Rapina alle Poste di PonteTaro: in manette sette rapinatori, ci sono anche due donne

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Il 3 dicembre del 2018 un banda di malviventi rapinò l’ufficio postale di Pontetaro con metodi violenti: i malviventi puntarono la pistola alla testa della direttrice, le strinsero la sciarpa intorno al collo, le minacciarono il figlio e poi, durante la fuga, spararono in direzione di alcuni vigilantes.

Sette componenti di quella banda sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma. Gli arresti sono stati eseguiti a Saronno, Vittuone, Limbiate e Chianciano: in carcere sono finiti Shamil Magamadov, russo, classe 1995, Maurizio Di Marco, classe 1973, Marco Ciccone, classe 1995, Soufiane Saad , marocchino, classe 1992,  Antonio Di Fazio, classe 1973, Denise Bonomolo , classe 1994, e Marianna Bellavista, classe 1981, tutti residenti in provincia di Varese. Si aprono le porte del carcere per i primi 5, agli arresti domiciliari – invece,  le ultime due indagate.

Rapina aggravata in concorso, porto illegale di un’arma da fuoco e ricettazione sono i reati contestati.

Per Di Marco c’è la recidiva specifica e reiterata e per Magamadov quella infraquinquennale. Quest’ultimo, unitamente a Ciccone, è indagato anche per il reato di furto aggravato commesso su cose destinate a pubblico servizio.

IL FATTO – Secondo la ricostruzione degli investigatori, questi sono tutti i componenti della banda che, il 3 dicembre 2018, rapinò  l’Ufficio postale di Ponte Taro (PR). Quella mattina la direttrice, alle 7.50 circa, mentre – come di consueto – si accingeva ad aprire la filiale era stata sorpresa alle spalle, cinta per il collo e costretta a consentire l’ingresso a tre individui con il volto coperto con un passamontagna. La dirigente era stata minacciata con una pistola perché aprisse la cassaforte ed avvertita di fare “la brava” poiché un quarto complice ne controllava il figlio, lasciando intendere che quest’ultimo avrebbe potuto subire conseguenze in caso di “incidenti di percorso”.

Poiché durante le operazioni di apertura la vittima, costretta a stare in ginocchio con la pistola puntata alla testa, aveva sbagliato nella digitazione del codice di sblocco, uno dei malviventi le aveva stretto la sciarpa intorno al collo minacciandola di morte in caso di un ulteriore errore.

Il bottino era stato di 30 mila euro, oltre al telefono cellulare della direttrice, il contenuto del suo portafogli e la sua borsa frigo in cui avevano messo i soldi. Nel fuggire avevano incrociato alcuni agenti di un istituto di vigilanza, uno dei quali aveva tentato di inseguirli.

Al termine della complessa attività investigativa, sono arrivati gli arresti per i rapinatori.

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