Io, mamma di un baby bullo: “Ho sbagliato, sbaglio, sbaglierò. Lui non mi ascolta e non so cosa fare”. La storia di Bianca

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E’ la mamma di un baby bullo. Di uno dei ragazzi terribili che lancia i sassi al Pablo contro le auto, di uno dei ragazzacci che ha colpito una sessantenne al volto con una sassata.

Non si nasconde, non nasconde il proprio dolore, nemmeno le proprie colpe. La chiameremo Bianca, “se avessi avuto una femmina l’avrei chiamata così”, racconta di un’adolescenza non semplicissima e di un matrimonio travagliato che ha trasformato l’infanzia dei suoi figli in incubo.

“Lo racconto perchè spero aiuti altre mamme a non sbagliare – dice – Non voglio essere compatita, compianta, giudicata. Ci tengo solo a spiegare che non sempre i figli sono esattamente quello che vogliamo noi”.

Ma non tutti tirano i sassi. “Lo so. Io ho 36 anni, due figli, uno di 14, l’altro più piccolo. Ho fatto la scuola professionale, ma quando è morto mio papà l’ho lasciata a metà. Mia mamma non era mentalmente stabile, non le importava granché che io studiassi, o forse non aveva la forza di impormelo”.

Hai lasciato la scuola per cosa? “All’inizio ho iniziato a lavorare d’estate, mi interessava comprarmi lo scooter, le sigarette per passare l’estate in compagnia, nel piazzale con gli amici, i gelati, le ca….te. Poi ho scoperto che in fondo lavorare era meglio che la scuola, che mi permetteva tante cose, e un settembre non ci sono più tornata, come molti ragazzi di periferia”.

Una storia da ragazza di periferia, ma Piazzale Pablo è quasi in centro…in piena Parma. “Si, ma è una zona a se stante, un maxi quartiere che vive di vita propria. Le grandi compagnie, le case immense con le finestre tutte gemelle e senza balconi, i pomeriggi bollenti e tutti uguali che non passano mai, tutti lì, senza vacanze perchè non ci sono soldi, senza argomenti perchè non ci sono grandi cose da dire”.

E poi? “E poi mi sono sposata con il primo che ho conosciuto fuori dalla compagnia. Mi sembrava di cambiare aria: sono un’operaia non un’astronauta. Sai che sognavo di fare l’infermiera? Oppure la sarta. Invece…Poi ho conosciuto lui, mi pareva la cosa migliore del mondo. Un collega, uno non dei prati Bocchi, ma uno che aveva fatto le scuole alte.

Ma non tutto è oro quello che luccica. Dopo che è nato il primo figlio ha iniziato a picchiarmi, anche quando ero incinta del secondo. Anche davanti ai piccoli lo ha sempre fatto. Lo ho denunciato, ma i suoi soldi in casa facevano comodo, e me lo sono sempre ripresa.

Finchè?  “Una sera ho cambiato turno, sono tornata a casa prima. Il figlio grande era sul divano che giocava alla play, il piccolo in cameretta che dormiva. Mio marito a letto con una. Non so chi fosse, l’ho sbattuto fuori di casa. Mi sono separata, e da allora non mi da un centesimo”.

Perché? “Si è licenziato dal lavoro, o lo fa in nero,  vive con la madre, non ha l’auto. La legge è piena di inganni, basta conoscerla. Io da allora faccio lavoro su due turni per pagare affitto, scuola, vestiti, spese. Due figli costano. E da dieci anni sono sulle mie spalle. Mia mamma non sta bene, i miei ex suoceri scomparsi col mio matrimonio”.

Vuoi dire che non hai tempo per loro, per i figli? “Voglio dire che non è facile stare dietro a tutto. Io la mattina li porto a scuola, ma mi chiamano che non ci sono. Voltano l’angolo dopo che sono scesi dall’auto, che devo fare? Se sono di fretta per portarli tutti e due ne approfittano, se il grande lo lascio andare da solo con gli amici lo trovano in piazzale a fumarsi le canne”.

E parlargli? “Appena separata ho vissuto un momento tremendo. Mi hanno visto ubriacarmi, drogarmi, portare a casa davanti a loro uomini che mi hanno solo usato. E ora non mi ascoltano”.

Torniamo ai sassi lanciati contro le auto. “So che il grande è un teppistello…è stato bocciato due volte alle medie, diciamo che anche la scuola non mi aiuta in questo. Gli ho trovato spesso la marijuana in tasca, so che frequenta ragazzini anche non di Parma, non italiani, perdigiorno, con famiglie non proprio sane e integre alle spalle. Ragazzini che non vanno a scuola, che non fanno nulla, spaccicchiano. Ho provato a parlargli, nega, mi dice sì sì”.

E Il figlio piccolo? “Mi sta aiutando una psicologa dei servizi sociali perchè non segua le orme del grande, sta a scuola fino alle cinque, spero basti” – taglia corto Bianca.

Dicevamo, voleva lasciare un messaggio alle mamme… “Non buttatevi via, chiedete aiuto se serve, non permettete a nessuno di azzerare le vostre vite. Soprattuto se avete dei figli, dedicatevi a loro. Sbaglieranno comunque, non saranno mai come vorrete voi, ma forse di meno. Non si può essere la loro ombra, rinchiuderli, ma se li abbandonate a se stessi, perchè vi rassegnate alla vostra vita, questo potrebbe essere il risultato. Chiedo scusa, chiedo scusa alle loro vittime, ma non so cosa devo fare“.

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