Parma Calcio, 22 giugno 2015 – 22 giugno 2017: dalla morte alla Resurrezione

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“Due anni fa ero fuori dal tribunale da SOLO , ed ho subito la sconfitta più pesante della mia vita …..a distanza di due anni sono qui,felice a festeggiare il ritorno in serie B. Quanto sia stata dura lo sappiamo ma l’importante è che ne sia valsa la pena ….IO E TE COME NELLE FAVOLE ….”.

Alessandro Lucarelli commenta e ricorda così quanto accadde il 22 giugno di due anni fa: l’ultimo incontro col giudice fallimentare e il comitato creditori, le aste andate deserte, nessuna offerta d’acquisto per salvare Parma Fc mantenendolo in serie B, il fallimento.

Un incubo iniziato con l’ingresso in Europa League sul campo ma le porte sbarrate dall’Irpef non pagata fino al fallimento, decretato il 19 marzo.

Prima del 19 marzo, tante promesse non mantenute: le scenette plateali di Tommaso Ghirardi, la cessione a Pietro Doca, la conferenza farsa di Dastraso Holding, Giordano junior e senior, Rezart Taci e Ermir Kodra, Giampiero Manenti.

Sei presidenti farlocchi, fino all’ultimo, Manenti, che ha acquistato Parma Fc per un’euro da Taci, lo stesso Taci che aveva già bidonato il Milan prima, il Bologna poi.

Manenti, inseguito e fischiato dai tifosi per il centro città, dichiarato dal sindaco Pizzarotti inaffidabile, Manenti arrestato perchè voleva salvare il Parma con le carte di credito clonate.

Poi, il 19 marzo, il fallimento. Le aste fallimentari dal notaio Almansi, cinque. L’ultima il 8 maggio. Tutte deserte. Di nuovo due pretendenti. Due, come ai tempi del crack Parmalat. All’epoca Sanz e Valenza, poi Mike Piazza e Giuseppe Corrado. Interessamenti fatti di parole e promesse, ma di zero offerte.

Troppi i debiti, troppe le pendenze con piogge di giocatori tesserati e mai nemmeno visti a Collecchio. Troppe grane da mettersi in casa. Mike Piazza poi ha comprato la Reggiana, Corrado il Pisa. Ai posteri, la sentenza.

Dicevamo il 28 maggio l’ultima asta, deserta. 

Tra un’asta e l’altra scioperi dei calciatori, l’Aic nella persona di Tommasi sempre in città, le promesse (vane) di Tavecchio, la vittoria epica sulla Juve al Tardini. L’esercizio provvisorio che finisce.

Il 22 giugno Lucarelli che esce in lacrime: è finita.

Ma ogni fine è un nuovo inizio, disse un saggio. E proprio Nuovo Inizio, sette imprenditori affiancati dall’azionariato popolare, il primo luglio del 2015 hanno presentato il Nuovo Parma, ricevuto le chiavi del Tardini e il titolo sportivo del Parma dal Comune, che lo detenva dopo il fallimento, iniziato la risalita marchiata Scala, Presidente, Minotti, diesse, Apolloni, allenatore.

Hanno fatto una cavalcata, la serie D vinta senza nemmeno accorgersene. Hanno ricomprato all’asta titolo sportivo, nome, trofei. Ricostruito una storia troppo bella per andare persa, anche se era stata messa all’asta pezzo a pezzo, panchine e attrezzi compresi.

Poi il terremoto tecnico, la fatica, la vittoria epica di Firenze. Bella, sentita, emozionante come forse solo Wembley, la prima Coppa, quella che non ti aspetti. Perchè in due anni abbiamo imparato che nulla è dovuto, nulla scontato.

Due anni, pare ieri ma anche una vita fa. Due anni, per arrivare sul pianerottolo da cui imboccare l’ultimo gradino, quello per la serie A.

Due anni esatti dopo, ecco un colosso cinese pronto a portare il Parma “dove negli ultimi 15 anni nemmeno abbiamo sognato” – parola di Marco Ferrari, che di Nuovo Inizio è stato anima, a cui va il grazie più grande.

Due anni fa il Capitano era solo, fuori da un Tribunale. Contro chi lo ha condotto lì la giustizia emetterà la propria condanna, quella sportiva ha già provveduto alla radiazione, quella dello sport, farà vendetta con il ritorno tra i grandi. Oggi il capitano è “io e te insieme, come nelle favole”.

 

 

 

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