Giuffredi: “Tutto quello che non sapete sul fascismo a Parma”

0

L’ultima fatica firmata dallo studioso Massimo Giuffedi  “Un regime di notabili: il potere a Parma durante il fascismo”, editore Bfs Pisa,  è stato presentaro sabato presso la sede del Centro studi movimenti di Parma.

L’autore, con  Dianella Gagliani, una delle studiose più importanti della storia del fascismo italiano, ha illustrato le linee guida della propria ricerca. Ricerca iniziata nel 2015, quando il centro studi ha pubblicato un testo su Resistenza e guerra a Parma scritto a più mani. Tra gli autori del volume presente anche  Massimo Giuffredi, che dal capitolo precedentemente scritto è riuscito, in quasi due anni di lavoro, a elaborare un libro tutto suo. Lavoro, quello di Giuffredi,  molto importante: sul fascismo a Parma c’è pochissimo,per la storiografia locale è davvero raro come contenuto. Rara anche I’immagine della copertina, tratta dall’archivio dell’Istituto storico contemporaneo.

Nel libro è presente uno schizzo interpretativo della storia di Parma concentrato sul fascismo, che va dai primi anni in cui è nato il movimento dei fasci, fino alla nascita del partito democristiano. Offre elementi di riflessioni sulla storia della provincia. “Il titolo è significativo, subito Giuffredi ci dice la sua interpretazione – ha dichiarato la Gagliani-  a Parma il fascismo non vince subito, non riesce ad affermarsi come movimento ma come regime. Il movimento è qui debole, riesce ad affermarsi solo a Busseto e qualche altra provincia”.

Giuffredi_

Questo dato risulta molto importante, in quanto dimostra che il fascismo si è insediato solo tramite un compromesso, giunto negli anni 25-26. Ciò comporta una limitazione per le persone più influenti della città: se in precedenza il notabilato aveva sempre potuto dire la sua, da questi anni in poi è costretto a rinunciare alla propria libertà.

Gli uomini del potere notabiliare perdono autonomia. Il ceto dei potenti (o notabili) cerca inizialmente di resistere, fino all’ammissione di non essere più classe una classe egemone. “In Cambio della sconfitte del liberalismo – ha ricordato l’autore-  ottengono la pace sociale e la conservazione del potere sulla provincia. Rinunciano a loro stessi come ceto egemone: il centro del potere si trasferisce a Roma”.

La scrittura elegante e precisa del Giuffredi mostra molte questioni ancora non conosciute e ne mostra tante altre da ricercare. Ricerca, che come augurato dallo studioso stesso, non tarderà a mancare.

(Sonia Tondolo)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here