In ricordo del Tarson

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(Jack Albi e Maurizio Marchinetti da StadioTardini.it) – Uno dei massimi capolavori lo fece il Tarson quando a San Remo con Radio Malvisi intervistò Gigi D’Alessio ed esordì con un “scusi, ma lei è un po’ terrone?”. Ma per descrivervi minimamente il personaggio dovrei scrivere la Treccani. Lascio per ora, ma credo che non finirò mai di raccontarlo, il ricordo, il coccodrillo, a Jak Albi, suo amico di vecchia data, grande tifoso Crociato, poeta e scrittore.

Uno dei figli piú amati di Fidenza ci ha lasciato: si é portato ondeggiando al centro del palco, ha posizionato il microfono sull’asta, lo ha spento e salutando con ampi gesti della mano è uscito di scena. E lo ha fatto in una sera umida di Ottobre, una di quelle dove le prime foschie camuffano paesaggio e orizzonte diffondendo nell’aria quel tipico mix di terriccio e corteccia. Sì, se ne é andato quando tutti noi aspettavamo l’ultima canzone, una canzone che doveva ancora scrivere, una canzone che sarebbe stata la più bella.

E come sempre Mauro ha fatto rumore. Molto rumore (come quando 30 anni fa in qualche fumoso locale borghigiano in compagnia del “re dei maestri” Long Joe gettò le basi per creare quel capolavoro artistico chiamato STIRON RIVER).

Da allora moltissimi anni sono passati e questa bizzarra, poliedrica band ha calcato centinaia di palchi producendosi in un numero impressionante di concerti strappando risate e applausi, ma soprattutto coinvolgendo il pubblico facendolo diventare un tutt’uno con lo show, con gli artisti.

Quello che ha sempre colpito di Mauro Terzoni era il viscerale attaccamento per la sua città, un sentimento puro e sincero: un autentico patto d’amore. E Fidenza (tutta) in questi giorni lo ha ricambiato con un ondata d’affetto senza precedenti.

Un senso di vuoto profondo pervade tutti noi: una chiara e dolorosa consapevolezza. Fidenza non sarà mai più la stessa.

E per chiudere codesto articolonzo vi voglio parlare per un attimo della persona, dell’uomo che si nascondeva dietro le quinte di uno spettacolo durato cinquantotto anni. Mauro aveva la rara empatia delle persone sensibili ed umane. Ti leggeva dentro e ti capiva, condivideva le tue debolezze senza servirsene, cosa rarissima. Così in un attimo ti entrava dentro e non te ne potevi più liberare, lo sentivi vicino e prezioso, un “amico a prima vista”. La sua vita vissuta sulla lama di un rasoio era per soccorrere i deboli, per trovare soluzione alle miserie umane, per strapparti un sorriso, per liberarti la risata, quasi che per lui vederti ridere fosse anche un po’ vederti vivere. Come se la tristezza del mondo fosse il drago da sconfiggere per liberare la felicità prigioniera in ognuno di noi. Ecco, la sua Crociata (anche la maglia, non solo la missione) per liberare il suo piccolo mondo dalla tristezza non è vinta, ma la guerra non è ancora conclusa. Io e Jack Albi, insieme ad un altro manipolo di farneticanti folli, raccogliamo le sue armi e continueremo imperterriti a credere che la vita non è una tragedia, ma una commedia, ed ogni volta che strapperemo un sorriso avremo vinto una battaglia.

Perché Mauro Terzoni detto Tarson non è vissuto invano, ha seminato allegria e ci ha lasciato una pesante eredità spirituale. Non chiediamoci perché, in fondo, come direbbe Seneca: Intra peritura vivimus (“viviamo tra cose destinate a morire”). Ecco. Jack Albi e Maurizio Marchinetti da StadioTardini.it

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