Elezioni- Amara sconfitta Pd, Renzi: “Mi dimetto da segretario, Pd all’opposizione e no inciuci. Dovevamo votare nel 2017”

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Dopo vari slittamenti di orario, il segretario del Pd, Matteo Renzi, parla nella prima conferenza stampa al Nazareno dopo la sconfitta elettorale del 2018 che vede il Pd non raggiungere il 20% dei consensi. Renzi, come ci si aspettava da ore, ha dichiarato le sue sostanziali dimissioni da segretario del partito, promettendo però che il prossimo segretario dovrà essere eletto dalle primarie e non da un “ristretto caminetto”, lanciando messaggi chiari tra i suoi. Anche se Renzi non l’ha specificato, dovrebbe restare alla guida del partito per la formazione del Governo. Scelta che ha sollevato subito critiche tra i piddini, compreso il senatore Zanda, l’ex ministro Franceschini e pare anche Gentiloni. “Non è così che si fa, dimissioni subito o niente” dichiara Cuperlo.

Un no chiaro da Renzi arriva ai vincitori Salvini e Di Maio, “no agli inciuci“. L’ormai ex segretario sarà solo “senatore semplice” ma il Pd farà “responsabile opposizione”. Il candidato premier sconfitto scopre così un nervo rivolgendosi all’interno del partito, ripetendo più volte il no a un nome uscito dal volere dei pochi. Commento poi solo apparentemente positivo per il ministro Minniti sconfitto al suo seggio dal M5s, da un candidato “incandidabile”.

LE PAROLE DI MATTEO RENZI: “MI DIMETTO” MA RESTA ALLA GUIDA DEL PD PER FORMAZIONE PARLAMENTO- “Abbiamo già riconosciuto che si tratta di una sconfitta netta. Una sconfitta che ci impone di aprire una pagina nuova all’interno del Pd. Orgogliosi dello straordinario lavoro di questi anni. Ma contemporaneamente è una sconfitta altrettanto chiara ed evidente. Oggi l’Italia ha un prblema: chi ha vinto le elezioni non ha i numeri per governare. Chi è intellettualmente onesto dovrà riconoscere che questo deriva dalla bocciatura del referendum costituzionale. Chi si è opposto oggi è vittima di non aver voluto quella semplificazione.

In questa campagna elettorale segnata dalle bugie ce n’è una che non la è: nessun accordo. Noi abbiamo commesso un errore principale, dovevamo votare in una delle due finestre del 2017 in cui ci potevamo inserire con elezioni di altre nazioni europee come in Francia e Germania. Non abbiamo colto quella opportunità. Siamo stati fin troppi tecnici, come se non avessimo mostrato fino in fondo l’anima delle cose fatte.

Evidenza di un vento estremista che nel 2014 eravamo riusciti a fermare e incanalare. Il risultato oggi è davvero deludente. Assoluto contrastro in uno dei collegi italiani, a Pesaro, dove centrosinistra ha fato lavoro straordinario. Minniti ha saputo cambiare percezione del problema e la sostanza della soluzione del problema con un lavoro che viene riconosciuto anche dagli avversari. Ma cosa succede? Il candidato 5 stelle che loro stessi definiscono incandidabile, Cecconi, ha avuto la meglio sopra ad ogni valutazione di merito. E’ il simbolo di questa campagna elettorale.

Io lascio la guida del Pd e come previsto dallo statuto ho già chiesto a Matteo Ruffini per aprire assemblea nazionale per iniziare fase elezione nuovo segretario. Intendo essere chiaro: non credo sia possibile evitare confronto vero dentro a Pd per ciò che è accaduto in questi anni; noi siamo il partito democratico, sarà il caso di fare un altro congresso democratico e che a un certo punto permetta alla leadership di fare quanto deve. Non un reggente scelto da un caminetto ma un segretario eletto dalle primarie. Secondo punto, mi sento garante di un impegno morale, politico e culturale. Abbiamo detto no a governo degli estremisti e noi lo prendiamo sul serio, no a cultura dell’odio e antiscientifica, noi non stavamo scherzando. Ci sono questi elementi che ci differenziano da Salvini e Di Maio.

Abbiamo mani sporche di sangue? Sapete cos’è? Farete governo senza di noi. Il nostro posto è all’opposizione, lì ci hanno chiesto di stare i cittadini agli italiani. Saremo responsabili all’opposizione.

Cosa farò io? Non c’è nessuna fuga. Io farà lavoro che mi affascina, farò il senatore semplice. E sono molto orgoglioso del mio risultato in collegio. Dopo 14 anni mi ricandido ed è impressionante la gente che continua a votarmi e continua a mostrarmi il suo affetto. E’ commovente. Farò politica sul territorio e cercherò di avere un dialogo con le periferie non solo geografiche ma della quotidianità.

Ripartiamo da qui come chi dopo 5 anni può dire di aver fatto un lavoro bello. Restituiamo le chiavi di casa di una casa più bella e pulita, in crescita con Pil e tutti i valori della crescita economica.

Non cederemo mai alla cultura dell’odio. Non andremo mai a insultare i nostri avversari sui social. Si parla di società aperta contro chiusa. Coraggio contro paura, diritti su cui speriamo non si torni indietro, lavoro contro sussidi, giustizia fiscale contro manovre irrealistiche.

Diremo sì a tutto ciò che serve al paese e al futuro dei nostri figli. Diremo tre no: no inciuci, no caminetti ristretti, no a ogni forma di estremismo“.

Questa campagna elettorale si chiuda con un impegno molto semplice, siccome qualcuno ci ha raccontato realtà fatta di sogni, bene il partito democratico è qui per dire no a queste tre cose e sì a chi saprà governare. Sapremo dire dei sì ma anche dei no”.

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