Maxi blitz contro l’Ndrangheta: arrestato Strini, ex genero di Tanzi

22 gli indagati. Con Strini arrestato e messo ai domiciliari anche Giovanni Bello

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Arresti anche a Parma nell’operazione di contrasto all’Ndrangheta condotta stamattina dai carabinieri del Ros, su direttiva della Dda di Catanzaro. Tra i 123 indagati,  spiccano l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e l’ex assessore regionale ed ex parlamentare Nicola Adamo.

Gli indagati, 22 dei quali sono finiti in carcere e 12 ai domiciliari, sono accusati di reati che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso a quella finalizzata a truffe ed estorsione e all’illecita concorrenza. Tra questi anche due parmigiani,  uno finito in carcere e un altro agli arresti domiciliari. 

Si tratta di Stefano Strini, 52 anni, ex genero di Calisto Tanzi, che è finito in carcere. Ai domiciliari è finito Giovanni Bello, imprenditore 59enne, nato a Parma.

Stefano Strini, ex genero di Tanzi, aveva nascosto nel sottoscala, per volere del suocero diversi quadri di Van Gogh, Picasso, Monet e Manet dal valore di oltre 100milioni di euro. Sono stati ritrovati nel 2009.

Cinquantatreenne, parmigiano, ex marito di Laura, secondogenita dell’ex patron Parmalat, era stato imprenditore metalmeccanico (la sua impresa era controllata al 51% della Parmalat) e nel giugno del 2011 era stato formalmente indagato per ricettazione rispetto alla vendita di uno dei quadri del caveau di Tanzi per una cifra attorno ai 200 miliori di euro. Dai quadri ai kebab: quartiere popolare dell’Oltretorrente ha gestito per mesi un locale dove si vendevano panini.

Giovanni Bello, ex presidente della Str Trsporti Refrigerati e imprenditore nato a Parma nel 1964, è noto per essere stato coinvolto nell’operazione CocktOIL che, nel 2018, ha consentito di smantellare un’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di prodotti petroliferi.

L’operazione é stata condotta con il supporto, nella fase esecutiva, dei carabinieri dei Comandi provinciali di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dello Squadrone Eliportato Calabria.
Ventidue delle persone coinvolte sono indagate per associazione per delinquere di tipo mafioso, 9 per associazione per delinquere, 3 per associazione per delinquere finalizzata alle truffe ed altri per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Nell’ambito dell’inchiesta viene contestato anche un omicidio.

‘Ndrangheta: indagini Dda Catanzaro anche in Germania

Si è sviluppata anche nell’ambito di una squadra investigativa comune tra la Procura di Catanzaro e la Procura tedesca di Stoccarda l’inchiesta del Ros, che stamattina ha portato a numerosi arresti in provincia di Crotone.

La collaborazione italo-tedesca ha consentito di svolgere, contemporaneamente ed in collegamento, le indagini nei due Paesi, con acquisizione in tempo reale degli elementi indiziari risultanti nelle distinte attività investigative. Eurojust, attraverso il componente nazionale italiano, ha garantito un costante raccordo operativo con l’Autorità giudiziaria straniera coinvolta, oltre che mediante la costituzione della squadra investigativa comune, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.

Grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alle analisi delle segnalazioni della Banca d’Italia e alle indagini svolte in Germania, l’attività investigativa avviata nel 2018 dal Ros è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico-imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice al cui vertice si pone la famiglia Megna.

I pm guidati dal procuratore Nicola Gratteri hanno ricostruito gli interessi illeciti degli esponenti della cosca crotonese nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza, security e del gaming attraverso l’imposizione di videopoker alle sale scommesse e la loro gestione tramite prestanomi.

I tentacoli dei Megna hanno interessato le province di Parma, Milano e Verona dove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra.

Ai domiciliari è finito l’imprenditore austriaco Josef Wieser, di 59 anni, che grazie alla ‘ndrangheta avrebbe ottenuto la creazione di una rete di produzione per la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, approfittando della capacità economica della cosca di offrire coltivazioni estese e attrezzature, messe a disposizione sul territorio, in condizioni di mercato largamente favorevoli. I pm hanno accertato, inoltre, che la cosca avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbe riuscita a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del pos.

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