“Export e Confindustria: a loro i guadagni, a noi i sacrifici”. Nicoletta Ariosi, candidata di Potere al Popolo, sugli ultimi dati dell’export italiano secondo Istat e Confindustria

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Nell’assise della Confindustria del 16 febbraio scorso, gli industriali si sono vantati delle cifre record raggiunte dall’export italiano: 450 miliardi, certificati anche dall’Istat con una crescita del 7 per cento nominale. Una performance del genere non può che renderci felici, e felicissimi sono soprattutto i lavoratori che hanno partecipato alla produzione di questi beni, che hanno contribuito con la flessibilità, il Jobs Act e il contenimento dei salari cui sono stati costretti in questi ultimi lunghi anni di recessione. E non facciamo caso al fatto che né la Confindustria e né l’Istat citino i lavoratori nei loro rapporti. Si sa, nell’euforia possono aver dimenticato chi ha permesso all’industria italiana di diventare più competitiva sui mercati esteri, al prezzo di enormi sacrifici.

In effetti, però, dei loro complimenti non ce ne facciamo niente, preferiamo fare un po’ di conti. Supponiamo che su 450 miliardi i grandi imprenditori abbiano avuto un margine del 10% (se è troppo, ce lo dicano loro quanto hanno guadagnato): significherebbe un utile di 45 miliardi di euro. È una bella cifra vero? Bene. A noi quanto tocca di questa cifra? Non ci verranno a dire che dobbiamo continuare a fare sacrifici mentre i guadagni entreranno solo nelle loro tasche, vero?

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