Riina morto nella città che ospita la salma di Carlo Alberto Dalla Chiesa: Procura dispone autopsia. Sui social le dediche dei figli del boss

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La Procura di Parma ha disposto l’autopsia sulla salma di Totò Riina, deceduto presso l’Ospedale Maggiore di Parma alle 3:37 del 17 novembre 2017, dopo due giorni di coma farmacologico. Il boss mafioso, in gravi condizioni di salute da tempo, aveva subito recentemente due operazioni chirurgiche. Le condizioni cliniche di Riina si erano ulteriormente aggravate e poi precipitate una decina di giorni fa, quando dal reparto detenuti dell’ospedale è stato trasferito in terapia intensiva-rianimazione.

La decisione di procedere all’esame medico legale è stata presa “trattandosi di un decesso avvenuto in ambiente carcerario e che quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti” – spiega il procuratore Antonio Rustico. L’autopsia sarà eseguita questa mattina in Medicina Legale dell’ospedale, presidiata dalla Polizia penitenziaria e Guardia di Finanza. Poi verrà disposto il trasferimento della salma in Sicilia.

A luglio il tribunale di sorveglianza di Bologna aveva rigettato la richiesta di differimento pena o, in subordine, di detenzione domiciliare presentata dai legali del boss. Lo scorso ottobre, invece, a causa delle sue condizioni, era slittato il processo in corso a Milano. Totò Riina era imputato per minacce di morte al direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano.

Nonostante la concessione del Ministro Andrea Orlando ai suoi famigliari di far visita al capo dei capi in fin di vita – volontà di affermazione che la civiltà dello Stato è più forte delle devastazioni che la Mafia ha causato – il Boss è morto solo, portando con se, nel silenzio mai rotto dal ‘93, il segreto dei segreti. È’ mai esistita, in quali misure e risultati, la trattativa Stato Mafia? Se la è portata da Dio, la risposta, da quel Dio che, meno forte dello Stato stesso, non gli ha concesso un ultimo gesto di pietà: nessun prete per l’estrema unzione o la benedizione della salma, nessun funerale cattolico per lui. L’ultimo atto terreno sarà l’autopsia, poi il viaggio verso la silente Corleone. Sotto la consueta omertà se la moglie, Ninetta Bagarella, il figlio Salvo junior, (Giovanni Francesco sconta l’ergastolo in carcere per 4 omicidi) o una delle due figlie, accompagneranno l’ultimo viaggio. Per ora, si sono affidati a commenti sui social:

“Non posso tenerti per mano in questo momento papà, ma nel mio cuore sei presente in ogni momento. Non posso vederti, sentire la tua voce, ma se chiudo gli occhi non c’è distanza tra il mio cuore e il tuo, la tua voce ripercorre i miei ricordi di bambino e mi tornano in mente le tue parole – scrive Salvo Riina nel post Facebook – Non posso più parlare con te come una volta quando le tue parole facevano battere il mio cuore e mi aiutavano a crescere. Ma sappi che se anche non ti tengo per mano sei indissolubilmente scolpito nella mia vita. Parole che hanno un valore, un abbraccio, un’attesa e una certezza. Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene. Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo”.

La figlia Maria Concetta, invece, ha pubblicato una foto chiedendo silenzio nel rispetto del suo lutto.

La sola verità, però, è che il Capo dei Capi è morto da sconfitto nella città che ospita il corpo di Carlo Alberto Dalla Chiesa a imperitura memoria della lotta alla mafia, ultimo atto di un uomo vinto. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha lasciato un segno indelebile anche nella storia di Parma, perché qui aveva le sue origini, e qui ha voluto costruire la tomba di famiglia, al cimitero della Villetta, dove riposa accanto alla moglie.

Riina era il dittatore ma non decideva da solo, la mafia non è morta. Chi prenderà il suo posto? Si parla di Matteo Messina Denaro come suo successore naturale, ma già adesso l’associazione mafiosa è cambiata radicalmente, priva di una leadership unica, con un’alternanza ai vertici, dettata dalle scarcerazioni di boss e gregari.

Che la mafia sia tutt’altro che morta lo mostrano anche i social, ecco alcuni commenti alla notizia del decesso del boss ripresi da L’EspressoFrasi che lasciano di ghiaccio, dediche e apprezzamenti per quello che è stato uno spietato pluriomicida. “Ci vorrebbe lui per sistemare l’Italia” dice uno sconosciuto, in un italiano sgrammaticato, che usa come foto profilo il volto del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. “Sempre nel cuore” gli fa eco un altro, “Un uomo d’onore che ho sempre stimato” continua qualcun’altro sempre in un italiano discutibile.

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