Bollino antifascista, Casa Pound fa ricorso al Tar. Mora: “Atto discriminatorio”

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Casapound porta il Comune di Parma in Tribunale.

L’associazione di estrema destra si ribella alla delibera approvata in Consiglio comunale lo scorso 19 novembre sul “bollino antifascista”, ovvero sulla richiesta, alle associazioni che vorranno usufruire di immobili comunali, occupare un’area pubblica per una manifestazione, avanzare una richiesta di contributo economico o di patrocinio del Comune per una manifestazione e, ancora, candidarsi alla gestione di impianti sportivi di dichiararsi antifascisti.

Con un ricorso presentato al Tar) e notificato il 5 febbraio al Comune, Casapound ha chiesto l’annullamento degli atti emanate da piazza Garibaldi e di sospenderne in via cautelare l’applicazione fino alla sentenza.

“Riteniamo sia un atto discriminatorio, teso ad estromettere alcune forze politiche dalla possibilità di avere spazi pubblici e quindi di fare la propria attività politica così come è garantito dalla costituzione. Noi non abbiamo problemi a sottoscrivere la nostra completa adesione alla nostra costituzione, quella per intenderci fondata sul lavoro e la cui sovranità appartiene al popolo, e lo dimostriamo costantemente presentandoci a tutte le competizioni elettorali su tutto il territorio nazionale – spiega Pier Paolo Mora, coordinatore regionale di Casa Pound Italia.
Ma aderire alla costituzione e dichiararsi antifascisti sono due cose completamente diverse.
E se è vero, com’è vero, che per la nostra costituzione tutti i gerarchi del fascismo, Mussolini, compreso, sarebbero stati eleggibili dopo 5 anni dall’entrata in vigore della stessa, è quindi altrettanto vero che per fare politica, per la nostra costituzione, non è evidentemente necessario dichiararsi antifascisti.
Riteniamo quindi illegittima la richiesta di sottoscrivere una dichiarazione di antifascismo per avere accesso agli spazi pubblici, per questo abbiamo fatto ricorso”.

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