Disagio giovanile 2 – Parola all’esperta: “Allarme sociale, la violenza parte in famiglia”

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di Sabina Brocchi (Conseulor Professionista, docente a corsi di Conseuling)

Aggressioni per la strada, bullismo e baby gang, fenomeni sempre più dilaganti che rappresentano un vero e proprio allarme sociale. (RILEGGI GLI ULTIMI EPISODI: AGGRESSIONE IN BATTISTEROTABACCAIO AGGREDITO VIA MAZZINI – 44ENNE AGGREDITO IN VIA MAZZINI).

Da cosa dipendono? Il percorso di maturazione e di individuazione di un giovane di oggi è senza dubbio più complicato rispetto a quello di un tempo. Ribellarsi e trasgredire è sempre stato necessario per affrancarsi dalla famiglia di origine, per trovare una propria individualità e un senso di responsabilità.

Ma oggi si cresce più in fretta, bruciando le tappe e rivelando una personalità più fragile. Come mai? Spesso, i contesti familiari nei quali si ritrovano i ragazzi, sono altamente problematici e sono la causa di un disagio generazionale sempre più diffuso. Si apre uno scenario fatto di conflitti, separazioni, divorzi, composto da famiglie con situazioni sociali gravi, con scarsità di mezzi economici e culturali ma, anche da famiglie “normali”, economicamente agiate.

I “bulli” quindi, possono essere loro stessi vittime di stili di vita in cui prevalgono educazioni violente e autoritarie, frutto di contesti sociali deviati ma, anche giovani di “buona famiglia”, annoiati, lasciati soli, con figure genitoriali mancanti, che spesso compensano la loro latitanza con il benessere o con un atteggiamento iperprotettivo e giustificativo.A questo, possiamo aggiungere l’influenza della società dei consumi e dell’immagine, che, attraverso modelli aggressivi, dalla condotta spesso criminale, contribuiscono ad abbassare nei giovani la percezione della soglia della legalità, fornendo un esempio di leader prevaricante e violento.In questa desertificazione di valori e di falsi miti, i giovani si ritrovano senza confini che indichino loro dove fermarsi, senza avere dei “paletti” che li aiutino a delimitare il campo di gioco della crescita e dell’affermazione individuale.

L’adolescente lasciato solo, trova nella “gang”, sia un senso di appartenenza e di affiliazione che non trova altrove, sia una perdita dell’individualità, permettendogli di sviluppare una sorta di coperturaemotiva che lo fa sentire meno responsabile nelle azioni. Il disagio sociale e la solitudine esistenziale che avvolgono l’adolescente, diventano quindi, terreno fertile per lo sviluppo di comportamenti disadattivi tipo il bullismo, fino ad arrivare alla vera epropria “devianza sociale” che porta il minore a compiere reati.Cosa fare allora?Sarebbe auspicabile da parte degli adulti, un impegno a ricostruire figure genitoriali credibili, che attraverso un’educazione empatica e responsabile sappiano contenere il disagio emotivo ed esistenzialeche accompagna la crescita dei figli.

Compiere una vera e propria azione di prevenzione attraverso i maggiori punti di riferimento dei ragazzi, ad esempio, la scuola, la tv, i social. Prevenzione, volta a farli sentire meno soli, fornendo loro strumenti per essere capaci di incontrare e rispettare “l’altro” senza sentirsi inadeguati e aiutandoli infine, a riscoprire la fiducia insé stessi e nei loro mezzi.

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