Fallimento Parma Fc: la Procura chiede il rinvio a giudizio per Ghirardi, Leonardi e altri 21

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Dall’Europa League al fallimento con un buco nero da 218 milioni di euro di debiti. Per quel profondo rosso che costrinse i tifosi del Parma vivere l’onta della D, ma soprattutto lasció strascichi di insoluti e famiglie senza stipendi, ora la Procura chiede il rinvio al giudizio per 23 presunti “corresponsabili”.

Già nel luglio 2012, secondo la procura,il Parma Fc targato Tommaso Ghirardi stava affogando tra i debiti.

Ma tra mirabolanti compravendite plusvalenze e falsi in bilancio, il Parma tirò avanti sul campo e fuori.

Fino all’Europa League, l’Irpef non pagato, l’esclusione, il fallimento, nel marzo 2015, con 218 milioni di debito.

Ne seguì un via vai di promesse non mantenute, parole spese al vento, sequestri, umiliazioni. La retrocessione in B, la fine dell’esercizio provvisorio, la serie D.

Di quel profondo rosso la Procura ha individuato 23 responsabili: il patron Tommaso Ghirardi e il plenipotenziario Pietro Leonardi, la lunga lista comprende dirigenti, amministratori, sindaci e revisore.

C’è Ermir Kodra, che comprò il Parma per 1 euro, ma non ci sono (e non c’erano nell’avviso di conclusione delle indagini) Giampiero Manenti e Rezart Taci.

Bancarotta fraudolenta aggravata, bancarotta documentale, truffa e accesso abusivo al credito: questi i reati contestati a vario titolo.

Dei giorni scorsi, la richiesta di rinvio a giudizio. Ora, spetterà al gup fissare la data della maxi udienza preliminare.

Tutti i nomi: Due le posizioni stralciate e per le quali si profila una richiesta di archiviazione: Roberto Giuli e Giuseppe Scalia, consiglieri d’amministrazione tra il 2014 e il 2015.

Amministratori: Arturo Balestrieri, Roberto Bonzi, Marco Ferrari, Susanna Ghirardi, Tommaso Ghirardi, Ermir Kodra, Pietro Leonardi, Ottavio Martini, Diego Penocchio, Alberto Rossi, Giovanni Schinelli, Silvia Serena, Alberto Volpi, Andrea Zaglio.

Dirigenti: Corrado Di Taranto, Marco Preti, Antonello Preiti.

Sindaci: Mario Bastianon,Maurizio Magri, Osvaldo Francesco Maria Riccobene, Francesco Sorlini.

Revisore: Edoardo Orlandoni

Altro: Alessandro Giacomini (Gsport Srl)

Le accuse –  I bilanci savrebbero stati taroccati a partire dal 2010 tramite le plusvalenze.

Un calciatore di valore “X”, ceduto a “X+2”, con una plusvalenza di 2 milioni, iscritti a bilancio tra le entrate. Valori spesso gonfiati: nel giro di cinque stagioni, dal 2009/2010 al 2013/2014, il Parma indica oltre 90 milioni di plusvalenze.

Giocatori comprati e venduti nello stesso giorno solo per tappare buchi di bilancio.

L’assegno a Leonardi –  113.216 mila euro è la cifra che sarebbe finita nelle tasche di Pietro Leonardi, amministratore delegato del Parma Fc dal 2009 al 2015 ma anche membro esecutivo del club dal 2011 al 2014. Soldi ricevuti come anticipazioni di cassa per far fronte a spese personali ma che in realtà non sarebbero mai stati restituiti.

Sulla testa di Leonardi pende un’ulteriore accusa di bancarotta fraudolenta aggravata perchè quella somma, seppur minima rispetto al buco del Parma Fc, avrebbe contribuito a peggiorare il dissesto finanziario della società ducale già sull’orlo del baratro. Era già capitato in altre occasioni che l’ex dirigente ottenesse delle anticipazioni di cassa ma prima di allora aveva sempre restituito i soldi.

La cessione del marchio e la firma falsa – Secondo la Procura, Ghirardi e Leonardi con i consiglieri di amministrazione avrebbero orchestrato una serie di operazioni dolose. La cessione del marchio  nel 2012/2013. Venduto a Parma Fc Brand, srl costruita ad hoc dallo stesso socio di maggioranza del Parma, la Eventi Sportivi spa. 37 milioni di euro il prezzo della vendita. 

Ghirardi, Leonardi, Di Taranto e Preti arrivarono anche, secondo le accuse, a falsificare la firma di Angelo Gandolfi, boss dell’Erreà Sport (attualesponsor tecnico del ParmaCalcio1913) per giustificare la cessione di un credito di 1.050.000 euro. Ghirardi e soci fecero diventare la Erreà debitrice di quella mega somma ottenendo dalla banca un finanziamento di quasi 2 milioni. Una truffa. Una mossa disperata. Una delle tante. Un tuffo nell’abisso. Che rende tanto dolce l’aria pulita che si respira ora.

 

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