Lavagetto: “L’Italia è cambiata, il laboratorio del centro sinistra siamo noi”

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“Prima dei numeri di questo risultato, viene il dato politico: in questa Città per 20 lunghi anni il centrosinistra è sempre stato considerato non all’altezza per il governo di Parma fin dal primo turno, chiudendo subito la partita.
In questa tornata amministrativa abbiamo riaperto i giochi, giungendo ad una incollatura minuscola rispetto a Pizzarotti e la cosa ci ha fatto sognare. Un sogno che non sarà né fermato né cancellato da questo stop che devo e voglio considerare superabile e temporaneo” – inizia così un lungo post-sfogo su Facebook del segretario cittadino del PD, votatissimo e prossimo all’insediamento comunale Lorenzo Lavagetto

Che continua.

“Abbiamo iniziato a cambiare pelle al centrosinistra, al suo modo di porsi e presentarsi, togliendolo dalle stanze di partito e rimettendolo a fare quello per cui è nato: discutere con i cittadini, valutare i loro problemi e con loro le migliori soluzioni. Non è bastato per vincere, ma questa è la strada da seguire. Oggi commentiamo ben di più, quindi, di un risultato elettorale,

E ci vuole calma per farlo.
A Parma come altrove sono successe due cose.
La prima riguarda la famiglia del centrosinistra: è successo che alla ribalta delle urne è arrivato definitivamente un tipo di elettore nuovo, mediamente quarantenne, che 20 anni fa era poco più che ragazzo e rappresentava la prima generazione disimpegnata dalla politica e dai suoi riti.

Per anni il centrosinistra non ha visto quei ragazzi e quelle ragazze, perché c’era “la base”, c’era “lo zoccolo duro” che votava sempre e comunque. Poi le città storicamente rette dal centrosinistra sono cominciate a franare e Parma, ancora una volta, ha inaugurato una tendenza nazionale che ieri è giunta all’acme: sono cadute Genova, Pistoia, Sesto, La Spezia, Piacenza e molte altre.

Questo perché i ragazzi nati tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 sono cresciuti diventando uomini e donne con un mestiere spessissimo precario, una famiglia. Sono loro adesso la spina dorsale del Paese ed è un Paese in cui i conti sono sempre più duri da far quadrare a fine mese, le rate del mutuo sono difficili da rispettare, il concetto di futuro sembra una presa in giro.
Il centrosinistra ha visto queste mutazioni ma ha preferito vincere le elezioni fin dove poteva, spremendo un elettorato che è diventato più anziano e scoglionato e ha continuato a credere che bastasse fare un accordo con il sindacato x, con il presidente dell’associazione y, con il gruppo di industriali z. Voglio dire: il centrosinistra ha continuato e continua a fingere di non capire che il mondo è cambiato e non si può pretendere di governarlo con schemi politici che sono roba da museo. Peraltro un museo senza più voti.

Tutto è diventato contendibile e le categorie vecchie della politica sono dimenticate e sepolte. I flussi elettorali di questa tornata a Parma lo dimostrano benissimo. Ad un quarantenne oggi – e parlo da appartenente alla specie – non importa poi molto di concetti come destra e sinistra, delle polemiche su Salvini che fa la battaglia contro la casta e poi incassa maxi stipendio e vitalizio al parlamento Europeo o di Berlusconi che ritorna tranquillo e sereno come se Ruby fosse stata davvero sua nipote. Non sono più cose con cui si possono vincere le elezioni.
Servono altri input e dico per fortuna che è così.
La mia generazione ha in mano le chiavi del Paese ma non sa come accendere quel motore, non avendo mai trovato nessuno che gli spiegasse il suo funzionamento.

Il progetto che abbiamo seguito negli ultimi tre anni qui a Parma ha voluto smontare un approccio vecchio alla politica, iniziando a riempire di contenuti quella che era diventata una forma di adesione stanca ad un contenitore vuoto. Perché stare a sinistra? Perché a Parma, come a Washington, Parigi o Celle Ligure, la sfida politica del secolo è dire chi sta dalla parte dei più deboli e chi i più deboli, invece, li usa, li mastica e poi li sputa. La dico in francese, ma per capirci meglio. Quindi dobbiamo continuare a lavorare per sconfiggere un nemico antico vestito con concetti moderni ma che si chiama sempre povertà ed emarginazione. Lo abbiamo fatto negli ultimi tre anni qui a Parma, lo abbiamo fatto nel corso di questa campagna elettorale e per questo dico che dobbiamo andare avanti. Sapendo che non siamo soli, nella società civile e nel partito, anche a livello regionale e, in proposito, ringrazio il nostro segretario Paolo Calvano, che ha fatto tutto e anche di più per darci man forte.

Capisco, certo, lo scoramento di Paolo Scarpa, che ringrazio per le parole d’affetto che ha speso nei miei confronti, sapendo che lui per primo ha affrontato una partita titanica in cui a Parma come in tutta Italia la destra è scesa in campo per far perdere chiunque fosse alleato del centrosinistra. E’ lo stesso schema del 2012, solo che stavolta si è visto in tutto il Paese. Questa è stata una forza di Pizzarotti, ben più degli apprezzamenti riscossi dal Sindaco Pd di Bologna, del quale a Parma ho la ragionevole certezza che nessuno conosca i connotati.

Complice la scarsa affluenza alle urne (sulla quale ci starebbe un discorso a parte, ma è comunque una aggravante soprattutto per chi è sconfitto), la transumanza della destra è diventata onda d’urto che oggi come nel 2012 ha portato linfa nel sacco di Pizzarotti (anche in questo caso l’analisi dei flussi elettorali lo conferma). I leader romani dei partiti di destra hanno giocato a risiko sulla pelle di Parma e i loro elettori hanno deciso di seguirli. Avevamo sperato in un confronto sui contenuti che c’è in parte anche stato, ma poi ai ballottaggi capita spesso di andarci non per costruire ma per demolire.

La destra ha fatto il suo lavoro, ma anche nel campo del centrosinistra non pochi hanno deciso di sostenere Pizzarotti a Parma o altri candidati altrove. Per qualcuno sono voti di protesta anti-Renzi, per altri sono voti conquistati dal Sindaco nel corso della sua battaglia contro Grillo. Per altri ancora sono precise scelte tattiche di cammellatori di voti. Io credo semplicemente che siano voti che abbiamo perso perché a Parma il centrosinistra ha cambiato pelle ma deve ancora terminare questo cammino lungo di rinnovamento. E proprio per questo, lo ripeto, non dobbiamo fermarci adesso. Il nostro laboratorio potrebbe servire al centrosinistra di tutto il Paese.

Infine, voglio fare i complimenti a Federico Pizzarotti per la sua vittoria netta. Ho apprezzato le sue prime parole, nel segno della disponibilità al dialogo e alla collaborazione almeno sulle questioni fondamentali per lo sviluppo di Parma. Nei cinque anni precedenti avevamo visto un film ben diverso, ora toccherà al sindaco dare sostanza a questo impegno. Dall’opposizione noi faremo il nostro lavoro in modo sereno e trasparente, assicurando fin d’ora che se una decisione andrà nella direzione della crescita di Parma, noi ci saremo sempre per confrontarci con il Sindaco, la Giunta e la maggioranza consiliare”.

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