Schiaffi e pugni perché non voleva lasciarsi violentare: condannato (con pena sospesa) 46enne ivoriano

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Era un amica della moglie, ma anche con lui aveva rapporti distesi, fino a quella notte di fine marzo del 2015, quando la cordialità si è trasformata in brutale violenza.

Dovevano parlare di lavoro e la chiacchierata si è protratta fino a notte. Arrivate le ore piccole, l’uomo, come impazzito, ha iniziato a farle delle avance, spinte, si è avvicinato per toccarla ma il “no” della donna era chiaro. Quel rifiuto tuttavia non era ammissibile per l’uomo, 46 anni di origine ivoriana, incensurato, che all’improvviso si è trasformato in orco, forse per un pensiero malato di voler prevalere sulla donna non solo come suo datore di lavoro e mostrare il suo “potere” su di lei.

Al no della donna ha risposto con schiaffi e pugni, strattoni e spinte. La donna, una 40enne originaria anche lei dell’Africa, si è vista strappare i vestiti di dosso ma ha reagito con fermezza, ponendo tutta la resistenza possibile a quelle mani pesanti, urlando a squarciagola per farsi sentire dai vicini. Lei ha minacciato di chiamare le forze dell’ordine ma l’uomo le ha preso il telefono e gettato in una stanza che ha poi chiuso a chiave. Ma alla fine la tenacia della donna hanno avuto la meglio, l’uomo ha aperto la porta, presa la donna e scaraventata giù dalle scale del condominio.

Ammaccata, ferita nell’anima e nel corpo, ha dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. Lì sono state certificate le violenze ed è scattata l’indagine.

Il 46enne ivoriano è stato così, a due anni di distanza, condannato dal Tribunale di Parma a 1 anno e 9 mesi di reclusione, ma la pena è sospesa.

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