Meningite, in Emilia Romagna un focus su bambini e fragili di ogni età

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In collaborazione con Adnkronos. L’importanza della vaccinazione, come strumento preventivo di fronte a malattie gravi, i cui esiti possono essere anche mortali. E’ questo uno degli insegnamenti più importanti che la pandemia ci ha lasciato. Se parliamo di meningite, la consapevolezza di essere di fronte a una minaccia per la salute umana è piuttosto diffusa. Ma ancora oggi non tutti sanno di cosa si tratti e cosa possa comportare per bambini e adulti.

L’evento online “Pre-occupiamoci della meningite in Emilia Romagna: la protezione dal paziente pediatrico al paziente fragile”, promosso da Adnkronos Comunicazione con il supporto non condizionante di Glaxo Smith Kline, ha quindi fatto il punto sugli strumenti di prevenzione e che la regione ha in atto per proteggere le fasce più vulnerabili, per le quali si segnala una maggiore incidenza di infezione.

“La meningite è un’infiammazione delle guaine che rivestono cervello e midollo spinale ed è la prima infezione del sistema nervoso centrale – ha dichiarato Luciano Attard, dirigente medico di Malattie infettive al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi -. Le forme virali sono le più frequenti, hanno decorso meno grave, colpiscono soprattutto l’età pediatrica, specialmente in estate. Mentre le meningiti batteriche sono più presenti d’inverno, hanno decorso importante e prognosi riservata. L’infezione meningococcica può essere complicata da sepsi, con rischio di decesso nell’arco di poche ore o, nel caso di sopravvivenza, comportare l’amputazione di arti. L’80% delle meningiti sono dovute a pneumococco e meningococco: due batteri per i quali esistono vaccinazioni altamente efficaci. Purtroppo, spesso i pazienti ricoverati non sono vaccinati”.

Se per i bambini il percorso vaccinale è ben scandito e gode del monitoraggio dei medici pediatri, quando si parla di pazienti fragili, adulti e anziani, le cose si complicano. Urge quindi sensibilizzare queste categorie, che spesso possono soffrire di altre patologie, come le malattie endocrine, tra tutte il diabete mellito, per essere più vulnerabili. “Parliamo di soggetti con alterazioni della risposta immunitaria, e possono pertanto avere gravi conseguenze a seguito di infezioni batteriche o virali”, ha evidenziato Alessandra Sforza, direttrice dell’Unità operativa di Endocrinologia all’Ospedale Maggiore di Bologna. “La sensibilizzazione alle vaccinazioni è uno dei temi educativi più importanti del percorso di gestione integrata del paziente diabetico che coinvolge medico di medicina generale, diabetologo e infermiere di comunità. La cultura vaccinale per le malattie infettive non è solo una tutela per la propria salute, ma garantisce anche quella dei nostri figli ed è un segno di grande civiltà”.

Occorre quindi valorizzare il tema della prevenzione contro la meningite per la salute degli adulti, specialmente se fragili. “Il servizio pubblico deve intervenire per queste persone: specialista e medico di medicina generale devono sollecitare le categorie a rischio – ha sottolineato Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl di Bologna -. I nostri cittadini che si rivolgono al diabetologo possono fare la vaccinazione dopo la visita specialistica. E così accade anche con alcuni pazienti in cura nei reparti di Malattie infettive”.

L’Emilia Romagna già nel 2016 aveva ottimizzato le indicazioni contenute nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 con una serie di iniziative che le ha fatto ottenere tra i più alti tassi di copertura in Italia. “L’offerta vaccinale è estesa a tutte le età, coinvolge gli ambulatori ma anche gli ospedali e gli specialisti di particolari fragilità. L’introduzione della vaccinazione nel 2006 contro il meningococco C ha subito dimezzato le infezioni. Oggi il 94% dei bambini di due anni è coperto con la vaccinazione tetravalente e siamo molto vicini al livello di immunità di gregge, un dato un po’ inferiore, ma molto buono pari al 91%, per il menigococco B”, ha messo in luce Pandolfi. L’esempio delle disposizioni per l’infanzia sul piano preventivo deve, perciò, guidare gli interventi anche nelle fasce di età più grandi e diventare prassi nella protezione dei pazienti con fragilità.

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