Carcere: a Parma il 70% degli ergastolani. La maggior parte sono mafiosi o stranieri

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Casi di suicido, di autolesionismo, danneggiamenti alle strutture, abuso di farmaci, mancato o ritardato rientro da un beneficio, manifestazioni di protesta, un tentativo di evasione, ritrovamento di oggetti non consentiti, radicalizzazioni e violazione delle norme penali.

Il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, ha illustrato in commissione per la Parità e per i diritti delle persone le criticità riscontrate nelle carceri della nostra regione.

Le richieste di intervento rivolte al garante, come indicato nella relazione presentata in commissione sull’attività dell’ufficio nel corso del 2023, arrivano a 450: segnalazioni che riguardano, per fare solo alcuni esempi, i “servizi sanitari in carcere, la condizione detentiva, l’accesso alle misure alternative, i trasferimenti, i servizi sociali, il lavoro e il rapporto con la magistratura di sorveglianza”. Cavalieri è tornato sull’annoso tema del sovraffollamento. A fronte di una capienza regolamentare di 2.981 posti, i detenuti arrivano in media a 3.466, di cui 158 donne (il 4,55% della popolazione detenuta). Gli stranieri presenti sono in media 1.672 (48,2% sul totale); i semiliberi sono in media 68 (di cui 21 stranieri), solo l’1,9% del totale

Sempre relativamente all’anno 2023, le carceri emiliano-romagnole sono popolate per lo più da detenuti con condanna in via definitiva (77,6% sul totale), di cui il 73,5% stranieri. I condannati con condanna non definitiva (appellanti, ricorrenti e con posizione mista) arrivano al 9,2%, mentre quelli in attesa di primo giudizio, sempre in base ai dati forniti dal garante, sono l’11,8%. Fra questi in molti hanno un residuo pena ridotto, “che consentirebbe l’accesso ai benefici, che in molti casi non viene attivato”. Da rilevare, poi, che i detenuti che usufruiscono delle attività formative “rappresentano una decisa minoranza”.

Gli ergastolani, invece, arrivano in media a 173, il 66% a Parma, istituto con presenza di circuiti di alta sicurezza (a partire dai casi di 41bis).

Il garante rileva anche l’aumento di casi di violenza in carcere, con protagonisti i detenuti. Inoltre, segnala “eccessi, in casi seppur isolati, da parte della polizia penitenziaria”, ricordando il caso di un detenuto di Reggio Emilia “aggredito da personale della polizia penitenziaria”. Riguardo al problema dei detenuti con disabilità, rimarca come in diversi istituti di pena a questi detenuti non venga garantita sufficiente attenzione. In commissione è intervenuta anche Mariachiara Gentile di Antigone, associazione che opera a tutela dei detenuti. Anche per Antigone uno degli aspetti centrali del trattamento rieducativo del detenuto è rappresentato dal lavoro.

“I numeri in Emilia-Romagna sul lavoro in carcere – sottolinea Antigone – non sono buoni, dato che i detenuti attivi arrivano a circa il 30%, di cui circa il 6% alle dipendenze di datori esterni. Il dato è basso anche sulla formazione, tanto che coinvolge solo il 9% circa dei detenuti

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