Via Duca Alessandro, i residenti: “Profughi come funghi, siamo stanchi”

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E’ una storia di accoglienza e stanchezza. Una storia di accoglienza che si scontra contro le esigenze comuni della vita civile, normale, e della sicurezza. E’ la storia di Via Duca Alessandro, ricca, ricchissima, cara, carissima, residenziale e bella. Ma ora, anche “mista”: sei alloggi destinati ai profughi prima, un intero condominio gestito dalla Comunità di San Cristoforo con una cinquantina di profughi ospitati, poi.

La denuncia arriva da una residente, che chiameremo Rosa, implora l’anonimato perché “non voglio passare per la cattiva di turno”, ma vorrei “rispetto, per noi che abitiamo li”.

I problemi, i soliti delle vicinanze forzate ai profughi.

“Quando la Comunità di San Cristoforo ha preso in gestione il condominio adiacente il nostro, non ci siamo posti il problema, non immaginavamo un tale caos, fatto di gente che va e viene, cancelli lasciati aperti e noi abbiamo paura dei ladri, visi nuovi ogni giorno”.

Rosa non sa quanti siano gli ospiti. “Hanno detto 50. Ma chi lo può dire. Ci hanno detto che sono sottoposti a controlli sanitari, ma ci sono sempre visi nuovi, impossibile che li controllino tutti. E impossibile che sia certo che sono profughi di guerra o di stragi. Abbiamo paura per i nostri bambini, che siano conduttori di malattie”.

Poi ci sono i furti. “Questa zona è sempre stata appetita dai ladri. Prima perché era ricca. Poi perché i ladri hanno iniziato ad andare ovunque. Ora qui c’è un’alta concentrazione di nullafacenti…di cosa vivono? Cosa fanno tutto il giorno? Va bene il corso di cucina…ma il resto del tempo?”.

E quel cancello non chiuso. “Hanno solo il diritto di passaggio, dal nostro cancello. E non lo chiudono mai, è un via vai continuo. Abbiamo provato a lamentarci con quelli della comunità, poveretti…ma non è servito nulla. E ci sono rimaste poche parole”.

Quali? “Siamo stanchi, abbiamo paura, chiediamo rispetto”.

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