Elezioni- Potere al Popolo, i candidati di Parma si presentano: “Nati dal basso, unica lista di sinistra”

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Presentati alla città i candidati di “Potere al Popolo”. Gremito incontro nella serata del 31 gennaio all’auditorium Toscanini di via Cuneo, dove sul palco hanno parlato i candidati di Parma e provincia.

Margherita Becchetti, Andrea Bui, Emilio Rossi, Nicoletta Ariosi, Stefano Carosino e il capolista Rina Zardetto per la Camera: questi i nomi del nuovo movimeto a Parma che si definisce l’unica “lista nuova delle prossime elezioni” e spiega di aver indicato un capo politico “solo perché previsto dall’attuale legge elettorale”.

“Queste elezioni sono un tamburo che annuncia che stiamo arrivando”, lo slogan dal palco di Parma.

Margherita Becchetti, ricercatrice universitaria precaria candidata nella lista uninominale al Senato per Parma e Reggio Emilia spiega alla stampa: “Siamo una lista di movimento composta da politici ma anche da associazioni e persone singole che si battono contro precarizzazioni, diritto allo studio, discriminazioni ma soprattutto persone che non hanno avuto rappresentanza politica nel paese. Corriamo da soli senza coalizioni e siamo l’unica lista di sinistra di queste elezioni. LeU (Liberi e Uguali di Grasso) sono le stesse persone che hanno votato leggi liberiste in questi decenni. Il nostro territorio ha bisogno di risorse per lo stato sociale e i servizi che devono essere sbloccate dallo stato centrale, bisogna recuperare i quartieri colonizzati dai centri commerciali e proporre progetti culturali e sociali. La soluzione non e’ aumentare le forze dell’ordine ma far vivere i quartieri dalle persone che ci vivono. Riappropriamoci delle città. Non sono uomini in divisa nel deserto a risolvere il problema”. L’obiettivo di Potere al Popolo e’ quello di far “riaffezionare i cittadini alla politica” che e’ di tutti e non solo un privilegio “del ceto dei partiti”.

“Potere al Popolo non ha capi o leader, – si legge nelle note del nuovo movimento di stampo comunista – per noi fare politica è dare voce e forza a una collettività, alle resistenze, ai bisogni che attraversano il Paese. E allora, il nostro capo politico non può che essere un portavoce delle migliaia di storie del nostro popolo. Una lista che discute le proprie scelte in modo democratico, aperto e partecipato”. La portavoce nazionale Viola Carofalo è una la 37enne napoletana, ricercatrice precaria di Filosofia che però non sarà candidata. “Io mi definisco comunista, – ha dichiarato nei giorni scorsi ai giornali Garofalo – ma non tutti quelli che hanno aderito lo sono: non vogliamo ingessarci dentro un’etichetta o un’ideologia” ha spiegato Carofalo ai giornalisti nei giorni scorsi.

Un movimento dal basso nato dal fallimento dell’incontro al Teatro Brancaccio di Roma, quando lo scorso dicembre si tentò un dialogo tra le sinistre extra Pd. Incontro organizzato, tra gli altri, da Tomaso Montanari, colui che propose il Decalogo della Cultura a tutti i sindaci italiani, e che ora siede tra le fila di Potere al Popolo. Per i sondaggi vale già l’1% dopo pochi giorni dalla nascita. Si presenta alle elezioni da outsider e fuori dalle alleanze, ha raccolto a livello nazionale 50.000 firme, il doppio del necessario.

Potere al Popolo vede tra le sue fila anche volti noti come Giorgio Cremaschi (ex Fiom), Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista), l’ex staffetta partigiana ed ex parlamentare Lidia Menapace, la No Tav Nicoletta Dosio, l’allenatore Renzo Ulivieri Haidi Giuliani, madre di Carlo, il ragazzo ucciso al G8 di Genova.

 

Dal Manifesto di Potere al Popolo:

Siamo le giovani e i giovani che lavorano a nero, precari, per 800 euro al mese perché ne hanno bisogno, che spesso emigrano per trovare di meglio. Siamo lavoratori e lavoratrici sottoposte ogni giorno a ricatti sempre più pesanti e offensivi per la nostra dignità. Siamo disoccupate, cassaintegrate, esodati. Siamo i pensionati che campano con poco anche se hanno faticato una vita e ora non vedono prospettive per i loro figli. Siamo le donne che lottano contro la violenza maschilie, il patriarcato, le disparità di salario a parità di lavoro. Siamo le persone LGBT discriminate sul lavoro e dalle istituzioni. Siamo pendolari, abitanti delle periferie che lottano con il trasporto pubblico inefficiente e la mancanza di servizi. I malati che aspettano mesi per una visita nella sanità pubblica, perché quella privata non possono permettersela. Gli studenti con le scuole a pezzi a cui questo paese nega un futuro. Siamo le lavoratrici e i lavoratori che producono la ricchezza del paese.

Ma siamo anche quelli che non cedono alla disperazione e alla rassegnazione, che non sopportano di vivere in un’Italia sempre più incattivita, triste, impoverita e ingiusta. Ci impegniamo ogni giorno, organizzandoci in comitati, associazioni, centri sociali, partiti e sindacati, nei quartieri, nelle piazze o sui posti di lavoro, per contrastare la disumanità dei nostri tempi, il cinismo del profitto e della rendita, le discriminazioni di ogni tipo, lo svuotamento della democrazia. 

Crediamo nella giustizia sociale e nell’autodeterminazione delle donne, degli uomini, dei popoli“.

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