Bimba di 8 mesi inala un pezzo di peperoncino: intervento salvavita all’ospedale di Parma

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E’ la paziente più piccola che i dottori ricordano nel reparto di pneumologia a dovere subire questo intervento di rimozione nelle vie respiratorie. Gattona da pochi mesi, ha solo 8 mesi, la piccola Inaaya che ieri, 26 luglio, ha accidentalmente inalato un frammento di peperoncino raccolto da terra. Un pezzettino di 12 millimetri che diventa fatale per le sue vie respiratorie, tanto da portarla nel giro di alcune ore nella sala operatoria dell’ospedale Maggiore di Parma. Prima è stata trasportata all’Ospedale di Reggio, dove le hanno fatto una lastra scoprendo un polmone iper espanso e gravi problemi respiratori. Poi, chiamati i colleghi di Parma, la piccola è corsa in città per essere operata dalla dottoressa Maria Majori.

Arrivata in ospedale con la figlia che stava soffocando, la madre ha riferito che stava cucinando e non si è accorta del gesto della figlia. Subito ha sospettato che la piccola avesse inghiottito delle figlie di cipolla che la donna ha trovato per terra poi però, dopo l’intervento, la sorpresa: il pezzo di peperoncino che per le piccole vie aeree della bambina sembra enorme. Stupefatti anche i dottori quando hanno rimosso l’oggetto solido.

Grazie ad un delicato intervento salvavita, quel frammento di spezia che ha rischiato di soffocarla è stato rimosso.

Per l’intervento è stato utilizzato un broncoscopio flessibile di un calibro particolare. Uno strumento particolare acquistato grazie a una donazione della Fondazione Cariparma e arrivato al Maggiore proprio ieri mattina, spianato giusto giusto per salvare la vita alla bimba che vive con la mamma, il papà e il fratellino di 3 anni nella provincia di Reggio Emilia.

Inaaya è ancora sotto osservazione presso l’Ospedale ma già ha ripreso a muoversi e giocare. Gli stessi dottori sono piacevolmente stupiti dalla rapidità con cui la bambina si è ripresa.

È il primo intervento che eseguiamo su una bimba di questa età, delicatissimo e molto complicato – spiega Maria Majori, pneumologo interventista dell’Unità operativa di Pneumologia ed Endoscopia toracica dell’Azienda Ospedaliero- Universitaria di Parma – perché le vie aeree di un paziente di 8 mesi sono estremamente ridotte, circa 5 millimetri di calibro, e gli strumenti da usare sono quindi di piccole dimensione; bisogna intervenire con la massima precisione per recuperare i corpi estranei e non causare nessun trauma al paziente.  La bimba – continua Majori–  è stata operata con una procedura estremamente complessa, la broncoscopia rigida, utilizzando strumenti  che dovevano essere in grado sia di far ventilare la  pazienta sia di permetterci di effettuare la procedura di estrazione”.

Insieme a Majori  sono intervenuti in sala operatoria Federico Buzzi, Emanuele Sani e Daniele Barantani, medici della 1° Anestesia e Rianimazione, Matteo Pagani, medico della Pneumologia ed Endoscopia toracica, il personale Infermieristico del Servizio di Endoscopia toracica e il personale di sala dell’Otorinolaringoiatria-Otoneurochirurgia.

La Struttura di Pneumologia ed Endoscopia toracica dell’Ospedale di Parma, diretta da Angelo Giani Casalini, con oltre 90 interventi eseguiti negli ultimi trent’anni, vanta una delle più ampie casistiche in Italia su questo tipo di interventi e si conferma centro di riferimento per  un vasto bacino d’utenza.  Proprio 4 mesi fa, la dottoressa Maria Majori aveva operato nell’arco di 24 ore tre bimbi di età compresa tra i 10 mesi e i 2 anni.  Interventi che sono stati discussi scientificamente, ai primi di giugno, in occasione dell’ultimo congresso nazionale dell’Associazione italiana pneumologhi ospedalieri AIPO, dove la stessa Majori ha spiegato la tecnica e le manovre di estrazione del corpo estraneo particolarmente complicate, soprattutto per i bambini sotto al primo anno di vita.

A marzo un altro bambino di 10 mesi era stato salvato dal soffocamento. Sono già 4 i piccoli salvati in 4 mesi nel reparto di Pneumatologia di Parma. Pazienti che provengono anche da altre città limitrofe ma che fanno alzare la media: generalmente in un anno capitano solo dagli 1 ai 3 casi.

 Più a rischio i bimbi fra 1 e 3 anni – L’età maggiormente a rischio per inalazione di un corpo estraneo è fra il primo e il terzo anno di vita con un picco di incidenza nel secondo anno.  Fattori predisponenti sono la dentizione ancora incompleta, la curiosità verso il mondo esterno che porta il bimbo a introdurre oggetti in bocca, la sua tendenza a compiere movimenti con cibo in bocca. L’oggetto inalato è molto spesso di natura alimentare. Alcuni cibi presentano la peculiarità che possono ulteriormente complicare la situazione. Sostanze quali arachidi, noci, semi oltre a costituire di per sé un ostacolo meccanico alla ventilazione, possono aumentare di volume a contatto con le secrezioni bronchiali e quindi far precipitare il quadro, o ancora  possono rilasciare sostanze irritanti sulla mucosa bronchiale con conseguente reazione che ne renderà più difficile l’estrazione. In alcuni casi il corpo estraneo provoca la morte quasi immediata del paziente per soffocamento, in altri viene espulso naturalmente con il vomito. Nella situazione più frequente, dopo iniziali sintomi di soffocamento, il paziente può presentare una remissione completa del quadro oppure segni clinici persistenti, ed è la situazione che si verifica più frequentemente nel bambino, che determineranno un accesso più tempestivo all’osservazione medica.

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