Pasimafi e poi: dopo l’inchiesta flop, cosa rimane del reparto di terapia antalgica?

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Ci sono tempeste perfette che si abbattono sulla sanità: possono essere naturali, come tsunami e terremoti, biologico-medicali, come il Covid, o giudiziarie, come Pasimfi.

Cosa hanno in comune? Che tutte mietono vittime, spesso innocenti, uccise da crolli in un caso, malattia nel secondo, smembramenti di reparti che causano disservizi o ingiustizie tanto pesanti da portare al suicidio nel terzo. 

Se il Covid, come sotto gli occhi di tutti sta mettendo a durissima prova l’Ospedale Maggiore, con molti reparti, tra l’Ospedale dei Bambini, di cui un piano proprio da sabato è stato adibito ai malati Covid , danni minori solo in termini di vite umani ha fatto Pasimafi.

Se l’inchiesta giudiziaria, come ampiamente raccontato, fa acqua da tutte le parti, riducendosi a una serie di “non luogo a procedere” che si lascia dietro una scia di sangue e carriere distrutte, cosa è rimasto del reparto, fiore all’occhiello del Maggiore, considerato esemplare in Italia, dopo la tempesta?

Praticamente il nulla. Servono otto mesi, in piena tempesta Covid anche dieci, per ottenere una visita nel reparto terapie antalgiche regolarmente prenotata al Cup. I mesi scendono a sei se i termini sono di urgenza. Sei mesi per un’urgenza, si. 

E se si presenta un paziente seguito dalla “passata equipe”? Un nostro “mistery paziente” ha provato fornendoci registrazioni vocali delle risposte ricevute. Gli è stato caldamente suggerito di andare in qualche ambulatorio privato, oppure fuori regione: “Sa, quei medici non ci sono più…”. “Sa, ci sono lunghe attese”. 

L’Umanità, questa sconosciuta. Humanitas e Pietas un tempo muovevano i medici, oggi cosa li muove? Ecco un confronto per il reparto prima e dopo. Così, giusto per curiosità…intanto chi ha mal di schiena cronico se lo tenga pure.  Dobbiamo curare il Covid…

Il Centro clinico, diretto dal Prof. Fanelli, gioiello dava risposta sia a livello  locale garantendo un servizio clinico efficiente dimostrabile da un parametro importante ovvero la prima visita , che veniva erogata in soli 18 giorni quando i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) dicono in 30 giorni e urgenze in 5 giorni e  sia  livello nazionale confermato dall’alto numero di pazienti che accedevano ai servizi sanitari da tutta Italia.

Venivano fatti vari e differenti tipi di prestazioni di alto livello tanto che la Regione riconobbe Parma quale CENTRO HUB della Regione nel 2016 (ovvero centro di riferimento regionale). Addirittura all’inizio era l’unico vero hub della regione e poi affiancato a quello di Ravenna

Grazie anche ai suoi ricercatori, la Struttura Universitaria di Ricerca sulla Terapia del Dolore è riuscita ad aggiudicarsi Progetti di Ricerca Europei (Horizon 2020) e Nazionali (Ricerca Finalizzata) risultando centro proponente principale  insieme ad altre centri Italiani ed Europei per un valore finanziato di oltre 8 M€ di cui almeno 3 M€ di competenza della struttura di Parma.

Con questi finanziamenti il prof. Fanelli ha acquistato per il suo centro di ricerca anche importanti macchinari e bandito assegni di ricerca essenziali per sostenere i ricercatori università e sfruttati anche dalla stessa Azienda Ospedaliera per l’attività clinica.

Da un punto di vista scientifico quanto descritto prima ha consentito ai ricercatori del Centro della Terapia del Dolore guidata dal Prof. Fanelli di pubblicare, nel periodo 2015 -2017 più di 50 Articoli Scientifici con un Impact Factor (indice sintetico che misura il numero medio di citazioni ricevute in un particolare anno da articoli pubblicati in una rivista scientifica (Journal) nei due anni precedenti) complessivo prodotto superiore a 130. Tale produzione scientifica ha contribuito ad aumentare la valutazione dell’Università di Parma, che il ministero dell’Università e Ricerca Scientifica conduce sulle università italiane, per definirne l’importanza, i finanziamenti ecc. 

Dopo Pasimafi:

Il Centro della Terapia del Dolore di Parma non è più di supporto clinico alla città di Parma perché i tempi di attesa sono aumentati in modo importante. Non solo, ai pazienti che sono in cura e chiamano in reparto, viene risposto che non li possono più seguire. Quindi da un punto di vista clinico sembrerebbe che A.O.U. di Parma abbia abbandonato l’erogazione della terapia del dolore ai propri pazienti sia incidenti che prevalenti.

Dal un punto Scientifico ed in particolare per quanto attiene ai Progetti Europei ed Italiani di Ricerca sulla Terapia del Dolore, dopo Pasimafi, il gruppo di ricerca sull’argomento dell’Università di Parma non ha partecipato più ad alcun nuovo bando di ricerca e quindi non ha ottenuto più alcun finanziamento aggiuntivo 

Ma vi è di più. Dei bandi di ricerca sulla Terapia del Dolore aggiudicati Pre Pasimafi, il nuovo gruppo dirigente e di ricerca non è stato in grado di mantenere la leadership dei progetti perdendo quindi non solo di reputazione scientifica nello specifico ambito di ricerca ma vedendosi anche decurtati gli importi previsti inizialmente per l’Università di Parma quale Principal Investigator venendogli quindi riservati, quindi, solo la quota dei finanziamenti previsti come partecipanti secondari ai progetti.

Da un punto di vista della produzione scientifica ed in particolare relativamente allo specifico ambito di ricerca ovvero la Terapia del Dolore dopo Pasimafi il nuovo gruppo di ricerca ha pubblicato sul dolore 7 articoli in 4 anni con un Impact Factor totale pari solo a 18.

Probabilmente ora il Gruppo di ricerca stà pubblicando sua altri ambiti scientifici per volontà della Univeristà di Parma che sceglie le linee scientifiche su cui concentrare la ricerca pertanto l’università potrebbe non essere stata danneggiata ma certamente vi una perdita di prestigio notevole su ambito in cui l’Università di Parma era leader a livello Europeo.

Senza contare che il Gruppo di Ricerca attuale non viene più chiamato a esporre la propria attività di ricerca in ambito del dolore nei congressi medici specialistici nazionali ed internazionali.

Giusto per fare un rapido confronto, nel periodo 2012-2017 le pubblicazioni del Prof. Fanelli e del Dott. Allegri sono state rispettivamente 54 e 65. Riproposte poi da studi e riviste medicali in tutto il mondo.

 

Da chi li ha succeduti, 7 pubblicazioni.  E trattasi di azienda Universitaria. Che occupa spazi e risorse per la ricerca. Ecco cosa ne è rimasto.

Grazie ai Nas, alla Procura. A un’inchiesta che ha fatto più danni di una tempesta e si lascia dietro solo morte, dolore, distruzione. Per la gloria di chi?

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