L’Opinione – Parma Calcio, i 33 punti e il (non) bel gioco. Ma per bel giuoco cosa si intende?

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di Michele Tossani

(www.lagabbiadiorrico.com https://www.youtube.com/channel/UCNdcmOywQLGhpCq7f7tNPx)

Nonostante la vittoria casalinga ottenuta col Genoa (1-0) abbia portato il Parma a 33 punti in classifica, in città e in sala stampa si continua a discutere del gioco dei gialloblù, ritenuto da alcuni troppo ‘sparagnino’ e votato essenzialmente alla ricerca del risultato.

Senza voler sollevare l’annosa questione se sia meglio giocare bene o vincere (come se le due cose fossero antitetiche), prima di esprimere un giudizio sul gioco del Parma bisognerebbe intendersi sul concetto di ‘bel giuoco’nel calcio.

Detto che “la bellezza è negli occhi di chi guarda”, essendo essa un parametro soggettivo, è anche vero che esistono cose o persone che sono quasi universalmente riconosciute/i come belle/i.

Nel calcio, solitamente, si definisce ‘bella’ una squadra che applica un approccio proattivo, volto a dominare la partita e gli avversari attraverso il controllo del pallone. Tuttavia, quando questo possesso palla esasperato diventa inconcludente, cioè incapace di generare azioni da gol, finisce per essere bollato come tiki-taka, vale a direcontrollo della palla fine a se stesso.

Ergo, valutando la bellezza a partire da questa premessa, risulterebbe che il bello nel calcio coincide con l’efficace. Per essere efficace una squadra deve creare molte occasioni da gol nell’arco dei novanta minuti di gioco e, allo stesso tempo, non concederne agli avversari.

Ora, quando si parla del lato estetico del calcio, si intende essenzialmente il modo di attaccare di una squadra e il suo atteggiamento generale. Per questo squadre come quelle di Zdenek Zeman, che avevano il loro punto di forza nella fase offensiva, erano considerate esteticamente piacevoli da vedere, pur lasciando a desiderare in fase difensiva.

Se dunque decidessimo di valutare il Parma solo dal punto di vista della capacità di creare occasioni da rete e da quello dell’efficacia della finalizzazione, allora potremmo concludere che, effettivamente, la squadra di D’Aversa non applica un gioco piacevole, avendo segnato appena 29 gol e presentando un dato in termini di expected goals (xG) di 30.10.

Entrambi questi numeri fanno del Parma il quattordicesimo attacco del campionato. Tuttavia (e qui torniamo al concetto di efficacia) nel calcio bisogna produrre dei risultati. E i gialloblù li stanno ottenendo avendo quasi centrato l’obiettivo stagionale, vale a dire quello della salvezza.

In pratica, il Parma è una squadra reattiva che, giocando un calcio pragmatico, sta riuscendo a mantenere la categoria, come auspicato da piazza e società all’inizio della stagione.

La domanda da porsi quindi non è tanto quella se il Parma giochi bene o meno, ma se sarebbe in grado di ottenere gli stessi risultati con un gioco più arioso in fase di possesso. A questa domanda non c’è una risposta precisa, non esistendo una riprova.

Ma le caratteristiche dei giocatori a disposizione di D’Aversa fanno propendere più verso il no. Con una difesa di giocatori non particolarmente veloci e un attacco che si trova al meglio quando può giocare in ripartenza, appare arduo convincere che un gioco più posizionale, di possesso, riuscirebbe a produrre, in termini di efficacia, gli stessi risultati conseguiti finora.

La squadra sembra tarata per il tipo di gioco che D’Aversa e il suo staff hanno deciso di adottare. Un approccio più propositivo richiederebbe qualità nel palleggio che difensori e centrocampisti del Parma non sembrano avere, se non in alcuni elementi.

Quindi, se vogliamo dare una risposta alla domanda inziale, possiamo dire che il Parma non attua un gioco spettacolare ma che realizza pienamente se stesso, il suo scopo, la sua forma. Cioè proprio quel concetto di bellezza sostenuto da Aristotele.

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