Nei giorni scorsi, dopo la prima giornata di sciopero del 20 Maggio scorso, sono tornati ad incrociare le braccia i lavoratori in appalto nel magazzino “generi vari a marchio COOP” che rifornisce i punti vendita di COOP Alleanza 3.0 in tutta l’Emilia-Romagna.I motivi della protesta sono legati alle pessime condizioni contrattuali e lavorative del magazzino, gestito tramite un sistema di appalti e subappalti che coinvolge l’azienda Kamila (gruppo ITALTRANS) e ben tre cooperative, dove da oltre due anni vige una precarietà strutturale (oltre 70% dei lavoratori coinvolti con contratto a termine) che costringe i lavoratori ad accettare condizioni salariali minime al di sotto del corretto inquadramento contrattuale.Inoltre con la vertenza attuale sta emergendo da numerose testimonianze un vero e proprio sistema di caporalato in almeno una delle due cooperative, con contratti avviati e rinnovati a fronte del pagamento di somme in denaro a dipendenti del consorzio di riferimento.
Alla richiesta di apertura di un tavolo sindacale per la stabilizzazione e la regolarizzazione contrattuale, le cooperative con il silenzio interessato dei committenti KAMILA e COOP hanno di fatto chiuso a qualsiasi dialogo costringendo i lavoratori a tornare a scioperare mettendo in seria difficoltà le attività del magazzino.
Dopo oltre otto ore di picchetto e rallentamento dei mezzi ai cancelli, nonostante la gravità e la rilevanza dei fatti contestati, il presidio è stato violentemente attaccato dalle Forze dell’ordine nel tentativo di spegnere la protesta.
Non contenti, una volta spostato il presidio verso il vicino punto vendita COOP Centro Torri per informare sulla vertenza e denunciare quanto accaduto, la polizia ha seguito in forze i lavoratori, provocando il presidio nel tentativo di accerchiamento e identificazione dei presenti.
Episodi questi di una gravità assoluta che segnalano la volontà di reprimere questa vertenza sindacale che si batte contro precarietà e sfruttamento tipici del sistema degli appalti e persino contro fenomeni di vero e proprio caporalato, nonostante le sempre più frequenti inchieste che anche nel territorio parmense segnalano le distorsioni del sistema degli appalti nella logistica.
Lo stato d’agitazione non può che proseguire di fronte alla chiusura e al mancato accoglimento delle legittime richieste dei lavoratori.