“A Parma, sotto i ponti, vivono gli scarti umani della città”

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Mi sono chiesto più volte quali possano essere le ragioni che portano una persona a vivere per strada ed al netto dei loro racconti credo che questo scivolare verso il marciapiede nasca dalla convinzione possa essere un passaggio momentaneo, necessario ma momentaneo, una sorta di pensiero provvisorio sulla propria esistenza, un pensiero provvisorio che diventa la quotidianità.

Leggo sul quotidiano locale che dopo l’ennesimo esposto dei residenti, gli agenti della Polizia Municipale eseguiranno lo “sgombero” dei poveri di Ponte Nord, espressione usata normalmente per i rifiuti urbani ma di questi tempi ormai tutto è sdoganato.

Sotto Ponte Nord, ci sono trentadue persone protette solo da cartoni e coperte, alcuni di loro hanno creato delle tende per ripararsi al meglio dal freddo e dal vento ormai gelido.

Ancora una volta la Ragion di Stato, la decenza, il bisogno di combattere il “degrado”, la “sicurezza” ha il sopravvento sui principi su cui abbiamo costruito la civiltà del nostro Paese sin dal dopo guerra e se l’amministrazione è doverosamente chiamata a dare risposte ai cittadini, credo che proprio i principi che sottendono la nostra civiltà dovrebbero farci trovare soluzioni dal lungo respiro a chi vive senza fissa dimora.

Sono persone che più di altre hanno pagato un prezzo altissimo per la situazione di instabilità che si è creata negli ultimi anni a cui si aggiungono, per chi non nato nel nostro Paese, tutte quelle leggi che rendono le persone illegali solo per il fatto di esistere, di essere in vita.

Fare raccolte di abiti e coperte, chiedere di aprire i dormitori a chiunque e per tutto il giorno senza “selezioni” in ingresso, aumentare i pasti alla mensa di Padre Lino e tutti gli sforzi che tanti volontari, associazioni o amministrazione comunale hanno sempre fatto e continueranno a fare non basta più.

Non si può morire di freddo, non si può far vivere sotto i ponti le persone che per mille motivi o ragioni non trovano altro che ripari di fortuna.

Tra loro, tra i trentadue, ci sono ragazzi che lavorano ma non sanno come lavarsi o cambiarsi e sono preoccupati perché arrivano al lavoro stanchi dalla notte insonne e non lavati e puliti come vorrebbero.

La pandemia, la guerra di aggressione russa ed ora l’imminente recessione ha reso e renderà ancor più complessa la tutela e l’accoglienza di chi non ha una casa nella nostra città, sono cittadini italiani e cittadini del mondo provenienti da diversi continenti, tutto ciò che ad oggi è stato fatto non risolve il problema del diritto all’abitare, della presa in carico dei più fragili.

Caro Vescovo Enrico Solmi, apra le case o le strutture sottoutilizzate o inutilizzate della diocesi e delle congregazioni ai poveri, non c’è altra strada, le case e le strutture della diocesi e delle congregazioni sono strutture immediatamente disponibili, disponibili ad accogliere chi ha bisogno, i poveri figli della povertà cui nessuno potrà dare risposte se non tutti noi, uniti contro le povertà.

A Parma, sotto i ponti, vivono gli scarti umani della città.

Mi sono chiesto più volte quali possano essere le ragioni che portano una persona a vivere per strada ed al netto dei loro racconti credo che questo scivolare verso il marciapiede nasca dalla convinzione possa essere un passaggio momentaneo, necessario ma momentaneo, una sorta di pensiero provvisorio sulla propria esistenza, un pensiero provvisorio che diventa la quotidianità.

Caro Vescovo Enrico Solmi, uniamo le forze contro le povertà.

MarcoMaria Freddi

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