Processo Pesci, difesa all’attacco: “La strumentalizzazione mediatica della vittima fa solo del male a tutti”

Pronto un esposto al Ministero dell’ Interno, al Ministero della Giustizia, alla Procura di Parma e alla commissione pari opportunità in merito al trattamento dei dati sensibili inerenti il processo

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Il processo contro Federico Pesci non si è concluso con la condanna a otto anni e sei mesi dell’imprenditore accusato dello stupro di una 21enne.

Trapelano infatti informazioni che la difesa non solo starebbe lavorando al processo d’appello, ma anche ad un esposto al Ministero dell’ Interno, al Ministero della Giustizia, alla Procura di Parma e alla commissione pari opportunità in merito al trattamento dei dati sensibili inerenti il processo.

Sarebbero infatti stati violati, dall’operato della squadra mobile, i diritti sanciti dalla Corte europea dell’uomo e dalla Costituzione a tutela dell’indagato ma soprattutto della parte offesa.

Nel dossier ricco di materiale sarebbe contestata la divulgazione del video girato nella casa di Pesci la mattina dell’arresto diffuso a tutti i media locali e nazionali, insieme a numerose e dettagliate descrizioni della presunta violenza, una violenza ulteriore, ma non solo.

Solitamente degli indagati per stupro vengono date le iniziali, soprattuto a tutela delle vittime, in questo caso ne sono stati diffusi nome e foto.

Un’eco mediatica devastante, come si evince dall’intercettazione drammatica in cui i genitori delle ragazza esprimono dolore e rabbia per la divulgazione delle notizie inerenti la figlia.

Notizie amplificate dall’apertura ad hoc della pagina Facebook della questura di Parma, inaugurata proprio dai video dell’arresto.

Una strumentalizzazione mediatica di una presunta violenza, diventata violenza fine a se stessa quando il processo è stato celebrato sui giornali prima che in aula.

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