Intercettazioni shock e concorsi pilotati: Fanelli poteva contare su una vasta rete di appoggi. Anche in famiglia

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Le responsabilità dell’intera famgilia di Guido Fanelli, il luminare della Terapia del dolore considerato dalla Procura di Parma il “boss” di un’organizzazione che, secondo le accuse,  tramutava in oro corsi di formazione professionale e in cavie da laboratorio i pazienti dell’Hub per le cure palliative.

E non solo, le responsabilità dell’Università che non ha mai sospeso il Prof. Fanelli, nonostante le sollecitazioni dell’Azienda ospedaliera. 

Sono oltre 500 le pagine dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Fanelli ed altre 18 persone e all’iscrizione di altre 75 nel registro degli indagati, nell’ambito dell’inchiesta Pasimafi.

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai Nas di Parma, Fanelli poteva contare sulla propria famiglia: la moglie, Fiorella Edi Nobili, era referente come dirigente medico in Lombardia, il figlio Roberto era a capo della Crag Up, una delle società di facciata per il riciclaggio del denaro, mentre l’altro figlio, Andrea, detentore di un ruolo di potere in una struttura medica di Bologna, è accusato di aver redatto relazioni scientifiche su misura, seguendo indicazioni fornite dalle case farmaceutiche.

Per questo i due figli e la signora Fanelli risultano ora indagati. Lo stesso vale per Loris Borghi, rettore dell’Università di Parma: l’Azienda Ospedaliero-Universitario nel 2016 aveva sollecitato l’Università di Parma a sospendere il professor Fanelli dal suo incarico di dirigente della 2a Rianimazione dell’Ospedale di Parma, ma senza risultato.

E ancora, dalle interecettazioni emergerebbe come, tramite un concorso pilotato e una modifica del regolamento per i trasferimenti, Borghi avrebbe facilitato, con la collaborazione di Pierfranco Salcuni, direttore di Scienze Chirurgiche, di Gianluigi Michelini, direttore del personale e della collaboratrice Georgetta Leporati, l’assunzione di Massimo Allegri, stretto collaboratore di Fanelli.

Ma dalle 536 pagine dell’ordinanza emerge anche come medici avrebbero messo in condizione Silvia Bettinelli, moglie di Allegri, di vincere un concorso per un posto in Rianimazione: la lente degli investigatori è concentrata su Raffaella Troglio, Giada Maspero e Maria Barbagallo, membri della commissione esaminatrice.

Il chirurgo Luigi Vignali, invece, avrebbe cercato di far acquistare all’Ospedale senza gara d’appalto alcuni stent prodotti dalla Spindal della famiglia Granelli, senza riuscirvi. Ma dal lontano 2015 giunge anche un’intercettazione shock: “Se muoiono 100 persone con questo filtro non va in galera nessuno…“.

Gli inquirenti avevano chiesto 45 misure cautelari, ne sono scattate 19. Ma è solo l’inizio.

2 Commenti

  1. «Una enorme delusione: per la nostra professione, per le persone che di noi si fidano e che a noi si affidano, per il nostro Servizio Sanitario Nazionale, che lotta ogni giorno contro risorse limitate per offrire a tutti la migliore assistenza possibile, per la Politica e le Istituzioni, per il mondo della ricerca e per l’industria farmaceutica».
    Così il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Roberta Chersevani, commenta in una nota l’indagine Pasimasi dei NAS che ha portato ieri a diversi arresti di medici in tutta Italia.
    «Se i capi d’accusa saranno provati sarà segno che tutto il sistema va profondamente riformato. Mi auguro invece che questa sia un’altra fonte di amarezza e irritazione ma che i contorni siano meno criminali di quello che ora appare».

  2. Laura Cavandoli Lega nord
    Sono accuse molto gravi che gettano un’ombra su delicati servizi sanitari della nostra città e, purtroppo ancora una volta, sulla stessa Parma. Vogliamo sostenere la magistratura e le forze dell’ordine nell’attività rivolta a far luce su questi eventuali reati, ancora più gravi perché commessi a discapito della salute dei malati”. Questo il primo commento di Laura Cavandoli candidata sindaco del centro destra unito a Parma sugli arresti per l’inchiesta Pasimafi.
    “Dispiace anche molto che questa vicenda riguardi l’Ospedale Maggiore di Parma, un’istituzione importantissima per la nostra città, sia perché l’Azienda Ospedaliero Universitaria è la prima realtà aziendale di tutta la provincia, sia in quanto è sempre stata un fiore all’occhiello per i parmigiani che nei valenti professionisti che vi hanno operato e vi operano tuttora hanno sempre avuto grande fiducia – ha proseguito Cavandoli – Fatti come quello oggetto dell’indagine giudiziaria di questi giorni contribuiscono a ridurne le potenzialità, purtroppo. Ma è anche vero che nei cinque anni in cui ha amministrato Pizzarotti si è totalmente disinteressato di questa istituzione, tranne forse per qualche inaugurazione, contribuendone a non fermarne il declino. Lo stesso vale per chi si presenta per il Pd che a livello di amministrazione regionale sta prediligendo altre strutture sanitarie rispetto al Maggiore”.

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