L’Associazione Parma Musem ha comprato la divisa Anni 20 di Leone Uluhogian ora esposta permanentemente al Museo Ceresini. Interista al Presidente Galli

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Il completo più antico della storia del Parma è tornato a casa: l’Associazione Parma Museum Onlus ha comprato il pregiato cofanetto con maglia, calzoncini, calzettoni e scarpini risalente agli anni 20 ed appartenuto al calciatore crociato Leone Uluhogian ed ora a disposizione permanente del Museo Crociato “Ernesto Ceresini”.

Luca Savarese(Luca Savarese da www.stadiotardini.it) – Le casacche delle squadre di calcio, oggigiorno, stanno prendendo sempre più le strade del business che accosta tonalità spesso lontanissime dalle radici storiche del team e della sua città. Basti pensare alla muta mimetica del Napoli di poche stagioni fa. La voce del tifoso, cresciuto a pane e colori sociali della sua squadra, nessuno, sembra ascoltarla. Il Parma calcio invece, ha riproposto presso il Museo Crociato “Ernesto Ceresini” non solo una maglia fedele alla tradizione crociata che vuole la croce nera in campo bianco, ma addirittura uno dei primissimi esemplari di Maglia Crociata. Non semplicemente la Maglia, ma anche tanto di calzoncini, calzettoni e scarpini. Un vero e proprio completo. No, non sono state ordinate in nessun store di calcio retrò,  ma hanno avuto un padrone. Leone Uluhogian calciatore crociato degli anni venti. Questo antichissimo e pregiato kit si era visto già nel 2013 in occasione del centenario e dell’esposizione Cent’anni di emozioni crociate e nel video emozionale We are divisa uluhogianParma dell’estate 2015, dove il figlio di Leone, il dottor Sevag Uluhogian, possessore del pregiato cofanetto, spiegava, dagli spalti del Tardini, la storia di questa maglia. Dopo l’apparizione nel febbraio del 2017, nel giorno dell’inaugurazione del Museo “Ernesto Ceresini”, nei giorni scorsi l’Associazione Parma Museum Olnus ha comprato dal signor Sevag questo prezioso cofanetto, mettendolo a disposizione del Museo ed ora, grazie a quest’iniziativa, apparterrà, non occasionalmente, ma in modo permanente, agli occhi ed al cuore di chi, amico del Parma, appassionato di calcio o semplice collezionista, si recherà in visita al Museo.

Nel pomeriggio di ieri ci ha concesso una chiacchierata per le nostre colonne Michele Galli, Presidente dell’Associazione Parma Museum Onlus.

Michele, ad una settimana dalla Pasqua Parma ed il Parma ritrovano, presso il Museo Ernesto Ceresini, una graditissima ed unica sorpresa nel suo genere come quel completo degli anni 20 con tanto di maglia, pantaloncini, calzettoni e scarpini?

Ci sono stati grandi presupposti nel corso di questi mesi, partendo dall’inaugurazione del Museo,nel febbraio dello scorso anno, in cui la maglia ha fatto la sua apparizione all’interno della teca, si sono creati i presupposti per cui il proprietario fosse disponibile a cederla definitivamente ed ha trovato nella nostra Associazione l’interlocutore preferito al quale lasciarla, per una serie di ragionamenti fatti dal vecchio proprietario e noi ci siamo fatti trovare pronti, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione, anche perché a suo tempo, quando decidemmo di organizzare il Museo con la società, avevamo capito l’importanza di questo cimelio. Grazie a questo nostro sforzo quella maglia non è rimasta in un cassetto”.

Entrando nel merito della casacca, la Croce si stende anche sulla schiena?

Si la linea orizzontale della croce si estende anche sulla schiena; erano gli anni in cui sulle maglie non comparivano nemmeno i numeri (che fecero la loro comparsa in Italia il 18 settembre del 1939, nda) c’è il proseguimento della croce anche sulla schiena, sulla schiena c’è anche una parte un po’ consunta dal tempo, ma è il bello dell’oggetto vintage”.

Sul petto troviamo invece le iniziali ricamate e sul collo una chiusura a laccetti anziché a bottoni?

Si, ci sono tutte queste particolarità. E’ il modello più originale ed originario, anche ideale, della maglia crociata, tanto è vero che nel 2013 l’Errea, in occasione del Centenario, s’ispirò a quella maglia, per creare la Casacca celebrativa dei cent’anni, giocata contro il Cagliari al Tardini”.

Come prosegue la vita dell’Associazione Parma Museum Onlus e che realtà rappresenta?

Rappresenta un insieme di piccoli collezionisti, storici ed amanti del Parma Calcio, ci siamo riuniti quando decidemmo di fare l’iniziativa in piazza Ghiaia in occasione del centenario, poi continuando a lavorare, sotto traccia e ci siamo palesati nel momento in cui è nato il Museo. Ci sono storici, persone che hanno scritto libri sul Parma calcio, ci sono collezionisti non solo di maglie ma anche di materiale cartaceo, insomma una serie di memorabilia riguardanti il Parma Calcio, rappresentiamo uno spaccato eterogeneo della tifoseria: c’è Giuseppe Squarcia del Parma, io che derivo dalla Curva, gente che lo segue sempre in trasferta. L’Associazione vive di poco, a livello economico le difficoltà sono le solite, viviamo su quello che riusciamo ad ottenere, mettiamo all’asta qualche maglia che ci viene data dalla società, dei campionati in corso, disponiamo di qualche lascito di persone che ci lasciano materiale anche non prettamente riguardante il Parma. Ci tiene impegnati perché comunque ci viene proposto tanto materiale, siamo sempre in contatto con la società, ci confrontiamo con loro, in ogni partita cerchiamo di portare qualche piccola novità in merito alla squadra che andiamo ad affrontare, abbiamo anche materiale della squadra ospite ed invitiamo qualche ex e lo accompagniamo nella parte di Museo dedicata alle sue gesta”

Se si organizzasse una sorta di Una notte al Museo “Ernesto Ceresini”, con gli oggetti che si animano, chissà quante storie avrebbe da raccontare quel completo…

Io penso di si. Mi piacerebbe vedere i tempi in cui quel completo era magari addosso ad un ragazzo di vent’anni pieno di speranze ed ora è chiuso qui, a distanza di cent’anni, come perno su cui si fonda questa Associazione, il Museo e la passione che ci gira intorno. Noi abbiamo vissuto la gloria di fine ottanta e di tutti i novanta, ma anche i tempi addietro non erano male e ricchi di spunti e di aneddoti. Sarebbe bellissimo se ogni cimelio potesse raccontare qualcosa ed a suo modo lo fa. Oggi nell’era del digitale, sembra che un oggetto inanimato non racconti nulla, invece, hai ragione, si porta dietro un sacco di storie, emozioni e curiosità”.

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