Incidente mortale a Fraore- Autista del Tir innocente: “Un dolore immenso. Ringrazio Dio che i filmati sono nitidi”

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L’autista del Tir che quella tragica mattina del 30 ottobre stava percorrendo la via Emilia e si è scontrato in località Fraore con una automedica e una ambulanza mostra vicinanza e cordoglio per la famiglia della volontaria dell’Assistenza pubblica Angela Bozzia che ha perso la vita poche ore dopo lo schianto a Fraore.

L’autista, Vittorio Manzitti scrive così una lettera diffusa dai quotidiani locali: “Esprimo la mia vicinanza e quella dei miei cari alla famiglia Bozzia per il gravissimo lutto subito. Mi permetto di scrivere il mio dolore, sebbene la responsabilità dello scontro non sia stata attribuita alla mia persona. Dai filmati delle telecamere è emersa subito la corrispondenza del mio racconto con la dinamica dell’incidente, tanto è vero che, dopo i dovuti controlli, mi è stata subito restituita la patente e ho ricevuto le scuse da qualcuno che, inizialmente, mi aveva pesantemente accusato della tragedia”.

“La responsabilità è da attribuire ad altra persona e io voglio esprimere il mio sostegno anche a quest’ultimo e ai suoi famigliari, perché stanno sicuramente passando un momento drammatico. Nessuno vuole essere causa di simili disgrazie. Quella mattina io andavo piano e, all’improvviso un’auto, che proveniva a velocità sostenuta, mi è piombata addosso frontalmente. Nell’impatto violento, il Tir si è distorto e l’ambulanza si è schiantata contro il mio mezzo. Dopo qualche istante di smarrimento, mi stavo precipitando per prestare soccorso e, nello scendere dalla cabina, sono caduto a terra perché i gradini erano stati danneggiati nell’impatto.

Rialzatomi a fatica, sono subito andato ad aprire le porte dell’ambulanza aiutato da un passante. Quando siamo riusciti a farlo, si è presentata una scena agghiacciante: il medico era avvolto in una maschera di sangue, la mamma premurosa della piccola paziente era piegata sulla bambina e aveva creato un’arcata per proteggerla, infatti tutta l’attrezzatura in dotazione all’ambulanza era sulla sua schiena.

La povera Angela parlava ancora, a tal punto che non mi destò preoccupazione. Arrivati i soccorsi, io mi sono fatto da parte e ho cominciato a realizzare cosa fosse accaduto. Il dolore è stato ed è tuttora immenso.

Quando, girata la notizia, mi ha contattato mia sorella, ho solo detto: ‘Dany, volevo morire io’. Gli sguardi di qualcuno intervenuto sul posto sono stati devastanti: mi avevano già giudicato colpevole mentre io ero morto dentro. Allora mi sono immedesimato in quei colleghi che vengono spesso additati come assassini, senza che abbiano alcuna colpa dei disastri, e mi sono ricordato di quella volta che, mettendo il mio mezzo di traverso, qualche metro prima di un incidente, ho forse salvato la vita di qualcuno. Quando mi hanno porto le scuse, ho ringraziato Dio perché i filmati erano nitidi“.

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