Comitato Parma 2020- Roberti: “No polemiche pretestuose, ma basta predicare la partecipazione”

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La consigliera dei gruppo misto, Roberta Roberti, chiarisce la sua posizione portata in commissione lunedì sul comitato per il progetto Parma 2020.

“Sono d’accordo con chi ritiene certe polemiche pretestuose e totalmente inutili. – scrive Roberti- Preferisco entrare nel merito delle questioni che hanno caratterizzato la discussione in seduta congiunta Commissioni II, IV e VII lunedì scorso 10 settembre, perché costituiscono i due aspetti sui quali non condivido la visione della maggioranza e la invito ad una riflessione. Entrambi dimostrano che la partecipazione non basta predicarla, ma bisogna agirla a tutti i livelli per il bene comune.

Partecipazione come metodo di lavoro: la Commissione Cultura di lunedì 10 settembre u.s. era stata convocata già da alcuni giorni sul tema delle dipendenze e della violenza sulle donne. Venerdì 7 settembre nel pomeriggio ci arriva un’integrazione dell’o.d.g. relativa alla discussione in seduta congiunta della delibera sul Comitato per Parma 2020. In allegato il testo e lo Statuto. All’apertura della seduta siamo informati che in assenza dell’assessore la delibera ci verrà illustrata tecnicamente dal Direttore Generale Giorgi e dalla Dott.ssa Raffa dell’Assessorato alla Cultura, i quali ovviamente non avrebbero potuto rispondere alle nostre domande politiche. In aggiunta, ci viene detto che dobbiamo licenziare la delibera subito perché possa essere votata il 17 settembre in Consiglio comunale. La discussione si fa accesa. Salta il tema centrale sul quale era stata convocata la Commissione Cultura, e sento di dover di nuovo chiedere scusa alla nostra ospite Dott.ssa Antonioni per l’accaduto. Arriva l’Assessore Guerra, che risponde alle nostre domande sulla natura e sulle mansioni del Comitato, ma non ovviamente alle nostre rimostranze sul metodo di lavoro.

E su questo  invito il sindaco, la maggioranza e la giunta a riflettere: se si vuole davvero parlare di partecipazione, è necessario praticarla prima di tutto in casa propria. Spesso ci è stato detto che i tempi del Consiglio comunale non sono adatti alle lunghe discussioni e ai confronti e che sarebbe stato necessario utilizzare meglio le commissioni. La Commissione Cultura, nonostante la mole di settori importanti di cui dovrebbe occuparsi, è stata convocata sei o sette volte in 13 mesi. Sappiamo bene che Effetto Parma ha i numeri, se vuole, per fare tutto da solo, potrebbe decidere domattina di dipingere tutte le strade di giallo e nulla potrebbero fare le minoranze per impedirlo. Se invece c’è davvero la volontà di dialogo e di confronto con le minoranze, che almeno un pezzettino di Parma anche se minoritario lo rappresentano, si devono convocare più sedute per favorire osservazioni, miglioramenti e condivisione, e fare convocazioni tempestive, specie se si ha molta fretta di licenziare una delibera. E se l’assessore di turno non può venire, è indispensabile che sia presente, oltre ai tecnici, almeno uno degli esponenti di maggioranza in grado di rispondere nel merito delle scelte politiche che sono state fatte, come mi pare accada in altre commissioni. Si suppone infatti che le delibere siano frutto di un lavoro collegiale della maggioranza e della giunta e  che vengano votate a ragion veduta, non per puro ordine di scuderia.

Partecipazione come criterio di scelta: Il testo della delibera risulta davvero malformulato e non chiarisce in modo esaustivo il ruolo del Comitato, rinviando allo Statuto, che non scioglie i dubbi sulle competenze del Comitato stesso e mostra un evidente sbilanciamento nel sistema di attribuzione dei voti alle diverse componenti, favorendo i soci fondatori privati. Tra l’altro, nel corso dell’illustrazione da parte dei tecnici in Commissione, si è fatto ricorso ad esempi e si è lasciato presagire che il ruolo del Comitato non si sarebbe limitato alla gestione ed all’organizzazione in fase esecutiva degli eventi, ma sarebbe stato centrale anche in fase di selezione e calendarizzazione degli stessi. L’Assessore Guerra ha rivendicato la scelta effettuata nell’ottica di un rapporto fiduciario tra pubblico e privato, che opereranno senza dubbio per il bene della città. Personalmente rimango molto perplessa sul Comitato, che sicuramente non ha tra i suoi scopi quello di favorire la partecipazione dal basso. Non si tratta di demonizzare il rapporto con i privati, che hanno avuto un ruolo primario fin dall’inizio dell’iter che ha portato a Parma il titolo di Capitale Italiana della Cultura. Delegare è comodo, ma si perde il controllo della situazione. Comprendo che un soggetto come il Comitato a maggioranza privata dal punto di vista organizzativo e contabile sia uno strumento più snello ed efficiente della macchina pubblica, ma mi chiedo se questa moltiplicazione di attori (coordinatrice esterna, assessorato, Comitato Parma 2020) non rischi di complicare anziché snellire le pratiche e soprattutto di indebolire il ruolo centrale che l’amministrazione pubblica deve mantenere in vista di un appuntamento tanto importante per la nostra città”.

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