E’ un contesto di solitudine quello in cui si è consumato l’omicidio in Via Marx.
Giorgio e Silvana erano spostati da 45 anni, vivevano in un dignitoso e modesto piano terra nel condominio al civico 21.
Un palazzo probabilmente un tempo bello, oggi un po’ lasciato andare ed eroso dal tempo come le vite dei due coniugi.
Lui la classica brava persona, il killer insospettabile, descritto dai vicini come un marito affettuoso e presente, seppur tormentato dalla malattia della moglie. Ogni tanto crollava: “Vorrei morire”.
Un male oscuro, più fantasmi che luci da oltre trent’anni nelle grinfie della depressione per la donna: sempre a letto, scomparsa anche dal condominio.
Tutti anziani, si conoscono tutti. Ma non vedevano Silvana da tempo, tranne un’amica di famiglia che era entrata in casa a Natale.
Poi la tragedia. Qualcuno è stato svegliato dal fucile da caccia, altri dalle sirene. E hanno scoperto la morte di Silvana, mentre Giorgio veniva portato via.
Ma forse erano già fantasmi da molto tempo.
