Consiglio- Passa mozione per sostegno alla Siria. Scontro Pizzarotti-Lega per la bandiera della Pace “illecitamente” appesa dal pubblico

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Anche il Comune di Parma si schiera per la Pace ed appende la bandiera in Municipio

La consigliera del gruppo misto Roberta Roberti presenta in Consiglio Comunale del 28 maggio una mozione per chiedere al Comune e all’amministrazione il sostegno alla popolazione siriana e la creazione di una zona umanitaria disarmata sotto protezione internazionale. L’obiettivo? “Arrivare alla sensibilità delle persone” spiega Roberti.

Il sostegno alla mozione arriva dalla maggioranza di Effetto Parma e dal gruppo Pd. La conisgliera e onorevole Cavandoli di Lega ricorda invece che l’attenzione spetta alla commissione Onu. Critiche inoltre da parte di Lega sulla prospettiva di affidare a una Ong italiana il compito di individuare una zona di sicurezza in Siria. “Con chi si può fare questo accordo? – chiede Cavandoli – La mia è una domanda retorica. Qual’è l’azione pratica di questa mozione? Tutto quello che riguarda quel territorio è competenza della Siria e senza la loro collabiorazione è inutile. Nonostante questo voteremo a favore”. Ringraziamento speciale alla consigliera Roberti per aver presentato il documento arriva dal consigliere aggiunto Marion Gajda, che ha portato con GUS Parma la campagna “SiAmo Afrin” a Parma e ricorda come i bambini siano le prime vittime con il rischio altissimo di contrarre il colera e altre malattie parassitarie a causa di una vera e propria epidemia in corso. “In Siria non c’è bisogno di combattere con le armi ma con l’informazione. Silenzio da parte dei governi europei e internazionali”.

L’atto viene approvato a unanimità.

SCONTRI PER LA BANDIERA DELLA PACE- La mozione ha suscitato l’intervento del gruppo Lega con la consigliera Laura Cavandoli che ha chiesto al Presidente del Consiglio di far rimuovere la bandiera “Pace” appesa in sala da parte di un gruppo di signore nel pubblico del Comitato Chiamata Noguerra. Richiesta accolta secondo il regolamento che vieta di appendere striscioni e bandiere in sala dal sostituto presidente in Consiglio Sandro Campanini. La richiesta ha fatto intervenire il sindaco Federico Pizzarotti che ha rispettato la decisione di far rimuovere la bandiera ma ha ricordato come il compito del consiglio comunale sia quello di fare “politica e non far rispettare il regolamento che teniamo nel cassetto. In questo caso bisogna valutare che tipo di messaggio stiamo parlando e il simbolo della pace è universalmente riconosciuto”. Una mozione locale forse non è “utile” ma è dal locale che si arriva al nazionale e “penso che parlarne non è comunque tempo perso”. Il sindaco ha poi ricordato la campagna di sensibilizzazione “SiAmo Afrin”. “Non voltiamo ci dall’altra parte, parliamone” l’appello di Pizzarotti ai consiglieri.

Cavandoli replica che “siamo per la legalità e il rispetto delle regole”, ed è facile “strumentalizzazione certi simboli”. “Se uno si lamenta della bandiera non vuol dire che sia leghista. Ci dica se no chi si è lamentato che lo tesseriamo” conclude ironica la consigliera.

Il consigliere Freddi ha preso la bandiera e l’ha messa sulle spalle di Nadia Buetto durante il suo intervento.

IL TESTO DELLA MOZIONE

“Da oltre sei anni la Siria è teatro di una guerra nella quale, secondo le stime ONU, sarebbero rimate uccise oltre 500.000 persone; 13,6 milioni di cittadini avrebbero perso la casa, di cui 6,8 milioni sarebbero rifugiati all’estero e 7,4 milioni sfollati;

circa 1,5 milioni di persone vivono al momento come profughi in territorio libanese, in soluzioni di fortuna quali tende o stabili altamente precari;

la maggior parte di tali profughi è priva di permessi ufficiali, in quanto il Libano non è firmatario della Convenzione di Ginevra del 1951 e non riconosce dunque lo status di “rifugiato”. Questo rende impossibile a queste persone la ricerca di un lavoro stabile e regolare: la netta maggioranza è soggetta a sfruttamento, costretta a lavorare intere giornate per pochi dollari di retribuzione, vivendo in condizioni di estremo disagio e povertà;

in Libano le condizioni sociali, politiche ed economiche hanno risentito drammaticamente della crisi siriana dato il protrarsi dell’emergenza e la situazione dà ormai preoccupanti segnali di instabilità. La reperibilità delle risorse di cibo è particolarmente peggiorata, la pressione della popolazione locale sui profughi siriani è in aumento, la vita quotidiana è diventata particolarmente insicura;

il Consiglio Comunale di Parma, con ordine del giorno approvato all’unanimità in data 23 marzo 2016, asseriva che “le istituzioni hanno verso le nuove generazioni un dovere e un compito non più rimandabile di vincere la sfida contro l’uso della violenza e del ricorso alla guerra che produce uccisioni di civili, morte e distruzione ambientale poiché la tragedia delle vittime è l’unica verità della guerra” e impegnava l’Amministrazione Comunale di Parma ad aderire al Coordinamento nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, recependone le proposte e promuovendo iniziative contro la guerra;

lo Statuto del Comune di Parma all’articolo 3, intitolato “Pace, cooperazione e comunità”, recita:

“Il Comune di Parma, in conformità ai principi costituzionali ed alle norme internazionali che riconoscono i diritti innati dell’uomo, sancisce il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, promuove la cooperazione fra i popoli e riconosce nella pace un diritto fondamentale della persona e dei popoli”

 

VISTO CHE

Il 26 settembre 2017 il Presidente del Libano, Michel Aoun ha incontrato i rappresentanti degli Stati parte del Consiglio di Sicurezza, l’Unione Europea e la Lega Araba, e ha affermato che il suo Paese è ormai impossibilitato a far fronte alla presenza dei rifugiati facendo appello alla Comunità Internazionale perché intervenga in aiuto attraverso un ritorno dei siriani in patria;

nel mese di ottobre 2017, il Primo Ministro Hariri, dimissionario,  ha incontrato il Papa a Roma, ribadendo la necessità di organizzare un rientro sicuro per i rifugiati in Siria e di creare in loco delle zone sicure che possano garantire una relativa stabilità;

la stragrande maggioranza dei profughi siriani in Libano vedrebbe come soluzione un eventuale loro rientro nel territorio siriano, soprattutto nelle aree di confine, da cui proviene circa il 70% di loro;

gli articoli 14 e 15 della Convenzione di Ginevra per la Protezione delle Persone Civili dichiarano il diritto di stabilire “Zone di sicurezza” e “Zone Neutralizzate”, in territorio di guerra, per volere delle parti belligeranti o tramite la mediazione di una entità neutrale;

CONSIDERATO CHE

la Comunità Giovanni XXIII, attraverso l’Operazione Colomba, è da anni presente all’interno dei campi di rifugiati in Libano in Akkar, portando aiuto e conforto agli sfollati nel tentativo di arginare i conflitti e costruire soluzioni future insieme alle popolazioni coinvolte;

il Coordinamento Comuni per la Pace della Provincia di Torino già da anni collabora attivamente con l’ operazione Colomba, documentando il loro lavoro in Libano, incontrando i rappresentanti e le famiglie dei rifugiati siriani, le istituzioni e rappresentanti della società civile libanese, conoscendo le attività per la pace svolte da attori locali ed internazionali;

il Coordinamento nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani estende ai Comuni la proposta di sostenere l’impegno della Operazione Colomba;

la Comunità Papa Giovanni XXIII, di concerto con la comunità di rifugiati siriani in Libano, ha presentato alle autorità internazionali una proposta di creazione di una zona umanitaria disarmata sotto protezione internazionale in territorio siriano, nell’area attigua al confine con il Libano, al fine di permettere, tra le altre cose:

-il ritorno di un largo numero di rifugiati Siriani alla loro terra dal Libano e da altri paesi, grazie alle misure di sicurezza garantite al suo interno;

-riunire le famiglie divise e aiutarle a ritornare ad una vita normale ponendo fine alle problematiche riguardanti i diritti civili per i siriani profughi causate dal mancato riconoscimento dello status di rifugiato in Libano;

-lavorare per il ritorno sicuro dei rifugiati dai paesi di asilo, compresi gli stati europei;

-coinvolgere i giovani su educazione e sensibilizzazione in modo da sradicare le idee di estremismo, fanatismo e terrorismo che l’ISIS, e altri gruppi estremisti promuovono tra le giovani generazioni;

 

IL CONSIGLIO COMUNALE, UNITAMENTE A SINDACO E GIUNTA,

  • CONDANNA l’escalation di violenze e l’uso dei bombardamenti in Siria, che provocano vittime civili ed indicibili sofferenze al popolo siriano;
  • CONDIVIDE, SOSTIENE e SOTTOSCRIVE la proposta, patrocinata da Operazione Colomba, Comunità Papa Giovanni XXIII, di creare una zona umanitaria disarmata sotto protezione internazionale in territorio siriano;
  • AUSPICA un intervento del Ministero competente e delle Istituzioni europee e internazionali, l’ ONU, al fine di sostenere il processo di pace, la ricostruzione e rafforzare le amministrazioni siriane;
  • SI IMPEGNA a promuovere la proposta di pace e a incoraggiare forme di cooperazione decentrata post conflitto non appena le condizioni lo permetteranno;
  • SI IMPEGNA a diffondere presso i cittadini il concetto della necessità e dell’urgenza di agire per la pace, pertanto già da ora proponendo ai cittadini di esporre dai balconi la bandiera della pace”.

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