Noceto: conferenza – dibattito del 28.04.17: “Identità italiana e Questione adriatica”.

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Nella sala civica del comune di Noceto, addobbato con un’enorme e bellissimo vessillo tricolore, non sono stati  solamente citati termini come identità, Patria, nazionalismo, sovranità; termini che, oramai ci si è abituati a pronunciare sottovoce e, comunque, con estrema cura: se così si dovesse riassumere, sarebbe troppo riduttivo.

Invece, l’altissimo livello culturale dell’evento, dato principalmente dalla vasta preparazione dei due illustri ospiti, che ho personalmente invitato, ha fatto in modo che si è sviluppato un vivace ed interessantissimo contraddittorio.

Il tema, che ad una prima lettura, poteva sembrare esclusivamente un argomento di carattere culturale, ha avuto anche implicazioni profondamente politiche.

Ad aprire i lavori, è stato l’avv. Massimo De Matteis, portavoce provinciale Fdi-An di Parma, che, plaudendo alla bella iniziativa, ha portato il saluto dell’intera federazione provinciale.

A seguire, “il padrone di casa”nonché organizzatore dell’evento stesso, Matteo  Impagnatiello, segretario Fdi-An di Noceto, il quale, nel ringraziare i presenti, ha ribadito che” A questa iniziativa ne seguiranno altre, di carattere sia politico che culturale: noi, di Fratelli d’Italia, infatti, crediamo fortemente in  questo connubio”; inoltre, ha invitato ad avvicinarsi l’artista nocetano, Fabrizio Pesci, presente in sala, il quale ha omaggiato con sue opere d’arte (dipinti) i due relatori principali.

A seguire, i saluti del primo cittadino, Fabio Fecci, che ha voluto ricordare di essere stato fautore dell’intitolazione, sia a Parma che a Noceto, di una via ai Martiri delle Foibe.

Il dibattito è stato brillantemente moderato da Beppe Facchini, collaboratore della stessa Gazzetta di Parma.

A ruota libera ed integrandosi l’un l’altro, hanno risposto ai suoi quesiti-riflessioni sul tema, sia Renzo de’ Vidovich, già deputato alla Camera nelle fila del MSI nel 1972, nativo di Zara, ed attualmente presidente del Centro ricerche culturali dalmate di Spalato, il quale ha ricordato con affetto e passione i moti del 5-6 novembre 1953, per il ritorno di Trieste all’Italia, durante i quali perirono 6 italiani e vi furono 153 feriti:  furono gli anglo-americani che spararono contro la folla di italiani, i quali si ribellavano per la prima volta alla loro occupazione.

Poi, Camizzi,nativo di Parma e dalmata d’adozione, storico ed autore di numerose pubblicazioni, tra cui “Il dibattito sull’annessione della Dalmazia alla Croazia”, “La Dalmazia ed il Risorgimento Italiano”, che, disquisendo anch’egli sulle difficoltà ed ostacoli nel raccontare tutt’oggi questo doloroso capitolo della storia, come ad esempio le teorie negazioniste (create ad arte per smentire la realtà tragica dei fatti) ha esposto, con un lungo excursus storico, affermando dapprima l’ignoranza del popolo italiano in merito alla propria storia, poi il bellicismo slavo già presente dal 1848, ed infine il progressivo indebolimento della presenza italiana nei territori  dell’Istria e della Dalmazia, dove “gli slavi, in queste terre abitate da sempre da italiani, arrivano solo nell’VIII secolo”.

E’ stato puntato il dito non solo sulle responsabilità politiche dell’esodo dei 350.000 italiani che lasciarono la propria terra , ma anche su fattori razziali: le prime, da addebitare in primis ai deboli Governi italiani del secondo dopoguerra, che hanno accettato tale situazione, non trascurando la legittimazione del sanguinario dittatore iugoslavo, il comunista Tito, da parte dell’Occidente, e la supremazia, rispetto all’Italia, della Croazia in campo internazionale.

Né è stata tralasciata di essere menzionata la carneficina-mattanza di Tito: 1,2 milioni di morti, a memoria della crudeltà del suo regime.

Più volte, durante il dibattito, il prof. Camizzi ha ribadito la mancanza di sentimento d’identità italiana, a differenza di altri popoli europei:”Il Risorgimento italiano ha avuto uno spirito nazionalistico tenue”.

De’ Vidovich ha inoltre aggiunto la disattenzione delle agenzie di stampa sulla Questione adriatica, in generale: manca, a suo dire, la libertà di stampa, d’informazione; lo stesso aggiungeva che solo con  il Governo Berlusconi vi è stata una riscoperta nel ricordare e celebrare i tragici fatti.

L’incontro volgeva al termine con notizie nuove da parte di Renzo de’ Vidovich: “la richiesta della Germania, affinchè sei Paesi balcanici, con i loro 5,8 milioni di cittadini di religione musulmana, entrino nell’Unione Europea”, rilevando che questi Paesi (Montenegro, Macedonia, Kosovo, Albania, Bosnia-Erzegovina, etc…) hanno tuttora in casa loro problemi legati alla guerriglia, evidenziando così temi di ordine e sicurezza pubblica.

Di questo, per sommi capi, si è parlato per circa due ore; da Noceto, dato essenziale, si è iniziato a discutere e diffondere la Questione adriatica (Foibe comprese).

Alla fine dell’interessante conferenza, Renzo de’ Vidovich ha regalato un saggio suo e di Daria Garbin “ Dalmazia nazione- dizionario degli uomini illustri della componente culturale illirico romana latina veneta e italiana” a me, a Corrado Camizzi, a Massimo de Matteis, a Fabrizio Pesci ed al sindaco di Noceto.

 

 

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