Truffa dei diamanti, oltre 200 parmigiani tra le vittime. Federconsumatori: “Sia fatta giustizia”

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Sono oltre 200 i parmigiani vittime della truffa.

Il reato ipotizzato è quello di truffa ai danni dei risparmiatori attraverso la vendita di diamanti.

Le banche indagate per la legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti sono: Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti.

Le società coinvolte sono la Intermarket Diamond Business (Idb) e la Diamond Private Investment spa (Dpi) che vendevano i diamanti come forma di investimento a prezzi che per gli inquirenti erano «gonfiati», rendendo di fatto illiquido un investimento presentato, invece, come di facile liquidazione. Le banche sarebbero coinvolte in quanto hanno venduto dai loro sportelli questi prodotti di investimento, anche se non erano loro ma di altre società.

Il sequestro è così ripartito, per l’ipotesi di reato di truffa: 149 milioni nei confronti di Idb, 165 milioni di Dpi, 83,8 di Banco Bpm e di Banca Aletti, 32 milioni di Unicredit, 11 milioni di Intesa, 35,5 di Mps. Per l’ipotesi di autoriciclaggio, il sequestro è di 179 milioni per Idb (fallita il mese scorso) e di 88 milioni per Dpi. Le indagini riguardano fatti tra il 2012 e il 2016: secondo l’accusa le due società avrebbero venduto diamanti da investimento a prezzi molto superiori al loro attuale valore attraverso gli sportelli bancari. Tra i clienti che sarebbero stati truffati, ci sono l’imprenditrice farmaceutica Diana Bracco, la conduttrice Federica Panicucci, l’ex showgirl Simona Tagli e anche il cantante Vasco Rossi: la rockstar avrebbe investito nell’acquisto di diamanti 2,5 milioni.

Ad accendere un faro sulla vicenda era già stata l’Antitrust che al termine della sua istruttoria aveva irrogato una sanzione complessiva da 15,3 milioni a carico delle due società e di quattro banche (Montepaschi, Banco Bpm, Unicredit e Intesa) che – aveva spiegato il Garante nel suo provvedimento – fornivano «ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società, determinando molti consumatori all’acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti». Gli stessi istituti, per rispondere alla proteste dei risparmiatori, pur essendosi sempre dichiarate estranee alle operazione di vendita hanno comunque deciso in alcuni casi di provvedere a un rimborso di quanto investito da parte di alcuni risparmiatori.

La vicenda a maggio dell’anno scorso si è anche tinta di giallo con la morte di Claudio Giacobazzi, presidente e ad di Intermarket Diamond Business, ritrovato senza vita in una camera d’hotel a Reggio Emilia, non lontano dal casello dell’A1. La procura di Reggio aveva aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio.

Federconsumatori: “Sia fatta giustizia”- Gli sviluppi giudiziari della vendita dei diamanti, con l’indagine penale aperta dalla Procuradi Milano che ha emesso avvisi di garanzia nei  confronti di diversi dirigenti bancari e bloccato in via cautelativa beni delle banche coinvolte per settecento milioni di  euro, ha reso  palese all’opinione pubblica i contorni  enormi di una delle maggiori truffe perpetrate ai risparmiatori italiani con  la piena complicità di diversi istituti di credito. Nell’indagine della Procura di Milano sono infatti coinvolte Banco BPM, Unicredit, Intesa San Paolo, MontePaschi e Banca Aletti.

Federconsumatori, da oltre un anno, è impegnata nella tutela dei risparmiatori raggirati, a Parma i casi seguiti sono ormai alcune centinaia e il flusso continua a testimonianza del fatto che in tanti, ancora, non hanno ancora intrapreso alcun percorso di tutela.
A complicare la vicenda è intervenuto, il 15 gennaio scorso, il fallimento decretato  dal Tribunale di Milano, di IDB che nella truffa era il soggetto attivo nel mercato diamantifero presso cui decine di migliaia di clienti hanno in deposito i diamanti acquistati che ora sono da recuperare.
Per quanto riguarda il ruolo delle banche, diversa è stata fino ad ora la disponibilità di rimborso nei confronti delle persone truffate e i tempi di  risposta.
Federconsumatori Parma, anche alla luce degli ultimi sviluppi, rimane a disposizione per tutti coloro che intendono, come giusto, intraprendere un’azione di tutela di richiesta di giustizia.

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