La terza industria d’Italia? È il gioco d’azzardo. Ecco i suoi numeri

Aziende, lavoratori, sbocchi occupazionali: il gambling tricolore è in costante crescita. Ma c’è chi vorrebbe fermarlo

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5 mila aziende, 120 mila punti vendita, oltre 6 mila punti autorizzati. Sono questi i numeri del gioco d’azzardo italiano, una macchina sempre più prospera, un settore sempre più fiorente. Gliesperti d’economia, già in una inchiesta pubblicata nel lontano 2011, parlavano del gambling come della terza industria nazionale dopo i colossi di Eni e Fiat,.

La filiera italiana, che rappresenta oggi il 15% del mercato europeo, il 5% di quello mondiale e quasi il 23% di quello relativo al gioco online, impegna qualcosa come 150 mila/ 200 mila persone. Dipendenti dei concessionari, innanzitutto, ma anche gestori e produttori di macchine, rappresentati e installatori, lavoratori che fanno parte dell’indotto, impiegati nei punti vendita. Tra le figure professionali più qualificate e più in crescita di questo settore, però, c’è soprattutto quella del croupier dei casinò, il lavoro simbolo di tutto il settore. La sua figura, infatti, rappresenta sia la modernità che la complessità del mondo dell’azzardo. Tra le competence skills che si devono possedere c’è innanzitutto l’alto gradi di concentrazione, che ti permette di rimanere lucido e glaciale anche nelle situazioni più spinose, e la sicurezza in sé stessi, unita ad una buona dose di leadership. Poi la conoscenza delle lingue straniere, visto che i croupier oggi lavorano soprattutto all’estero, la capacità di calcolare in fretta e in maniera giusta, il sapersi rapportare con il cliente, avere belle presenza e velocità nei movimenti. Lo stipendio base di questa figura professionale si aggira sui 1.200 € ma attraverso gli scatti di carriera e le varie promozioni si può arrivare addirittura ai 5.000.

Numeri e curriculum importanti, che testimoniano come il mondo del gambling sia qualcosa di estremamente complesso e allo stesso tempo redditizio. Al suo interno troviamo anche programmatori e grafici, impegnati a offrire all’utenza slot e giochi sempre più interattivi, ma anche esperti di cyber-security, contabili, esperti di informatica.

Figure professionali che sono state messe a repentaglio dal varo del Decreto Dignità e sulle quali ha rincarato la dose il senatore del Movimento 5 Stelle Giovanni Endrizzi: “Se l’azzardo non ci fosse o fosse più limitato, ci sarebbero altri consumi, altri settori che ne beneficerebbero – ha spiegato il grillino – e altre opportunità occupazionali. Non ho mai avuto posizioni proibizionistiche draconiane. Quando dico che il machine gambling deve tornare nei casinò non dico che la gente che oggi lavora in questi settori deve finire sul lastrico. Ma che le aziende devono essere convertite”.

Anche il Governo Conte Bis promette guerra al gioco d’azzardo. Anche se le casse erariali continuano a beneficarne, anche se offre lavoro a quasi 200 mila persone. Prima di promuovere misure proibizioniste bisognerebbe partire proprio da queste considerazioni.

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