Autonomia regionale, l’attacco della Lega: “Teatrino di Bonaccini per rubare la scena a Zaia e Maroni”

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A tre giorni dal referendum di Lombardia e Veneto, che sancirà con la volontà popolare l’intenzione di queste due regioni di chiedere allo Stato maggiore autonomia, sulle 23 materie che i cittadini vorrebbero vedere gestite a livello locale, Stefano Bonaccini si appresta ad una missione impossibile: recarsi a Roma per chiedere… l’autonomia della Regione Emilia-Romagna.

«Una missione che suscita tenerezza – taglia corto il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri – dal momento che la sua è un’azione orchestrata con il Partito Democratico, al solo scopo di spostare l’attenzione da quello che sta succedendo in Lombardia e Veneto. Dove i cittadini saranno chiamati alle urne, in un processo democratico, per chiedere effettivamente che i loro territori possano usufruire del residuo fiscale che le due regioni producono».

In pratica, veneti e lombardi chiederanno che le risorse eccedenti, nel rapporto tra quanto versato e quanto lo Stato restituisce ai cittadini, rimanga sul proprio suolo. Insomma, «niente a che vedere con le quattro o cinque materie (peraltro tutte concorrenti) che Bonaccini vorrebbe portare a casa, con una stretta di mano del premier Gentiloni. Come se non sapesse che per ottenere qualsiasi forma di autonomia occorre una legge del Parlamento – sbotta Fabbri – che sarà difficile approvare, visti i tempi strettissimi della legislatura e le difficoltà della maggioranza Pd, che non è in grado nemmeno di varare nessun provvedimento urgente.

Stretta com’è tra veti e contro veti pre-elettorali». Insomma, il teatrino della politica manda in scena questa missione dall’esito scontato e ininfluente del governatore Bonaccini. «Il quale spera almeno di occupare la scena mediatica fino a domenica – conclude Fabbri – magari per oscurare il plebiscito a favore dei suoi due colleghi, Zaia e Maroni, che a differenza sua non hanno scoperto l’autonomia due mesi fa…».

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