“Caso Macachi” – Minacce e un proiettile agli studiosi del progetto Lightup

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È una vera e propria escalation di minacce quella che sta bersagliando i ricercatori impegnati nel progetto LIGHTUP, finanziato dall’European Research Council e condotto dalle Università di Torino e Parma: un progetto, passato al vaglio di tutte le norme vigenti, che mira a validare procedure riabilitative che permettano il recupero della vista a pazienti ciechi in seguito a una lesione al cervello, e che prevede una sperimentazione sui macachi.

I Proff. Marco Tamietto dell’Università di Torino e Luca Bonini dell’Università di Parma sono stati bersagli di un crescendo di minacce che vanno dall’aggressione personale da parte di militanti animalisti a falsità diffuse ripetutamente sulle attività sperimentali programmate nel quadro di stringenti normative vigenti. L’ultimo episodio di eccezionale gravità consiste in una lettera anonima indirizzata al Prof. Tamietto con minacce di morte e un proiettile. Gli Atenei di Torino e di Parma hanno da tempo provveduto a tutelare il lavoro e la onorabilità dei ricercatori anche in sede giudiziaria.

La posizione dei due Atenei –Le Università di Torino e di Parma esprimono solidarietà e vicinanza ai Proff. Tamietto e Bonini. Tali manifestazioni di minaccia dell’incolumità della persona travalicano qualsiasi confronto democratico su opinioni che, sia pure divergenti, possono essere ammissibili nel contesto di una libera discussione pubblica. Per la ricerca scientifica e per le sue ricadute positive, tali posizioni risultano comunque dannose, essendo basate su affermazioni aprioristiche e disinformative che, oltretutto, vanno anche ad alimentare azioni violente di frange aggressive. Chi sostiene queste opinioni (anche se in buona fede) e non si dissocia chiaramente dalle minacce di violenza fisica e verbale, destituisce di qualsiasi legittimità e attendibilità le proprie opinioni».

Il progetto LIGHTUP èstato approvato nei suoi aspetti scientifici ed etici dallo European Research Council, dai comitati etici e dagli Organismi Preposti al Benessere Animale (OPBA) delle Università di Torino e di Parma, oltre che dal Ministero della Salute. Tutti questi organismi indipendenti hanno riconosciuto il valore del progetto e l’impossibilità di perseguirne gli obiettivi di conoscenza e intervento clinico senza una preventiva sperimentazione su animale oltre gli studi (non invasivi) su soggetti umani. È bene sottolineare come l’Italia sia il Paese con la legislazione più restrittiva d’Europa in materia di sperimentazione animale.

Gli Atenei di Torino e di Parma hanno redatto e pubblicato un FACT-CHECKING sul testo della petizione LAV per smentire una reiterata disinformazione comparsa in rete.

La prestigiosa rivista internazionale “Science” ha pubblicato nei giorni scorsi sul suo sito un articolo sulla grave campagna di disinformazione messa in atto da alcune associazioni animaliste nei confronti del progetto LIGHTUP. L’articolo cita, inoltre, la dichiarazione di Elena Cattaneo, neuroscienziata di fama internazionale e Senatrice a vita, che definisce“il caso molto preoccupante”.

La posizione della Limav – In merito al progetto di ricerca denominato “Lightup” che prevede una lesione della corteccia visiva primaria in 4 o 6 macachi della specie Macaca mulatta, condotto dall’Università di Torino in collaborazione con quella di Parma, dove sono detenuti i macachi, finanziata con 1.994.212 euro dall’European Research Cuncil, di cui 1.067.288,37 euro all’Università di Torino, con finanziamenti europei (quindi anche nostri), con parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità e autorizzato dal Ministero della Salute, la LIMAV Italia OdV, (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione), associazione riconosciuta del Terzo Settore a cui aderiscono medici, veterinari, biologi, psicologi e altri laureati in discipline scientifiche, ha richiesto il protocollo di sperimentazione ai diretti interessati per poter argomentare scientificamente gli esperimenti che alcuni ricercatori si ostinano ad effettuare ancora oggi su specie animali diverse dalla nostra (in questo caso macachi), non considerando i progressi delle tecniche di ricerca human based, cioè basati su organi e tessuti di origine umana o sistemi che li simulano in vitro ed in silico, che sicuramente, come già dimostrato, danno risultati affidabili e certi al contrario di metodi che non possono chiamarsi scientifici, in quanto fuorvianti e del tutto inutili al progresso della scienza.

In attesa di ricevere il protocollo sperimentale, faccio alcune brevi considerazioni in base alla sintesi non tecnica del progetto di ricerca che è già avviato dal 01/10/2018 e si completerà il 31/07/2023 e presentata al Ministero della Salute. In questa sintesi non tecnica è scritto negli obiettivi del progetto: “Rendere consapevoli abilità visive residue rese inconsce da una lesione della corteccia visiva primaria, validando un protocollo clinico-riabilitativo applicabile al paziente umano”. In verità non è possibile validare un protocollo clinico-riabilitativo che si possa applicare all’uomo in quanto non esistono le condizioni scientifiche per farlo, come per esempio la riproducibilità e la trasferibilità alla specie umana, che ha meccanismi neurofisiologici e neuroanatomici molto differenti rispetto alle altre specie; una per tutte ad esempio la proprietà di linguaggio, che è caratteristica della sola specie umana.

Nella descrizione del livello di sofferenza atteso è scritto: “1) stress moderato e temporaneo; 2) complicanze post-chirurgiche; 3) reazioni infiammatorie locali a livello degli impianti” e subito dopo è scritto “si ritiene cautelativamente opportuno stimare il livello di sofferenza atteso come grave”!!! Anzitutto non è vero che un impianto corticale causa uno stress moderato e temporaneo, prova ne è il fatto che nella frase successiva si contraddicono scrivendo che il livello di sofferenza è grave! Provate a inserire un impianto corticale nel cervello di un uomo (che secondo loro è simile al macaco) e poi chiedetegli cosa ne pensa! Ed inoltre perché alla fine dell’esperimento è prevista la soppressione dei macachi, se nel titolo della ricerca è scritto che è previsto “il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale” (ammesso che questo sia possibile)?

Ed ancora, se “il progetto prevede una lesione unilaterale della corteccia visiva primaria”, come è possibile “ripristinare la consapevolezza visiva da applicare poi su pazienti con cecità corticale”? Chi glielo dice a questi “scienziati” che i macachi avranno la stessa consapevolezza visiva della specie umana? Forse pensano anche ad un impianto delle corde vocali nei macachi per farsi dire cosa ne pensano e come vedono!?

Insomma, le due pagine di sintesi non tecnica sono un riassunto di errori e contraddizioni, che solo questi bastano a capire l’assurdità di aver finanziato, approvato e autorizzato un esperimento che non porterà nessun progresso alla scienza, ma solo sofferenza in una specie animale che loro stessi definiscono avere “notevoli omologie anatomo-funzionali” e quindi capaci di provare dolore come la nostra specie.

A proposito di dolore, se “il cervello non è un organo sensibile e non ha recettori per il dolore”, come è scritto in una nota stampa del 05/06/2019 dell’Università di Torino, perché sempre nella sintesi non tecnica è scritto che l’esperimento verrà condotto in anestesia generale? E sempre nella nota stampa, se “questa operazione ha un impatto minimo e l’animale resterà in grado di vedere e spostarsi normalmente nell’ambiente, alimentarsi ed interagire con i propri simili”, perché descrivendo le misure che intendono attuare per ridurre al minimo il danno inflitto agli animali, scrivono che cercheranno “di ridurre al minimo il danno arrecato e l’impatto di possibili eventi avversi”? Quindi sono coscienti che arrecheranno un danno che forse sarà irreversibile e che saranno possibili eventi avversi che non possono prevedere in questo tipo di esperimenti!?

Questa sintesi esprime opinioni scientifiche in attesa di “vedere” il protocollo sperimentale ed evitare che alcuni ricercatori rendano “ciechi” i macachi e la scienza. Ma… tranquilli… nella nota stampa hanno scritto che “gli animali non verranno resi ciechi, sarà invece prodotta una macchia cieca”, come quella che viene prodotta nella ricerca scientifica con questo tipo di esperimenti.

Dott. Maurilio Calleri, medico veterinario, presidente LIMAV Italia OdV

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