Omicidio di Kelly e Gabriela, Turco accusato anche di sfruttamento della prostituzione e stalking

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Omicidio premeditato e aggravato dalla crudeltà, sfruttamento della prostituzione, stalking, ricettazione, falso e violazione dei sigilli.

Questa la sfilza di accuse che la Procura contesta a Samuele Turco, accusato di aver brutalmente ammazzato con la complicità del figlio Alessio (accusato solo di omicidio premeditato aggravato) Gabriela Altamirano e Luca Manici, per tutti Kelly, nel casale di San Prospero gestito dalla trans parmigiana, la notte di Natale.

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Turco, ex fidanzato di Gabriela, era stato prima complice della donna nella frequentazione dei locali per scambisti, poi, sull’orlo del fallimento con il proprio ristorante, aveva iniziato a sfruttarla, costringendola a prostituirsi per mantenerlo.

E proprio l’addio della donna potrebbe aver fatto scattare in Turco la follia omicida, perpetrata con la complicità del figlio. Ma non sono queste le sole, pesantissime accuse (da sole possono costare l’ergastolo) contestate dalla Procura: c’è anche lo stalking, nei confronti di Gabriela Altamirano e della figlia ventenne Luana Bugliarello.

Poi c’è quella carta d’identità valida per l’espatrio smarrita tre anni fa da un uomo, e trovata a casa di Turco con apposta la propria fotografia, alcuni assegni la cui provenienza potrebbe dire di più delle attività sordide e folli dell’uomo.  Infine, la violanzione dei sigilli, al casale.

La perizia psichiatrica – Turco è rimasto in silenzio davanti alla sfilata di accuse, il figlio Alessio è rimasto in carcere a Reggio, senza assistere all’esame probatorio: entrambi verranno sottoposti a perizia psichiatrica dal Dott. Renato Ariatti, lo stesso che sta valutando Luigi Colla, killer di Elisa Pavarani. Il medico avrà novanta giorni di tempo per esprimersi: Turco padre e Turco figlio erano in grado di intendere e volere? La pazzia potrebbe essere la loro unica salvezza, in attesa di comprendere con precisione il ruolo di Alessio, il ventenne che viveva nel proprio mondo, ora rinchiuso in una cella e nel proprio silenzio.

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