Dal 2010 al 2012 il clan ha emesso oltre 50 milioni di false fatturazioni accertate: ecco i numeri della cosca Grande Aracri, incassi da capogiro grazie a società ad hoc, teste di legno e fatturazioni false.
Società sparse in gran parte tra Reggio Emilia, Parma, Bassa Lombardia e Crotone intestate a prestanome: aziende edili, di trasporti, meccaniche, ma scatole vuote che fatturavano e basta, facendo capo a prestanome e senza dipendenti.
Le fatture poi venivano utilizzate per ottenere dalle banche finanziamenti a un tasso inferiore rispetto a un finanziamento personale, sconti fatture e anticipi.
Tra i prestanome della cosca c’era il salsese Giuseppe Manzoni, condannato a 7 anni per false fatturazioni e intestazioni fittizie.
C’erano poi anche le truffe per sfruttare le agevolazioni fiscali previste dalla normativa europea sull’Iva. “Il meccanismo fraudolento si avvale dello sfruttamento delle società cosiddette cartiere – spiegano i giudici -. Dette società vengono interposte alle transazioni commerciali, nello specifico a transazioni che avvengono tra un’impresa italiana e un’impresa residente all’interno di un paese dell’Unione europea. Questo tipo di frode permette la realizzazione di un guadagno sulla base di un diritto, fittizio, a detrarre l’Iva su ciò che viene acquistato sfruttando il regime provvisorio fissato dal 1993 per abbattere le barriere agli scambi”.