere anche della Roma, con la quale ha vinto lo Scudetto, e prima anche col Milan: lui è arrivato a giocare fino quasi a 40 anni perché si è sempre allenato, si è sempre curato e nulla arriva dal caso… In campo si provano delle bellissime emozioni, però noi portieri in campo dobbiamo essere glaciali, freddissimi, perché se ci facciamo prendere dalle emozioni rischiamo di non essere noi stessi e di fare anche il nostro lavoro male. Quindi di sicuro prima della partita, durante il riscaldamento ci può essere un po’ di emozione e di tensione, ma al fischio d’inizio poi passa tutto…”

VIDEO DAL CANALE UFFICIALE YOU TUBE DEL PARMA CALCIO 1913 SETTORE GIOVANILE

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SIMONE COLOMBI INCONTRA I PORTIERI DELL’ATTIVITA’ DI BASE DEL SETTORE GIOVANILE DEL PARMA 

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