Una truffa durata 4 anni – Interventi fasulli e costi gonfiati per truffare il Sistema Sanitario: maxi sequestro alle Piccole Figlie, nei guai direttore sanitario e un medico

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Operavano i pazienti al ginocchio, ma “raccontavano” di averli operati all’anca o al femore, per ricevere rimborsi doppi dal SSN. Nei guai, un ospedale privati, il suo direttore sanitario e un dirigente medico  per truffa aggravata e falsità materiale ed ideologica. 

Nella mattinata di venerdì i Nas hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Parma nei confronti di un ospedale privato accreditato parmense.

Il provvedimento scaturisce da una complessa indagine denominata “HIP LARS” -coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma (PM dott.ssa Dal Monte) e condotta dai NAS, anche con la collaborazione del Nucleo Aziendale di Controllo della locale Azienda USL- che ha consentito di raccogliere gravi indizi a carico del direttore sanitario e di un dirigente medico della suddetta struttura sanitaria per i reati di concorso in truffa aggravata e falsità materiale ed ideologica commessa da pubblico ufficiale per fatti riferiti ad un arco temporale compreso tra gli anni 2013 e 2017.

Dalle indagini è infatti emerso che l’attività delittuosa veniva attuata mediante la procedura prevista per il rimborso delle prestazioni sanitarie eseguite da strutture pubbliche o private (purché accreditate), che, in seguito all’elaborazione dei codici d’intervento per prestazioni sanitarie inseriti dal dirigente medico responsabile della dimissione e verificati dal dirigente medico addetto a tale controllo (primario/direttore sanitario), trasforma gli atti clinici complessi in un valore economico definito. 

Nel corso delle investigazioni è stato possibile documentare, anche mediante una articolata consulenza tecnica sugli atti, che tutte le operazioni chirurgiche effettuate sull’articolazione del ginocchio, relative alla riparazione e/o alla sostituzione dei suoi legamenti, definite “interventi sul ginocchio senza diagnosi principale di infezione”, erano state falsamente classificate nelle SDO (Schede di Dimissione Ospedaliera) con codici d’intervento relativi ad operazioni chirurgiche dell’anca e del femore, di fatto mai effettuate. Tale espediente consentiva di generare, in sede di calcolo del corrispettivo monetario per il rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale, un importo di oltre il doppio rispetto a quello realmente spettante. In particolare, a fronte di un rimborso previsto per gli interventi effettivamente eseguiti in una misura oscillante tra 1746,26 € e 2481,48 euro, veniva richiesto un rimborso (previsto per la tipologia di intervento più complessa, ma non effettuato) in una misura oscillante tra 4442,05 e 5489,19 euro.

Le valutazioni investigative che hanno chiarito la dinamica dei fatti sono nate da un primo confronto fra l’operazione chirurgica a cui i vari pazienti erano stati sottoposti, l’analisi di oltre 400 cartelle cliniche con i relativi verbali operatori (redatte tra il 2013 ed il 2017), l’analisi delle schede di dimissione ospedaliera, nonché la verifica del codice monetario ad esse attribuito, recante le indicazioni mendaci cosi come sopra descritte. 

Alla struttura sanitaria interessata dal provvedimento è, altresì, contestato l’illecito amministrativo previsto dal Decreto Legislativo 231/01 (responsabilità amministrativa degli enti), per non aver adottato quegli efficaci modelli organizzativi e di gestione, idonei ad impedire e prevenire i reati di fatto attribuiti ai soggetti sottoposti alla sua direzione e vigilanza. 

Sulla scorta degli elementi raccolti ed aderendo alla prospettazione della Procura di Parma, il GIP ha così disposto il sequestro preventivo di somme di denaro indebitamente percepite dalla struttura sanitaria in questione inducendo in errore l’AUSL di Parma sulla codifica degli interventi chirurgici, per un valore complessivo di circa un milione e duecentomila euro.

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