Federico Pesci condannato a otto anni e sei mesi

Il piemme aveva chiesto nove anni. Dovrà rimborsare anche le parti civili

0

Processo contro Federico Pesci: atto finale.
Dopo quasi tre anni dall’arresto dell’imprenditore, accusato dello stupro in concorso con un pusher nigeriano di una prostituta 21enne, ecco l’ultima udienza del primo grado.

La sentenza di condanna: 8 anni e sei mesi e il rimborso a tutte le parti civili.

Tre anni si riassumono in poco più di un’ora: il tempo del collegio di sentenziare sulla vita di un’uomo che ancora si chiede perché il mondo gli è crollato addosso.

Dopo le lunghe arringhe difensive di Fabio Anselmo e Mario L’Insalata, parola all’accusa.

Ma l’impressione è che le lunghe arringhe difensive siano cadute nel vuoto.

Non è servito dimostrare che la presunta vittima rispondesse affettuosamente all’imputato mentre evitava di parlare con la Polizia, non sono servite le foto inviate, i dialoghi affettuosi.

Tre anni di processo, di prove ignorate, verbali stralciati, migliaia di motivazioni addotte per annullare accuse flebili, caduti a vuoto.Tre anni per dare ragione all’accusa.

E forse si faceva prima a chiudere le porte della colpa sulle spalle di Pesci e della sua vita spazzata via subito, senza versare parole cadute nel nulla.

Come sempre presente l’imputato, in blu più chiaro del solito, camicia e cravatta al posto del dolcevita d’ordinanza, scarpa inglese, volto tumefatto da stanchezza, stress e paura.

Apre il PM, Dr. Bianchi, che contesta la linea difensiva, afferma che i continui spostamenti della ragazza non bastano a contestarne prognosi e violenza subita.

Afferma che la difesa grida al complotto, parla di metodi alla CSI.

Poi, incalza: “il complice di Pesci, Wilson Ndu Anyem, è già stato condannato in via definitiva a più di cinque anni con il rito abbreviato. Facendo i conti, trovo corretta la pena che ho chiesto, di nove anni. Condannarlo sarebbe una mozione di giustizia per dimostrare che l’italiano, imprenditore, ricco,  che si può permettere la miglior difesa non la fa franca”.

Prende poi la parola l’Avv.Cappelluto, che difende la vittima: “Chiedo un inasprimento della pena. Era un onere dell’imputato sapere che lei voleva fermarsi, che lei voleva che lui si fermasse. Avevano concordato una modesta prestazione, lo dice anche la cifra pattuita, non un rapporto a tre”.

Parla un sindacato o un avvocato? Chi stabilisce il tariffario?

“La ragazza è stata manipolata da un uomo adulto, aveva paura di conseguenze gravi e non si è ribellata. Si prostituiva da meno di un anno… era  poco esperta. Quando l’imputato le ha detto “di che ti piace”, lei lo ha detto perché intimorita da due uomini forti.”

“Non c’è prova del consenso informato, del diniego, invece, si. Indubbia la violenza subita, ha chiuso il legale- esprimendo solidarietà alla dottoressa Paolillo che si è vista denunciata nell’ambito processuale”.

Ed ancora, senza tregua. “E’ vero che il QI della vittima è risultato essere 78 (un punteggio sotto la media ndr) e non 102 come peritato, ma la ragazza è comunque in fascia normale”.

In fascia normale, ma vede un lupo, mani insanguinate che la inseguono. Non una cosa “abituale”, ma per il legale la ragazza sarebbe stata in grado di deporre. “Sul lupo si è ironizzato molte volte, troppe – dice. Ma nell’ immaginario comune è una figura rassicurante che tanti ragazzini vedono, una cosa amichevole…mica sogna di portarlo a spasso o altre stranezze”.

L’avvocato Anselmo strabuzza gli occhi, si sforza di tacere sotto la mascherina.

“Due tentativi di suicidio dopo l’incidente probatorio e dopo le dichiarazioni spontanee fanno capire che il suo quadro è complesso, delicato” – chiude Cappelluto.

Poi tocca al legale del centro anti violenza. “Pesci era disposto a patteggiare perché sa di essere colpevole.

Pesci ha un ego espanso, si autocelebra tramite il sesso, cerca sottomissione, non gli interessa avere in consenso. Le risate della vittima che si accavallano nelle intercettazioni sono per togliersi dall’imbarazzo, non di felicità”.

Poi cita 50 sfumature di grigio, che “ha fatto male agli uomini, rendendo prassi non chiedere il consenso a una donna, non fermarsi neanche se viene chiesto.

Si, un romanzo, citato alla faccia della vita di più persone.

Lega frusta e scopa come se non ci fosse un domani, dice Pesci in un’intercettazione” – chiude il legale.

L’imputato si agita, soggiunge “sono bugie, non c’entra nulla, sono telefonate con altre persone”. Il volto e gli occhi sono di piombo. Pausa.

Poi Anselmo, che risponde all’accusa del PM Bianchi di aver gridato al complotto: “Se si è ritenuto di ascoltare le intercettazioni della “vittima” evidentemente non era ritenuta così affidabile. È una calunnia parlarmi di CSI, darmi del complottista.

È stato lo stesso dirigente della mobile a dire ai genitori della ragazza che era intercettata.

Una ragazza fragile. Vittima della vita e di se stessa, che nel baratro tocca e trascina chi trova.

Ma non è servito raccontarlo per un sentenza che non fosse figlia della città e dei suoi poteri forti. Scritta prima che iniziasse il dibattimento.

Infatti parola al collegio. Sentenza. Pesantissima. Ora si attenderanno le motivazioni, per partire con la nuova guerra: l’appello.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here