Ciclismo, passione degli italiani

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L’amore degli italiani per il ciclismo è sempre stato divorante. Basti pensare a quanto accadde nel 1948, quando un Paese ormai sulla soglia della guerra civile dopo l’attentato al segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, fu ricondotto a più miti consigli dall’arrivo della notizia della vittoria riportata da Gino Bartali al Tour de France.

Oltre a tifare, però, gli italiani hanno sempre usato la bicicletta, che del resto era un mezzo di trasporto tradizionale quando lungo la penisola il possesso di un’automobile rappresentava un lusso.

Un amore che prosegue ancora oggi, con un gran numero di nostri connazionali sempre pronti a indossare i panni adatti a fare la classica sgambata o anche ad utilizzarla per spostarsi più rapidamente in città e contribuire così a tenere sotto controllo livelli di smog spesso troppo elevati.

L’industria della bicicletta continua a tirare

L’amore per la bicicletta non fa bene solo a chi lo pratica, ma anche al sistema produttivo. Lo testimonia l’ABiCi il secondo rapporto di Legambiente che presenta una serie di dati in grado di chiarire ulteriormente il quadro.

Basti pensare al proposito come nel nostro Paese ammonti a circa sei miliardi di euro il valore economico annuale prodotto dalla bicicletta. Un dato che però ove scorporato e integrato con nuovi indicatori, ad esempio il contenimento della spesa sociale per la sanità, di quella derivante dall’assenteismo, la costruzione delle infrastrutture e l’artificializzazione del territorio, fornirebbe una proiezione su un possibile valore annuale tale da attestarsi a quota 23 miliardi di euro.


Un giro di affari vertiginoso, che peraltro secondo gli estensori del rapporto, potrebbe essere ulteriormente aumentato ove si riuscissero a bypassare alcune strozzature. A crescere soprattutto il segmento di accessori e ricambi, come portabici auto, caschi per sicurezza, telecamere da installare sulla bici, abbigliamenti tecnico, gadget vari per la propria bici.

Mancano le piste ciclabili

La diffusione della bicicletta in Italia può essere considerato a doppia velocità. Se infatti il Nord continua a mostrare un maggior dinamismo rispetto alla parte inferiore dello stivale, occorre anche rilevare come alcune realtà locali si dimostrino molto più ricettive rispetto ad altre. Città come Bolzano, Ferrara, Milano, Pesaro, Reggio Emilia e Treviso ormai da tempo hanno approntato una rete di piste ciclabili che permettono agli appassionati di esplicitare il loro amore per le due ruote.


Nel resto del Paese, invece esse sono spesso assenti, oppure costruite in maniera non ottimale, tanto da instillare nei potenziali utenti una sensazione di insicurezza, spingendoli quindi ad utilizzarle poco. Una carenza che si riflette in maniera notevole sulla percentuale degli spostamenti in bicicletta, sul totale di quellicon altri veicoli, che non è cresciuta nel corso dell’ultimo decennio, rimanendo bloccata al 3,6% su base nazionale, nonostante la crescita del 50%, nello stesso periodo, dei chilometri ciclabili.

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