Migranti, Cavandoli (LN): “Il consiglio comunale dica stop ai profughi”

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Mentre la Prefettura di Parma emanava un nuovo “invito” per il business delle coop e Onlus ad accogliere altri 500 migranti, ieri pomeriggio in Consiglio Comunale leggevo questa comunicazione.

Lo spiega Laura Cavandoli, Capogruppo Lega Nord in consiglio comunale.

Ecco il testo della comunicazione: 

“Comunicazione al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale di Parma
Seduta del 31 luglio 2017

Il consigliere comunale Laura Cavandoli capogruppo Lega Nord

COMUNICA

a Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale di Parma

1) Che è stato pubblicato il decreto della Prefettura di Parma in data 20 luglio mediante il quale viene stilata una graduatoria delle offerte ricevute in esito all’avviso della Prefettura medesima pubblicato in data 1 giugno 2017 per la ricerca di manifestazioni di interesse per l’affidamento del servizio di accoglienza in favore di 500 cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale per il secondo semestre 2017

2) che nell’avviso del 1 giugno il Comune di Parma non era compreso tra quelli “prioritari” e le eventuali strutture sarebbero da considerare solo “in via subordinata, in caso di necessità e urgenza”; inoltre era richiamata la “condizione che non sia superato il limite di 3,5 ogni mille abitanti, considerata anche la presenza di centri di accoglienza già attivi”. Seppure “in caso di bisogno” la Prefettura si riservasse “comunque la facoltà di derogare ai predetti limiti numerici”

3) che in tale graduatoria è prevista l’offerta di ben 131 posti in strutture site nel Comune di Parma sui 397 offerti da enti operanti nell’intero territorio provinciale, in piena violazione dei requisiti indicati nell’avviso di ricerca dal momento che:

– sul territorio comunale sono già ospitati più di mille richiedenti asilo e protezione internazionale (dati pubblicati dal quotidiano Gazzetta di Parma del giorno 8 luglio 2017 con fonte Prefettura di Parma) e pertanto è stato superato il limite del 3,5 ogni mille abitanti (limite peraltro arbitrariamente indicato ed aumentato i primi di luglio a 4,1)
– non sussiste alcun motivo di necessità e urgenza, essendo il traghettamento e lo sbarco di migranti nei porti italiani permesso e voluto dal Governo Gentiloni senza che nessun obbligo a carico dello Stato italiano sia previsto da norme internazionali ed europee come recentemente dichiarato dalla CGUE (causa C-638/16 pubblicata il 7 marzo 2017: ”Gli Stati membri non sono tenuti, in forza del diritto dell’Unione, a concedere un visto umanitario alle persone che intendono recarsi nel loro territorio con l’intenzione di chiedere asilo, ma restano liberi di farlo sulla base del rispettivo diritto nazionale“) e dagli altri organismi europei e internazionali
– meno del 5% dei richiedenti ottengono il diritto di asilo e meno del 30% ottiene una protezione internazionale temporanea con l’evidente problema del rimpatrio dei clandestini che generalmente restano sul territorio finendo inevitabilmente finiscono nelle maglie dell’illegalità (lavoro nero oltre a innumerevoli casi di crimini riportati nelle cronache quotidiane: dallo spaccio, alle lesioni, a furti e rapine, fino ad alcuni casi di omicidi).

4) la maggioranza dei profughi e richiedenti protezione internazionale presenti nel territorio provinciale sono dotati di abbonamento gratuito per le linee Tep che gli permette di recarsi anche quotidianamente nel territorio del Comune di Parma essendo più popolato ed attrattivo di centri della provincia e in diverse occasioni lo stesso sindaco Pizzarotti ha lamentato l’eccessivo concentramento di richiedenti asilo nel nostro Comune invocando una più equa ripartizione con altre realtà comunali

AUSPICA CHE SINDACO E GIUNTA COMUNALE

– ritenendo che la concentrazione di richiedenti asilo nella città di Parma sia eccessiva, intendano attuare iniziative per ridurre o perlomeno non far aumentare il numero di queste persone ospitate o frequentanti la città
– chiedano al Governo un’azione più incisiva per rimpatriare al più presto tutti coloro sono stati accertati non avere diritto ad alcuna protezione oltre che sostenere con i propri organici e servizi municipali un’azione di miglior identificazione di questi clandestini che quasi inevitabilmente vivono al di fuori della legge nel territorio cittadino”.

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